2024-12-22
Conte furioso, ma il pasticcio è suo
L’ex premier: «Mia vendetta? Ricostruzioni imbecilli». Eppure senza voltafaccia grillino il processo non sarebbe iniziato. Maurizio Gasparri: «Era tutto chiaro già in giunta».L’assoluzione di Matteo Salvini rende ancora più importante ricordare che, se si è giunti a processare un ministro, è stato grazie al voltafaccia dei 5 stelle. Ieri Giuseppe Conte ha invece definito «imbecilli» le ricostruzioni secondo cui, con il processo, si sarebbe «ri-vendicato di Salvini». Eppure furono i grillini a creare il pasticcio. I quali, dopo aver votato poco più di un anno prima contro l’autorizzazione a procedere per il caso Diciotti, hanno invece consentito di processare l’ex alleato quando questi ha staccato la spina al governo gialloverde. Per procedere penalmente contro un ministro, infatti, occorre l’autorizzazione del Parlamento, che deve decidere se confermare o ribaltare la posizione della giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. Ebbene, la relazione del senatore Maurizio Gasparri (Fi), allora presidente della giunta, dimostrava ampiamente come Matteo Salvini avesse agito «per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo» (questi i due criteri, secondo la legge costituzionale n. 1 del 1989, su cui si deve basare la decisione parlamentare). Eppure, il parere della giunta è stato sconfessato in Aula con il voto dei grillini, fino a poco prima al governo con la Lega. Il 16 agosto 2019 - si legge nella relazione - il primo ministro Giuseppe Conte inviava una seconda missiva a Salvini in cui ribadiva la necessità di «autorizzare lo sbarco immediato dei minori presenti a bordo» di Open arms, a fronte dell’avvicinarsi della nave alle nostre acque territoriali. Il ministro dell’Interno rispondeva «assicurando che, nonostante non condividesse la lettura della normativa proposta dal presidente Conte, suo malgrado avrebbe dato disposizioni tali da non frapporre ostacoli allo sbarco dei “presunti” minori a bordo della nave, provvedimenti che definiva, comunque, come di “esclusiva determinazione” del presidente del Consiglio». Quindi, «se fino a quel momento la mancata espressione di un preciso indirizzo contrario da parte del PdC poteva consentire la configurabilità del perseguimento dell’interesse pubblico governativo […], dopo tale presa di posizione quel profilo governativo veniva meno, ma cessava anche la condotta oggetto dell’accusa» contro il ministro. Inoltre, dalla presa di posizione di Conte sui minorenni si deduce logicamente che lo stesso «condividesse la linea del ministro Salvini sui migranti non minorenni».Quanto al perseguimento di un preminente interesse pubblico, esso «consisteva nel tentativo di dare una regolamentazione più rigorosa e corretta alla gestione dei flussi migratori, al duplice scopo di disincentivare il traffico degli immigrati e i conseguenti naufragi, oltre che delimitare il numero di accessi irregolari clandestini sul territorio nazionale, con tutti i riflessi sulla sicurezza pubblica […] anche sotto il profilo della minaccia terroristica». Gli elementi per autorizzare il processo, dunque, mancavano fin dal principio e la recente assoluzione, spiega Gasparri alla Verità, non deve lasciar contenti. «Il processo», spiega infatti, «non andava nemmeno ipotizzato (approvando la mia relazione, che era molto chiara ed esaustiva)», e rappresenta «una degenerazione politicizzata della giustizia», frutto della «subalternità di grillini e Pd a questi gruppi per ragioni ideologiche e politiche». «Oggi», continua, «la sentenza dice quello che ho detto io anni fa nella mia proposta da relatore. Lo Voi e De Lucia si devono dimettere. La magistratura va rifondata: è il vero problema di questo Paese».
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco