2019-12-03
Conte agita le carte e attacca Salvini. Ue e Lega lo sbugiardano in diretta
Dura reprimenda del presidente al leader leghista in Senato. «Trattato già firmato? Falso, studia i dossier» Ma l'Eurogruppo: «Riforma approvata». Bagnai: «Vedemmo il testo solo il 15 giugno. E sotto sorveglianza».Il mentore lo promosse alla prova da prof sei mesi dopo un incarico legale comune.Lo speciale contiene due articoli«Lo ha detto tra parentesi…». Sono la 17 e 30 di ieri, Matteo Salvini ha appena concluso il suo intervento in Senato. Ha fatto a pezzettini il premier col ciuffo, Giuseppe Conte, che aveva in precedenza, prima alla Camera e poi a Palazzo Madama, letto il compitino preparato dai suoi uffici per tentare di respingere il mare di critiche sul suo comportamento in merito alla riforma del Mes. Salvini lo fulmina in chiusura di intervento: «Lo dico tra parentesi: si vergogni». La sinistra chiede al presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, di censurare la frase di Salvini. «Lo ha detto tra parentesi», dice la Casellati, prima di richiamare il leader della Lega. Si chiude così l'ennesimo giorno più lungo del premier bifronte. Conte si presenta in aula alla Camera, alle 13. Legge il suo discorsetto, attacca le opposizioni, in particolare Salvini: «Se le accuse di tradimento», dice l'ex avvocato del popolo, «sul negoziato con l'Europa sul Mes rivolte dalle opposizioni al presidente del Consiglio non avessero fondamento e anzi fosse dimostrato che chi le ha mosse era ben consapevole della loro falsità, avremmo la prova che chi ora è all'opposizione e si è candidato a governare il Paese con pieni poteri, sta dando prova, e purtroppo non sarebbe la prima volta, di scarsa cultura delle regole e della più assoluta mancanza di rispetto delle istituzioni». «Se questo fosse il caso, infatti», aggiunge Conte, «saremmo di fronte a un comportamento fortemente irresponsabile, perché una falsa accusa di alto tradimento della Costituzione è questione differente dall'accusa di avere commesso errori politici o di avere fatto cattive riforme: è un'accusa che non si limita solo a inquinare il dibattito pubblico e a disorientare i cittadini, è indice della forma più grave di spregiudicatezza perché pur di lucrare un qualche effimero vantaggio finisce per minare alle basi la credibilità delle istituzioni democratiche e la fiducia che i cittadini ripongono in esse». «Pur di attaccare la mia persona e il governo», dice ancora il premier, «non ci si è fatti scrupolo, e mi sono sorpreso, se posso dirlo, non della condotta del senatore Salvini, la cui disinvoltura a restituire la verità e la cui resistenza a studiare i dossier mi sono ben note, quanto del comportamento della deputata Meloni, di diffondere notizie allarmistiche, palesemente false, che hanno destato preoccupazione nei cittadini e, in particolare, nei risparmiatori». La leader di Fdi risponde furiosa: «Lei è un presidente che ci riempie di menzogne». Ma quali sarebbero le bugie dell'opposizione? Conte prova a elencarle: «È stato detto che sarebbe prevista la confisca dei conti correnti dei risparmiatori e, più in generale, che tutti i nostri risparmi verrebbero posti a rischio; è stato detto che il Mes servirebbe solo a beneficiare le banche altrui e non le nostre. È stato anche detto che il Mes sarebbe stato già firmato, e per giunta di notte. Anche chi è all'opposizione ha compiti di responsabilità». Conte agita le carte, vuol far vedere che sa il fatto suo. Peccato che, proprio in quei minuti, un'agenzia lo smentisca in diretta: la riforma del trattato sul Mes, dicono fonti dell'Eurogruppo, «è stata già approvata a giugno, stiamo solo discutendo la legislazione secondaria, meglio chiudere ora». È la pietra tombale di tutto il ragionamento del premier e del Pd. Ed è una pezza d'appoggio alle critiche di Salvini grossa come una cosa, giunta per di più dalla fonte meno attesa.«Li avete sentiti i 5 stelle alla Camera?», tuona Salvini, «han detto che è tutto aperto... delle due l'una. A me risulta che questi qua abbiano già dato la parola e mai nella vita si sognano di tornare indietro... O ha mentito Gualtieri o ha mentito Conte. O non ha capito niente Di Maio. Non è che ci siano altre ipotesi...».Dopo gli schiaffi presi dall'Eurogruppo, tuttavia, a Conte arriva anche la bordata leghista su un altro punto chiave della vicenda: la trasparenza. Tutti sapevano tutto, dice il premier. Nessun segreto, nessun mistero.Ricorda diversamente il senatore leghista Alberto Bagnai, che in Aula ha ricordato un episodio finora non reso noto delle fasi preparatorie del Mes: «Sicuramente», ha tuonato dal banco l'economista del Carroccio, «non può non sapere di quando io, Garavaglia, Castelli e un quidam de populo che non nomino siamo stati rinchiusi in una stanza a Palazzo Chigi il giorno prima dell'Eurogruppo a vedere un testo con parantesi quadre ancora non risolte, con un attonito capo di gabinetto degradato a livello di bidello di scuola materna che doveva controllare che non prendessimo appunti, che