2022-05-29
Coppola accusa la Procura di Milano di aver rinviato le indagini sul Banco
La denuncia dell’immobiliarista contro l’ex pm Francesco Greco: «Arenato per 2 anni il fascicolo».C’è un’altra pagina da chiarire negli anni di gestione della Procura di Milano da parte di Francesco Greco, l’ex numero uno del Palazzo di giustizia milanese ormai in pensione e sostituito da Marcello Viola. Dopo le accuse del pm Paolo Storari per le mancate indagini sull’ex avvocato dell’Eni Piero Amara, ma anche dopo l’inchiesta della Procura di Brescia su Monte dei Paschi di Siena (poi archiviata), dal passato emerge un altro capitolo su presunti ritardi degli uffici giudiziari di Milano.Questa volta riguarderebbero querele relative al Banco Popolare nel 2016, nell’anno in cui l’istituto di credito veronese era impegnato nella fusione con Banca Popolare di Milano. Protagonista di questa storia è Danilo Coppola, l’immobiliarista romano tornato in questi giorni sui giornali per gli strascichi della bancarotta di Porta Vittoria spa, la società che si era occupata dello sviluppo immobiliare dell’area Est milanese. Coppola da giorni professa la sua innocenza in una intricata vicenda che lo vede accusato di tentata estorsione nei confronti del gruppo Prelios, subentrato nella zona tra via Molise e viale Umbria. I pm Mauro Clerici e Giordano Baggio, che indagano su Porta Vittoria, avevano chiesto nei mesi scorsi l’estradizione di Coppola alla Svizzera. Ma le autorità elvetiche hanno negato la richiesta. Le motivazioni non sono ancora note, sembrerebbe che gli svizzeri non riconoscano l’esigenza delle misure cautelari per questo reato, ma è possibile che il parere negativo sia arrivato anche nel merito della vicenda. Va ricordato che l’immobiliarista è stato condannato il 24 febbraio del 2018 a sette anni di carcere per bancarotta, sentenza poi confermata in appello nel febbraio 2020: ai primi di luglio toccherà alla Cassazione esprimersi. Dagli armadi del tribunale, però, emergerebbe uno scheletro fino a ora sconosciuto. Riguarda una denuncia che proprio Coppola presentò l’1 febbraio 2016 alla Procura meneghina - a cavallo della nomina a capo di Greco al posto di Bruti Liberati -, dove accusava di estorsione e appropriazione indebita i vertici del Banco Popolare. Accuse di cui ha parlato recentemente nei suoi video su Instagram. Questo documento resterà nei cassetti del quarto piano del Palazzo di giustizia per più di due anni. Solo a fine 2018 ci sarà infatti l’iscrizione sul registro degli indagati dell’ex ad Pier Francesco Saviotti e dell’avvocato Giuseppe Mercanti. L’iscrizione avverrà dopo che Amina Simonetti, giudice delegato sul fallimento di Porta Vittoria, aveva evidenziato proprio le condotte del Banco Popolare. Eppure nel 2016, dopo il deposito della denuncia da parte dell’avvocato Giuseppe Lucibello, non si mosse una foglia. A metà febbraio 2016 ci sarà l’assegnazione a modello 45. Poi il 4 marzo dello stesso anno ci sarà un’iscrizione nei confronti di ignoti, anche se nel testo della denuncia venivano evidenziate le responsabilità dei vertici.Solo nel 2018 i due manager del Banco Popolare saranno indagati per poi essere archiviati. Nel corso degli stessi anni Coppola (maggio 2016) sarà arrestato per bancarotta fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. In quella denuncia l’immobiliarista spiegava che a causare il fallimento di Porta Vittoria era stato il Banco Popolare, con cui Coppola aveva nel 2009 un’esposizione pari a 800 milioni di euro. L’istituto di credito, però, dal 2010 in poi - secondo l’idea di Coppola - non avrebbe avuto un ruolo di mero finanziatore, ma anzi avrebbe colto l’occasione, nonostante gli accordi, di appropriarsi di asset immobiliari a danno della società di Coppola. Il Banco avrebbe determinato le condotte di politica societaria come l’acquisto di partecipazioni in Cicerone e Firenze Sa, tramite la società di leasing Release, sempre ricollegabile alla banca. Nella denuncia si parla di coercizione e raggiri, sfociati nella istanza di fallimento presentata dal Banco il giorno dopo aver ricevuto una lettera di diffida. In quella missiva il professore di diritto tributario Maurizio Interdonato, attestatore della società, rilevava come «le accuse sostenute» da Coppola «appaiono gravissime anche in considerazione della riduzione di patrimonio netto della Società a seguito della rilevante contrazione dell’attivo patrimoniale, dovuto alla totale svalutazione delle partecipazioni detenute in Cicerone e Firenze».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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