2019-06-01
Contro il governo fingono che l’Italia stia come la Grecia
Lo spread per qualche ora va peggio di quello ellenico e i critici urlano al crac. Ma il dato di per sé non vale un Paese. La Grecia è sempre un metro di paragone. D'altronde, lì stanno le nostre origini e l'essenza del Mediterraneo. La Grecia è stata salvata, recitano i comunicati della Troika, anche con i soldi dei contribuenti italiani e ha svolto un percorso di risanamento dei conti. Almeno sulla carta. E ieri è diventata il nuovo metro di paragone dei «Forza spread». Ieri il differenziale sui titoli a cinque anni tra Btp e Bund per almeno quattro ore è stato più alto rispetto a quello che separa i titoli di Stato greci rispetto a quelli tedeschi. Solo in serata per l'Italia il valore si è attestato sui 225 punti base, e quello di Atene sui 227. A fine gennaio il valore tricolore era di 188 punti; quello ellenico di 356. C'è stata un'impennata nostra e - soprattutto - un forte calo dei cugini mediterranei. Per quanto riguarda i titoli a scadenza decennale i nostri valori ieri si sono attestati sui 283 punti base, quelli greci sui 307. A fine febbraio eravamo 270 a 397. Al di là dei numeri, in queste ore appare chiaro che gli investitori chiedono più garanzie per acquistare un Btp che un bond ellenico. Tanto è bastato per scatenare l'opposizione e gridare al default e al crollo della nostra economia. Le colpe sarebbero varie. Tutte comunque riconducibili al governo gialloblù. Si va dall'instabilità fino alla mozione sui minibot che a detta di molti «competenti» e trader di grandi banche sarebbe il primo passo verso l'Italexit. Tali soggetti hanno passato la giornata a twittare che il Parlamento avrebbe approvato i titoli di Stato cosiddetti minibot. E che ciò sarebbe pari all'introduzione di una moneta alternativa. Chi conosce le sale operative sa chi sono i punti di riferimento e gli analisti: quelle stesse notizie portano a un aumento dello spread. Se poi si va a vedere gli andamenti dei titoli di Stato, soltanto quelli a scadenza pluriravvicinata (2022 e 2023) hanno avuto un calo contenuto entro lo 0,2%. La sostenibilità del debito è importante, ma prendere lo spread e sezionarlo a singole giornate porta a un paradosso. Cioè sostenere che l'economia di un Paese si misuri soltanto con lo spread. A questo punto, dovremmo dire che la Grecia sta diventando una Svizzera con il mare? Un po' troppo. A meno che non si voglia fare politica, e non gli osservatori esterni. La Grecia ha registrato un elevato avanzo primario nel 2017 (4,2% del Pil), stessa cosa nel 2018. Si tratta di un livello più alto del 3,5% richiesto dalla Commissione europea e considerato «eccessivo» persino dal Fmi. Tale valore è sufficiente per rientrare nei parametri dei desiderata dell'ex Troika, ma non garantisce in alcun modo che l'economia brilli. Non ci riferiamo alle migliaia di giovani fuggiti all'estero, al taglio delle pensioni e altri drammi del passato, ma alla situazione contingente. Bassi salari conducono a una bassa propensione al risparmio e a un'alta propensione al consumo, che a sua volta è l'ingrediente principale dei consumi privati e aumenta le importazioni che valgono ormai un terzo del Pil. Ad Atene 1 euro portato in banca genera solo 1,46 euro contro i 2,1 di otto anni fa. Al tempo stesso, la bilancia commerciale è fiacca. L'export è in continuo calo. Tutti elementi che, messi assieme, producono povertà. Non è infatti un caso che il governo di Alexis Tsipras non sia riuscito a superare indenne le elezioni europee. Syriza ha ottenuto meno del 24% dei voti, contro l'oltre 33% del principale partito di opposizione, il conservatore Nuova democrazia. Il 7 luglio ci saranno nuove elezioni e resta grande incertezza sugli equilibri futuri. Eppure lo spread scende. Molti analisti sostengono che la situazione del debito greco non sia risolta ma solo tamponata. Riesploderà? Forse. Nel frattempo, a noi conviene prendere il toro per le corna e fare una riforma fiscale vera. Altrimenti magari avremo lo spread più basso, ma saremo tutti più poveri.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.