2024-08-23
I conti affossano la retorica di Biden: 800.000 posti di lavoro solo nei sogni
Rivisti drasticamente i dati sull’occupazione creata in un anno. E crescono di 4.000 le richieste di sussidio. Ora si aspetta dalla Federal reserve un taglio dei tassi. Sale l’attesa per il discorso di Jerome Powell a Jackson Hole.Il bollettino glassato della convention democratica di Chicago ieri faceva ancora segnare livelli di insulina alle stelle sulla carta dei quotidiani italiani: dagli svariati «Yes she can!» agli «Obama lo fanno meglio» (citazione di quell’Italians do it better di cicconiana memoria) della rubrica di Concita De Gregorio su Repubblica. Per gli appassionati di outfit si segnalano anche le quasi 20 righe del Corriere della Sera sul tailleur «decostruito» della signora Obama e sulle «braccia scoperte segno tipico dello stile Michelle». Quella «Michelle, Michelle!» annunciata con scritta rossa sulla prima pagina de L’Unità, roba da far ruzzolare nella tomba il povero Togliatti.E così, mentre in molte redazioni si vergavano articolesse, analisi, box e commenti che in edicola hanno poi fatto tremare qualche lettore diabetico, dalle tastiere spesso insalivate scivolava via una notizia arrivata nel pomeriggio di mercoledì dalla revisione preliminare del Bureau of labor statistics sulla crescita del mercato del lavoro americano che è stata meno sostenuta delle previsioni. L’economia ha infatti creato 818.000 posti di lavoro in meno nei 12 mesi che si sono chiusi in marzo. Prima della revisione, risultava che gli Stati Uniti avessero creato 2,9 milioni di posti, in media 242.000 al mese. Con la revisione, invece, la media è di 174.000 posti al mese. L’occupazione è dunque cresciuta di quasi il 30% in meno rispetto ai 2,9 milioni di unità inizialmente riportati tra l’aprile del 2023 e il marzo 2024. Al netto dei maligni che subito hanno parlato di dati precedentemente «gonfiati» dall’amministrazione Biden, è chiaro che la differenza peserà sul mandato del prossimo inquilino della Casa Bianca. E anche sulle decisioni della Federal reserve da cui si attende un taglio dei tassi a settembre. Onore al corrispondente da New York de La Stampa che ha dedicato ampio spazio a questa notizia, pubblicata però a pagina 20. Prima di conoscere la realtà dei numeri i lettori del giornale del gruppo Gedi hanno sognato con la «politica delle emozioni» che «può vincere su paura e rabbia», cui è stato dedicato un articolone a pagina 7. Di certo, trovare lavoro negli Usa è diventato più difficile quindi chi ci riesce si emoziona. Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti salgono oltre le attese. Nella settimana al 17 agosto sono state 232.000, in crescita di 4.000 unità rispetto ai 228.000 della settimana precedente (già rivisto da un preliminare di 227.000) e rispetto ai 230.000 stimati dagli analisti. L’aumento ha mantenuto il conteggio delle richieste iniziali ben al di sopra della media dei primi mesi dell’anno, consolidando la tendenza all’«ammorbidimento» del mercato del lavoro delineata dal rapporto sui posti di lavoro di luglio e dall’ampia revisione al ribasso delle buste paga non agricole per l’anno conclusosi a marzo. Il numero di persone in cerca di occupazione negli Stati Uniti «probabilmente sta aumentando a causa del crescente stress finanziario, con i risparmi in eccesso andati e il credito difficile da ottenere e costoso», spiegano gli analisti macroeconomici Nancy Lazar e Dave Wigglesworth di Piper Sandler in una nota sull’aumento delle richieste di disoccupazione settimanali a 232.000 da 228.000. «Con un’assunzione più lenta (dunque sul lato della domanda) e un’ondata di persone che competono sul lato dell’offerta, sta diventando più difficile per i disoccupati trovare lavoro e cercare aumenti salariali», affermano. E un mercato del lavoro in raffreddamento rafforza la tesi dei tagli della Federal reserve. Gli operatori di mercato cercheranno di avere conferme sull’eventualità di altri tagli entro l’anno, mentre si rafforza il fronte di chi scommette su tre tagli consecutivi questo autunno. Nel frattempo, i riflettori sono puntati sul simposio di Jackson Hole, iniziato ieri per concludersi domani 24 agosto. Il tradizionale incontro dei banchieri centrali, ospitato in Wyoming dalla Fed di Kansas City conoscerà il suo momento culminante nel pomeriggio di oggi (ora americana, in tarda serata per noi italiani) quando il presidente Jerome Powell terrà il suo discorso. Intanto, una piccola nota a margine. Chissà se su qualche quotidiano italiano, oltre a questo, oggi si leggerà della figuraccia fatta dal segretario al commercio dell’amministrazione Biden, Gina Raimondo. Intervistata in tv da Fox News, Raimondo ha ammesso di «non avere familiarità» con l’importante revisione del giorno dei numeri sull’occupazione rilanciati da Donald Trump durante un evento organizzato in Carolina del Nord. Quando le è stato chiesto se la revisione potesse essere una responsabilità per la candidata di Kamala Harris, Gismondo ha detto di no, «non ci credo perché non ho mai sentito Trump dire nulla di vero». Peccato che i dati fossero del Bureau of labor statistics. E che Gismondo, in quanto segretario al commercio, sia il capo del bureau di analisi economiche.
JD Vance con Papa Leone XIV (Ansa)
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