2020-03-26
Dal premier silenzio sul Salvastati, ma oggi si chiude
Consiglio europeo decisivo, Roberto Gualtieri si porta avanti. Germania, Usa e Spagna spendono centinaia di miliardi, noi 25 (promessi).Ce ne hanno date, ma quante gliene abbiamo dette: sembra questo l'esito delle ultime 36 ore di battaglia europea di Giuseppe Conte. Scena uno: come La Verità ha spiegato per mesi, il presidente dell'Eurogruppo Mário Centeno si è incaricato di chiarire che l'ipotesi di un intervento del Mes senza condizionalità non esiste. E non si tratta di prendersela con rigoristi olandesi e poliziotti cattivi nordici. La responsabilità politica è di chi - da Palazzo Chigi e dal ministero dell'Economia - ha illuso gli italiani: o per colpa, non comprendendo i reali rapporti di forza in Ue, o per dolo, è cioè puntando a un ruolo alla Alexis Tsipras, da gestore alla greca delle indicazioni del pilota automatico chiamato Troika. Alla Verità peraltro risulta che proprio ieri Gualtieri abbia sottoposto a Conte alcune slide che delineano l'intervento del Mes, compreso il maquillage da presentare ai cittadini segregati.manineScena due: per chi non avesse ancora capito, ieri le solite manine europee hanno fatto filtrare un draft, una bozza delle conclusioni del Consiglio europeo di oggi, ribadendo che il Mes sarà usato a regole esistenti, «within the provisions of the Esm Treaty», cioè entro le previsioni del trattato istitutivo del Mes. Nulla di più. Scena tre: sempre ieri Berlino ha sprangato una porta già chiusa, facendo sapere che in sede europea c'è «già una considerevole serie di misure per contrastare gli effetti economici del coronavirus». Morale: per Angela Merkel non serve altro. Davanti a questa cocente umiliazione politica, il premier ha provato a imbastire in giornata un'iniziativa: c'è da temere - purtroppo - ormai debole e fuori tempo massimo. Così, sulla sua pagina Facebook (tanto per rastrellare altri follower), ha piagnucolato, precisando che «la risposta europea, anche sul piano economico finanziario, deve essere poderosa, coesa, tempestiva. Per perseguire queste finalità», ha aggiunto, «ho scritto una lettera al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, insieme ai leader di Belgio, Francia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia e Spagna».E che dice la lettera? Dopo un lungo e pleonastico spiegone sulla gravità dell'emergenza e sull'esigenza di coordinamento, i nove capi di governo arrivano al punto: «Gli strumenti di politica monetaria della Bce dovranno essere affiancati da decisioni di politica fiscale di analoga audacia». E come sostenere questo sforzo? «Dobbiamo lavorare su uno strumento di debito comune emesso da un'istituzione dell'Ue per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati membri, garantendo in questo modo il finanziamento stabile e a lungo termine delle politiche utili a contrastare i danni causati da questa pandemia».C'è da chiedersi perché tanto tempo perso per costruire un primo fronte anti austerità: una cosa sarebbe stata un'iniziativa del genere un mese fa, in grado di costruire consenso, raccogliere il sostegno delle opinioni pubbliche, creare difficoltà ai contrari; altro conto è metterla in campo solo adesso, a partita quasi persa, quando già il preponderante fronte nordico pro austerità sembra aver imposto la sua linea. Né è chiaro a cosa possa servire questa tempistica: a verbalizzare una posizione di minoranza, nel quadro di una sconfitta acclarata? Ad aprire uno scontro, sia pure così in ritardo?Nel pomeriggio di ieri, intanto, è arrivato l'allarme di Matteo Salvini: «Attenzione, si sente puzza di fregatura da Berlino e da Bruxelles. Quando sentite parlare di Mes, occhi e orecchie aperte, perché c'è dietro l'ipoteca sul futuro dei nostri figli, sul lavoro e sul risparmio degli italiani». E ancora: «Gli italiani hanno messo 14 miliardi in questo fondo, poi altri 44 per aiutare altri Stati e altre banche, quindi 58. Ora per averne eventualmente indietro 35 dovremmo infilare l'Italia in un tunnel di cui non si conosce l'uscita».«speditezza» In questa situazione, Conte si è presentato a Montecitorio per un'informativa (seduta in cui il governo riferisce, i gruppi intervengono, ma senza voto finale). E non ha detto nulla che i parlamentari non sapessero già. All'inizio, una lunga mozione degli affetti («Una crisi senza precedenti, una prova durissima, giorni terribili per la comunità nazionale»), l'omaggio alle vittime, i ringraziamenti per gli sforzi di medici e infermieri e la lettura della lettera dell'infermiera Michela, alla quale Conte ha detto: «Noi non ci dimenticheremo di voi». Per il momento, però, il governo si è dimenticato delle mascherine. Conte, furbescamente, prima ha provato a volare alto («Siamo all'altezza? La storia ci giudicherà, ci sarà un tempo per tutto»), poi ha pervicacemente rifiutato qualunque autocritica («Il governo ha agito con massima determinazione e assoluta speditezza»), dimenticando il lungo mese di sottovalutazioni e spot ministeriali ultra rassicuranti, e quindi ha elencato burocraticamente i provvedimenti del governo, difendendone la «gradualità». Il premier ha giustificato il ricorso al Dpcm sostenendo l'inesistenza di strumenti giuridici più adatti allo stato d'emergenza, eludendo però il tema dell'aggiramento del Parlamento avvenuto finora attraverso questi atti. A seguire, altra elencazione burocratica: quella delle misure assunte per l'economia, definite «solo un primo passo non sufficiente». Conte ha preannunciato un altro intervento «altrettanto significativo, di non minore importo», su cui però non ha fornito alcun dettaglio (solo un vago riferimento al mese di aprile). Venendo infine al quadro europeo, Conte ha citato la decisione della Bce «che ha portato a 750 miliardi l'entità del programma di acquisto di titoli» e la scelta della Commissione Ue dello stop al Patto di stabilità. Soltanto alle 18.51, Conte, dopo 41 minuti di discorso soporifero, ha invocato un «salto di qualità» nella risposta economica europea, precisando che nessuno degli strumenti esistenti è adeguato: «Per questo», ha detto Conte citando la lettera a Charles Michel, «ho preso l'iniziativa con i rappresentanti di altri otto Paesi. Lavoreremo per ottenere una risposta chiara», ha concluso il premier chiamando in causa anche il G7, che però non si capisce che ruolo possa avere rispetto alle dinamiche Ue. Ma in tutta franchezza, non si comprende cosa succederà se gli altri ci diranno no (come già hanno fatto), né se il governo si umilierà al punto da chiedere l'intervento del Mes alle condizioni date: ipotesi tra l'altro esclusa in Aula, subito dopo il discorso di Conte, dal capogruppo M5s Davide Crippa. Intanto, mentre Conte parla, gli altri mettono risorse vere, pari a centinaia di miliardi: e non solo i Paesi con economie forti, ma pure quelli con fragilità analoghe alle nostre, Spagna in testa.
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