non fotografassimo e comunicassimo con l'esterno. Questa è la condivisione che ha avuto con noi». A Bagnai fa eco, su Twitter, l'altro economista della Lega, il deputato Claudio Borghi, che chiosa: «Ecco qui quando è apparso il testo del Mes. Volevo lasciare che fosse Bagnai a rivelarlo. Il 15 giugno, in una stanza chiusa di Palazzo Chigi, a 4 persone, con il capo ufficio di Conte, Goracci, che vigilava che non si prendessero appunti e fotografie. Altro che dicembre o marzo». Borghi posta anche la foto di una chat che, assicura, è proprio di quei giorni. Bagnai gli scriveva: «Goracci mi ha poi convocato: dobbiamo vedere il documento (40 pagine) sotto la sua custodia, senza farne copie o appunti. Ci trattano come trattarono i parlamentari greci col memorandum. Non ci è stato dato, come politici e come parlamentari, alcun potere di fare controproposte». Chiamiamolo metodo Mes. Che poi è semplicemente il metodo Ue.Carlo Tarallo<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/conte-agita-le-carte-e-attacca-salvini-ue-e-lega-lo-sbugiardano-in-diretta-2641498538.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="italia-1-incalza-giuseppi-menti-sul-concorso-alluniversita" data-post-id="2641498538" data-published-at="1758102384" data-use-pagination="False"> Italia 1 incalza Giuseppi: «Mentì sul concorso all’università?» Dopo la clamorosa smentita della tesi di Giuseppe Conte, che s'era detto non al corrente di essere un papabile premier quando firmò il parere per Fiber 4.0 (la sera prima di consegnarlo era a un vertice con Matteo Salvini e Luigi Di Maio), si prospetta un'altra grana per la reputazione del presidente del Consiglio. Stavolta, non nelle sue vesti di avvocato del popolo, ma di avvocato privato, per clienti di prestigio, come l'Autorità garante per la protezione dei dati personali. La vicenda rischia di proiettare ombre inquietanti sul rapporto di Conte con il suo mentore Guido Alpa e sulla legittimità del concorso da professore ordinario, che il premier vinse nel 2002 e nella cui commissione figurava proprio il giurista piemontese. La storia la racconteranno Antonino Monteleone e Marco Occhipinti questa sera, alle Iene, su Italia 1, alle ore 21.15. E ovviamente andranno a raccogliere anche la versione di Conte. I due già l'anno scorso avevano messo sotto la lente d'ingrandimento la relazione professionale del presidente del Consiglio con il professore, titolare di una cattedra di diritto civile alla Sapienza. Le iene avevano indagato sullo studio legale che lo stesso Giuseppi, nel proprio curriculum, dichiarava di aver aperto con Alpa a Roma, in via Cairoli, zona Esquilino. Secondo le spiegazioni fornite dal premier in una lettera a Repubblica dell'8 ottobre 2018, si trattava in realtà di un appartamento in cui gli inquilini condividevano solamente numero di telefono e segretaria, pagando però due affitti diversi e soprattutto fatturando ciascuno per conto proprio. Alpa era al piano di sotto, Conte al piano di sopra, ma i professionisti lavoravano separatamente. Sullo sfondo, c'era il concorso del 2002 da professore ordinario per l'università casertana Luigi Vanvitelli, con cui Conte ottenne l'abilitazione e nella cui commissione sedeva anche Alpa. Chiaramente, se fosse provato che i due avvocati erano effettivamente associati, ne deriverebbe che quel concorso era viziato. Le Iene ritengono di aver raccolto un nuovo indizio che farebbe sospettare che il premier abbia mentito sulla vicenda. Il 29 gennaio del 2002, ovvero sei mesi prima che si concludesse il concorso a Caserta, l'Autorità garante per la protezione dei dati personali invia una lettera d'incarico per la propria difesa nell'ambito di una controversia con la Rai e l'Agenzia delle entrate, aperta al tribunale civile di Roma. La missiva, rilevano Monteleone e Occhipinti, «ha un unico numero di protocollo, è inviata a un unico studio legale, presso un unico indirizzo»: via Sardegna 38, Roma. Destinatari, proprio Guido Alpa e Giuseppe Conte. Ma allora, se i due avvocati lavoravano e fatturavano indipendentemente, che senso aveva spedire un'unica lettera a entrambi? E soprattutto, perché nel suo curriculum Giuseppi alludeva a uno studio in via Cairoli, se questa lettera d'incarico mostrerebbe che Conte era domiciliato presso lo studio Alpa in via Sardegna, a due passi da via Veneto, a mezz'ora di camminata dall'Esquilino? D'altra parte, la redazione delle Iene ricorda di aver presentato due richieste di accesso agli atti per verificare che le dichiarazioni del presidente del Consiglio fossero vere. L'Autorità, però, le ha respinte entrambe. E Conte non ha mai mostrato la fattura di questa prestazione legale: se fosse intestata solo a lui, il premier fugherebbe ogni dubbio su un eventuale rapporto professionale con Alpa e, conseguentemente, sulla sua carriera accademica. L'avvocato del popolo si avvarrà ancora della facoltà di non rispondere al popolo? Alessandro Rico
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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