2019-06-08
Conte arruolato nel partito di Mattarella
Il premier è sempre più vicino al Quirinale su rimpasto ed esecutivo tecnico. Fra Palazzo Chigi e Matteo Salvini si sta aprendo un fronte sul ministero degli Affari europei: la Lega chiede al presidente del Consiglio di lasciare la delega e scegliere il sostituto di Paolo Savona.«Con Matteo Salvini non abbiamo parlato di rimpasto», ha detto ieri Luigi Di Maio, e dunque possiamo essere certi che i due hanno parlato di rimpasto. «Un rimpasto? Se ci fosse la necessità di una squadra più compatta», ha aggiunto, a Pomeriggio 5, Matteo Salvini, «e di una revisione del contratto io sono disponibilissimo».Il Carroccio ha la metà dei ministri del M5s (che esprime anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte) e il doppio dei voti: c'è bisogno di una messa a punto. I retroscena sono zeppi di ricostruzioni su ipotetici paletti del capo dello Stato, Sergio Mattarella, rispetto al numero di ministri che sarebbe possibile cambiare senza passare per un nuovo voto di fiducia: La Verità ha sentito fonti molto vicine al Quirinale che hanno escluso categoricamente che Mattarella possa imporre il numero massimo di ministri da sostituire. In realtà, stando alle fonti, un ritorno in Parlamento per un nuovo voto di fiducia è richiesto quando il rimpasto di governo è conseguenza di un cambio di maggioranza, non quando la coalizione resta la stessa. Non solo: dalle parti del Quirinale i ministeri si pesano, non si contano, e dunque un discorso sarebbe sostituire, per fare un esempio, i ministri dell'Economia, degli Esteri e dell'Interno, altra cosa fare un «tagliando» all'esecutivo dopo un anno di governo e dopo un ribaltamento delle forze in campo così clamoroso come quello scaturito dalle europee. C'è però un problemino: la revoca dei ministri non esiste come istituto, a differenza di quello che avviene per i sottosegretari, e dunque ci sarà bisogno delle dimissioni di chi dovrà essere sostituito.La responsabilità di proporre i nomi dei nuovi ministri al capo dello Stato, al quale spetta la nomina, sarà tutta del premier Giuseppe Conte. Il rapporto tra Mattarella e Conte oggi è saldissimo, anche più di prima: il capo dello Stato ha apprezzato (qualcuno sostiene ispirato) la conferenza stampa del 3 giugno, attraverso la quale il premier ha stanato Luigi Di Maio e Matteo Salvini, minacciando le proprie dimissioni se i litigi fossero proseguiti. Pochi giorni prima, Conte aveva incontrato Mattarella, al quale aveva illustrato i problemi che riscontrava il governo anche a campagna elettorale conclusa; il giorno dopo il «penultimatum» di Conte, è stato Di Maio a salire al Colle.La componente «mattarelliana» del governo, guidata da Conte (ormai unica controparte di Salvini, dopo il crollo del M5s targato Di Maio alle europee) comprende il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi e in qualche misura il ministro dell'Economia, Giovanni Tria. La Lega, dunque, è esclusa dall'azione diplomatica, e quindi dai ragionamenti sulla nomina del commissario europeo che spetta all'Italia e sulla dialettica in corso tra il governo e la Commissione relativamente alla minaccia di una procedura di infrazione (a questo proposito, il premier ha detto: «Se il ministro dell'Economia e il presidente del Consiglio dialogano con l'Ue per evitare una procedura d'infrazione che ci farebbe molto male, le forze politiche non intervengono ad alterare quel dialogo»). Per rimediare, il Carroccio vuole esprimere il prossimo ministro degli Affari europei, carica vacante da quando Paolo Savona è andato a guidare la Consob, visto che la delega è rimasta al premier che non sembra disposto a cederla facilmente, mentre i due vicepremier scalpitano. «Ovviamente», ha detto ieri Di Maio, «individueremo nelle prossime settimane il ministro degli Affari europei». Salvini ha rincarato la dose: «Non mi interessa di che colore, ma mentre sta nascendo la nuova Europa, la nuova Commissione, il nuovo Parlamento e la nuova Bce, avere scoperto il ministro delle Politiche comunitarie, perché il professor Savona è andato alla Consob, non mi sembra utile». La Lega ha anche fatto trapelare la volontà di sostituire almeno tre ministri del M5s: quello della Difesa (Elisabetta Trenta), quello dell'Ambiente (Sergio Costa) e quello dei Trasporti (Danilo Toninelli). Barcolla anche il ministro della Salute, Giulia Grillo, che ieri ha minacciato di dimettersi in caso di nuovi tagli alla sanità.Difficile schiodare dalla poltrona la Trenta, che gode di eccellenti rapporti con il Quirinale; Costa potrebbe lasciare tra qualche mese, poiché viene dato in corsa per la candidatura alla presidenza della Regione Campania per il M5s (si vota la prossima primavera). Il più a rischio è certamente Danilo Toninelli, che tra l'altro, anche nelle conversazioni private tra esponenti di primissimo piano del M5s, viene considerato al capolinea. Naturalmente, il rimpasto vedrà protagonisti anche i sottosegretari e i viceministri: in quest'ottica, la componente più di sinistra del M5s, quella guidata dal presidente della Camera Roberto Fico, potrebbe chiedere qualche poltrona in più a danno dei fedelissimi di Di Maio.