2025-03-03
«Nei derby con la Francia, io tifo Italia»
L’attrice Corinne Cléry, che abita nel Viterbese: «Amo la vostra mentalità. Ma in entrambi i Paesi uscire la sera è rischioso, quando ero giovane per le donne c’era più rispetto. Sono stata a Parigi prima delle Olimpiadi e ho visto il caos».Corinne Cléry manifesta sempre un’incantevole attitudine alla conversazione. L’attrice parigina, che vive in un casale immerso nel verde del Viterbese, ha partecipato a 43 film. Quello che l’acclamò a livello internazionale fu Histoire d’O, di Just Jaeckin, tratto da un romanzo di Pauline Réage. Tuttavia gli italiani continuano ad apprezzarla anche negli sceneggiati tv. Ne ha interpretati oltre venti. A breve potremo vederne un altro, su Canale 5. Ha un rapporto d’affetto speciale con i suoi cagnolini, tre, l’ultimo dei quali, Nino, adottato nel marzo 2024. Non tutti sanno che ha anche cantato. La vediamo, in vesti orientali, in una trasmissione di una tv francese del 1976, mentre interpreta Je ne suis que de l’amour. Che classe!«Era stata fatta sulla scia di Histoire d’O, del ’75. Non ricordo chi l’ha scritta. Ho rivisto l’altro giorno la copertina del disco. Carino…».Un’interpretazione così fine e conturbante che, se lo lasci dire, fa quasi girare la testa…«(ride, ndr) Adesso non potrei farlo. Mi sono accorta che la mia voce è cambiata da un po’ di anni. È diventata un po’ rauca. Ma non ho mai fumato, a parte un annetto da ragazza». Guarda la tv?«La guardo, un po’ tutto, per non pensare. A volte qualche serie. Ma se è troppo lunga non mi affeziono. Io in tv faccio di tutto e dunque non posso giudicare gli altri. La tv e il cinema, che è in grande crisi, sono cambiati e cerco di prendere il positivo. Seguo molto i documentari e pure i talk show». Le capita di guardare anche canali tv francesi? «Non guardo la televisione francese, cercherò qualche canale». È stata protagonista, nel 2024, di una miniserie tv, Fragili, con Massimo D’Apporto e Barbara Bouchet, storia di anziani sfrattati da una casa di riposo che si ritrovano in una comunità di ragazzi. «Abbiamo fatto già la seconda serie, finita a metà dicembre, sempre con D’Apporto e Barbara Bouchet. È interessante, perché parla di un tema di oggi, la non comunicazione tra giovani e anziani. È grave, perché non c’è più la possibilità di comunicare ai giovani il passato, storia, saggezza, esperienze, l’educazione. Gli anziani quasi non sono più considerati e danno quasi fastidio ai giovani, anche se non tutti, perché ho tanti amici giovani. L’atteggiamento, nella fiction, è quello di detestarsi, i giovani verso i grandi e viceversa. Perché non c’è stato modo di conoscersi. Si crea una situazione nella quale per forza devono vivere insieme e così nasce l’opportunità di comunicare. E quando comunichiamo possiamo amarci».Andrà in onda sempre su Canale 5?«Sì, sempre su Canale 5. Esperienza bellissima. Grande successo. Le famiglie italiane non sanno più cosa guardare in tv. O solo polizieschi, o solo violenti. Una storia carina, positiva, per famiglie normali. La prima edizione, uscita in agosto, ha fatto il 18%. Due puntate insieme, fino all’una di notte e non ha mai perso audience. Mi piace stare nel mio tempo». Cose in programma?«Sì, per la tv, ma ancora non ne posso parlare. Per il teatro, la prossima stagione, questo lo posso dire, con una cantante amata dagli italiani, Fordaliso, stanno scrivendo uno spettacolo per noi. Il titolo sarà Le ragazze son tornate». Tra i presidenti storici della Repubblica francese ha qualche preferenza?«Georges Pompidou sicuro, e ricordo che mia nonna mi parlava sempre di Charles De Gaulle». E tra i più recenti?«Quello che non mi ha colpito in positivo è Macron». Perché?«Perché negli ultimi anni ha distrutto la Francia, scioperi, aggressioni, non mi piace. Non vivendo in Francia non sono sempre aggiornata, ma attraverso quello che mi dicono mia sorella e i miei nipoti… Non mi piace». Marine Le Pen è troppo a destra secondo lei? Che ne pensa?«Non l’ho seguita molto ma comunque bisogna tener presente che la Francia è un Paese diviso in due. Sia in Francia sia in Italia, l’ordine pubblico non c’è più. Sui politici non si sa mai, magari la sera fanno baldoria. La Francia è pericolosa come l’Italia, non si può uscire la sera. La banlieue è un disastro con le rivolte di algerini ed extra-comunitari. Se riuscisse a mettere un punto fermo… Quando ero una giovane donna c’era un tale rispetto… Se riuscisse solo a far questo a me andrebbe bene. Devo dire però che vorrei evitare l’estrema destra. Sono stata a Parigi, poco prima delle Olimpiadi, un tale caos. Non è la mia Parigi, dove sono nata e cresciuta». Si sente più italiana o più francese?«Sicuramente mi sento molto italiana. D’altronde, due terzi della mia vita li ho passati in Italia. Mi piace la mentalità italiana, la gente, devo dire che in Francia sento molto il rispetto del prossimo. Non mi piace il “so tutto io” dei francesi, la competizione con gli italiani. L’altra sera c’è stata Francia-Italia di rugby e io tifavo per l’Italia. Ho sposato uomini italiani, i miei amici sono italiani…». Nella nostra intervista dell’agosto 2022 diceva di non andare a votare per disillusione. È ancora della stessa idea?«Adesso invece, proprio per non darla vinta, vado a votare. Solo i cretini non cambiano idea. Se qualcuno mi dà delle ragioni, posso cambiare idea». Un film francese del 2011 di Thomas Lilti, Il medico di campagna, raccontava la storia di un villaggio affezionato al proprio medico che si era ammalato. Com’è stato il suo rapporto con i medici di medicina generale italiani?«Ho avuto un rapporto con un medico meraviglioso, che non era medico di base, a Roma, mio medico per più di 30 anni, il mio adorato dottor Schiuma. Quando è morto lui, una quindicina di anni fa, sono sgomenta su tutto. Lui era uno di quelli che ti faceva la visita completa e ti diceva esattamente quello che avevi o non avevi. Erano competenti. Adesso hanno paura. Non fanno una visita completa e anche a casa non vengono più e bisognare fare file chilometriche e così magari uno lascia perdere». E in Francia, la situazione com’è?«Mia sorella si lamenta un po’, ma riesce a essere seguita perché è tignosa, non come me. Ricordo che i miei genitori, che ho perso entrambi per tumore, sono stato curati e seguiti molto bene. Devo dire che i veterinari e le medicine per gli animali sono diventati molto costosi». Come si spiega questa storica rivalità tra Italia e Francia? «Perché in Italia c’è una gran patrimonio culturale, ma anche in Francia, l’italiano ha gusto, ma anche il francese, forse un po’ meno il francese, i giardini, le donne... L’italiano è un conquistatore, c’è anche una rivalità fisica. Ma è dai tempi di Leonardo da Vinci e il Louvre… La competizione è più culturale e poi, per chiunque, c’è il calcio, che diventa la guerra dei due mondi. E poi nei vini, nei formaggi, nella moda».A lei piace il vino? «Bevo con piacere un bicchiere di vino la sera. Mai bevuto superalcolici». Un bicchiere di vino italiano o francese?«Sono in Italia e bevo italiano. Mi piace molto il Traminer, lo Shiraz, lo Chardonnay per tutti i giorni. Mangio molto sano, a chilometro zero». C’è da dire tuttavia, che la Francia, in fatto di profumi… Qual è il suo?«Io ho usato Poison, “veleno”, di Dior». Veleno: carino.«(ride, ndr) E mia madre usava Shalimar di Guerlain. Ma già 40 anni fa usavo Olio di musc, di Acampora, napoletano. Ho trovato chi l’ha inventato, a Roma, un signore ottantenne nella sua antica erboristeria. Gliel’hanno copiato, l’ha ricreato. L’ho incontrato per caso poco fa. Mi ha dato il suo. Ed è quello!».Proust definiva madeleine il fatto di tornare a ritroso nel tempo attraverso un profumo o un gusto… «La madeleine, sììì, la madeleine. Mia nonna, molto colta, abitava vicino a Place de la Madeleine e mi faceva lei le madeleine e le truffes, piccoli cioccolatini, come i tartufi…».Interessante!«A parte Place de la Madeleine, vicino all’obelisco degli Champs Élysées, la madeleine è un piccolo dolcetto, morbido e gonfio. E io, di secondo nome, mi chiamo Madeleine, come mia nonna». Quale ricordo ha di Ugo Tognazzi, avendo partecipato a un suo film? «Me-ra-vi-glio-so! Grande attore, grande generosità. Lo conoscevo già perché andavo anche alle sue feste. Abbiamo girato nelle Canarie, lui cucinava…». Le fece la corte?«No, devo dire di no, perché ero sempre fidanzata (ride, ndr). E all’epoca aveva una ragazza». Sul set le capitava che altri attori la corteggiassero?«Sì, certo».Vuole dire qualche nome noto, se si può?«Ebbi una piccola storia, molto carina, con Franco Nero, che era bellissimo, ma molto tenebroso, chiuso, taciturno. Io sono l’opposto e sono entrata nella sua personalità. Non dovrei dirlo, perché ero sposata con il mio secondo marito, non mi sono comportata bene. Lo conobbi sul set del film di Pasquale Festa Campanile Autostop rosso sangue». Le è mai accaduto di essere affascinata da un uomo non bello?«Assolutamente sì. Anthony Quinn, nel mio primo film italiano, quello con Celentano, Bluff. Era per me come un papà. Rapporto stupendo, anche con la moglie Jolanda. Simpatico, generoso. Tutto quello che faceva era giusto. La sua risata…». Cosa deve fare un uomo per non annoiarla?«Che domandona! Non deve essere sempre uguale. Riferendomi a mio marito, Giuseppe, che sono 15 anni che ci ha lasciato e penso sempre a lui… Era geloso e delle volte mi faceva scene. Per venti giorni non mi parlava e voleva la separazione. Poi tornava e mi riempiva di regali, mi diceva “fai le valigie, partiamo!”. Quando ero stanca cucinava anche alle 10 di sera. Passeggiavamo innamorati e avevo paura di perderlo. Poi ancora geloso. Mi mandava a casa un muratore per dividere la casa. Un amore vivo. Mi conosceva bene, mi proteggeva, senza comprarmi».