2020-10-20
«Contro Samuel Paty c’era una fatwa». Parigi vuole cacciare 231 estremisti
Il ministro Gérald Darmanin indaga 80 odiatori filo Isis sul Web. Stretta sulle associazioni. Deputato tunisino choc: «Chi offende paga».Il governo francese sembra pronto a cambiare atteggiamento nei confronti dell'integralismo islamico. La brutale decapitazione del professor Samuel Paty ha scosso le coscienze di quei francesi che hanno a cuore il destino del proprio Paese e che non vogliono vederlo sottomesso a una cultura di morte. Il sentimento condiviso dai cittadini, che hanno invaso le piazze, è stato probabilmente una delle molle che ha fatto scattare un piano di lotta all'integralismo islamico, spiegato ieri dal ministro dell'Interno, Gérald Darmanin, ai microfoni di radio Europe 1. E che ha ispirato il nuovo slogan del presidente Emmanuel Macron: «Gli islamisti non dormiranno sonni tranquilli in Francia: la paura passerà sul fronte opposto».Il titolare del Viminale francese ha spiegato che dopo la morte del docente di storia e geografia, «sono state aperte 80 verifiche» per contrastare l'odio di «tutti coloro che, facendo dell'apologia, hanno spiegato che, in un modo o nell'altro, il professore se l'era cercata». Non si tratta di casi isolati, visto che anche un deputato tunisino ha giustificato il brutale omicidio, suscitando sdegno a livello internazionale. «Recare offesa al profeta Maometto», ha scritto su Facebook Rached Khiari, è uno dei crimini più gravi. Chi commette un atto del genere deve assumerne le conseguenze». Sull'onorevole (indipendente, ex appartenente alla coalizione islamista Al Karama) è stata aperta un'indagine per terrorismo.Il numero uno dell'Interno ha anche spiegato che nella giornata di domenica «erano già stati compiuti degli arresti» e che ieri «alle 6 del mattino» sono iniziate numerose operazioni di polizia, «rivolte a decine di individui». Il membro dell'esecutivo, guidato da Jean Castex, ha anche precisato che le forze dell'ordine stavano procedendo a «controlli amministrativi e giudiziari su persone che erano già seguite dai servizi di intelligence perché presentavano “segnali deboli" come ad esempio dichiarazioni filo jihadiste», pubblicate sui social network.Ma l'offensiva contro l'islamismo, annunciata dal governo di Parigi, non finisce qui. Darmanin ha reso noto di aver dato ordine di espellere 231 stranieri i cui nomi sono iscritti nel Fsprt, il registro delle segnalazioni per la prevenzione della radicalizzazione a carattere terroristico. Centottanta di questi si trovano già in carcere mentre, per gli altri 50, il capo del dicastero ha previsto degli arresti a breve. Questi individui passibili di espulsione rappresentano però solo la punta dell'iceberg delle «22.000 persone schedate per islamismo radicale» di cui ha parlato Darmanin nell'intervista. Tra questi «solo 8.000 hanno un profilo attivo». Questo numero include «600 stranieri in situazione irregolare» e «dei libici e dei siriani» che, per il ministro, non possono essere allontanati dalla Francia perché «non si può espellere verso un Paese in guerra». Insomma, le espulsioni ci saranno ma molti potenziali soggetti pericolosi rimarranno in Francia.Darmanin ha anche annunciato una stretta sulla galassia di associazioni che si nascondono dietro la lotta all'islamofobia e che, spesso, citano in giudizio chiunque «osi» dire qualcosa contro l'atteggiamento filoislamista di alcuni ambienti del mondo musulmano francese. Tra quest figurano il Collettivo contro l'islamofobia in Francia (Ccif) e l'Ong Barakacity. Parlando del Ccif, il ministro ha detto che vorrebbe scioglierla «perché è un'associazione che riceve degli aiuti dallo Stato, delle deduzioni fiscali e denuncia l'islamofobia dello Stato». Sul fronte delle indagini intanto, gli inquirenti hanno fermato cinque nuovi sospetti. Tra loro ci sono quatto studenti delle medie che avrebbero ricevuto dei soldi dal boia ceceno perché gli mostrassero Samuel Paty non appena fosse uscito dalla scuola. Il quinto sospetto sarebbe una persona che «è già stata condannata per terrorismo». Nel frattempo, anche ieri, sono continuati gli interrogatori delle dieci persone fermate subito dopo il brutale assassinio del professore, da parte del diciottenne ceceno Abdoulakh Abouyezidvitch Anzorov. Tra di loro, come già riportato dalla Verità, figurano: i genitori, il fratello minore e il nonno dell'assassino. Poi ci sono l'imam (autoproclamato) francomarocchino Abdelhakim Sefrioui e Brahim Chnina, padre di un'allieva della scuola media di Conflans-Sainte-Honorine. Gli inquirenti hanno scoperto che, a differenza di quanto affermato da Chnina, in un video postato sul proprio profilo Facebook, la ragazzina non ha partecipato alla lezione sulla libertà d'espressione, nella quale Paty ha mostrato alcune caricature di Charlie Hebdo. Le ricostruzioni della settimana precedente alla decapitazione dell'insegnante, hanno anche permesso di apprendere che, nonostante fosse segnalato alla polizia come soggetto radicalizzato, Sefrioui ha tranquillamente accompagnato Chnina in commissariato, per denunciare il prof, «colpevole» di aver mostrato le caricature di Maometto agli alunni. Forse per voler coprire la falla nella sicurezza, Darmanin ha detto che, con il loro gesto, i due uomini hanno «chiaramente lanciato una fatwa» contro Paty.Va ricordato che l'assassinio non è stato però condannato da tutta la società francese. Ieri a Lione, durante uno degli omaggi popolari in onore di Paty, alcuni giovani immigrati in scooter hanno provato a intimidire la polizia, che stava organizzando il cordone in difesa di chi manifestava contro il terrorismo. Inoltre sul Web sono state aperte (e poi soppresse) delle raccolte di fondi a favore di Brahim Chnina.
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