2023-06-15
Consulenti di Schillaci in conflitto d’interessi
Il titolare della Salute ha scelto come consulenti Guido Rasi e Francesco Saverio Mennini. Entrambi già membri di Ithaca, gruppo di lavoro portatore delle istanze di Big Pharma anche su dossier centrali, tra cui la riforma dell’Aifa.Abbiamo parlato spesso, sulla Verità, dei conflitti d’interesse che affliggono il mondo della salute. Diverse inchieste hanno raccontato lo stretto legame che vincola istituzioni e medici a importanti aziende farmaceutiche. Un legame caratterizzato da più o meno palesi conflitti d’interessi e da quelle porte girevoli che hanno consentito a molti valutatori di farmaci di diventare dirigenti di aziende produttrici degli stessi medicinali da loro approvati, o viceversa. Oggi la storia si ripete con l’ex consulente del generale Figliuolo per la vaccinazione anti Covid, il professor Guido Rasi, già direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e direttore esecutivo dell’Agenzia Europea per i medicinali (Ema) per quasi un decennio: il ministro della salute Orazio Schillaci lo ha infatti nominato suo consulente scientifico. Sarà affiancato dall’economista dell’Università di Tor Vergata Francesco Saverio Mennini. Rasi e Mennini, però, sono contemporaneamente entrati a far parte del think tank Ithaca, incaricato di «favorire l’accesso ai farmaci e alle terapie innovative attraendo risorse finanziarie nel nostro Paese». Ithaca è un gruppo che di fatto svolge attività di lobbying e mediazione tra istituzioni e aziende farmaceutiche, con l’obiettivo di «prefigurare modelli che favoriscano l’innovazione terapeutica e sappiano attrarre risorse finanziarie verso il nostro Paese, con la partecipazione di diversi attori del settore, dai protagonisti politico-istituzionali, alle aziende produttrici di medicinali che operano in Italia». Lo ha spiegato lo stesso Rasi, dichiarando che i report del gruppo consentiranno agli «stakeholder» del settore di «far sentire la propria voce e di essere soggetti attivi nella trasformazione dell’ecosistema italiano del farmaco». L’infelice promiscuità tra istituzioni e industria farmaceutica, oggetto di studi analitici perfino su riviste scientifiche come Science, sembra dunque strutturarsi come sistema, con il beneplacito del ministro della salute Schillaci. La rete che fa da sfondo alla nascita di Ithaca è articolata: il think tank è nato dalla collaborazione dalla Società Italiana di Comunicazione Scientifica e Sanitaria (Sics) con l’organo di stampa che edita, Quotidiano Sanità, e Daily Health Industry. Rasi e Mennini lavoreranno in questo contesto, fianco a fianco di un gruppo di esperti provenienti dalle aziende farmaceutiche che sostengono l’iniziativa: Astrazeneca, Roche, Boehringer, Merck, Glaxo e altre. Si faranno portavoce, dunque, sia delle istanze del ministero che di quelle delle case farmaceutiche che appoggiano Ithaca e che in questi anni hanno generosamente sostenuto la Società Italiana di Comunicazione Scientifica e Sanitaria. Sics nel 2018 ha infatti ricevuto 40.000 euro da Pfizer e 21.000 euro dalla Merck, nel 2019 altri 87.000 euro dalla Bayer e 11.000 da Astrazeneca. Nel 2020 i finanziamenti alla Sics sono aumentati: 13.000 euro da Eli Lilly, 5.900 euro dalla Merck e ben 138.210 euro da Astrazeneca, cui se ne sono aggiunti altri 43.310 percepiti, sempre da Astrazeneca, nel 2021 e 16.860 euro dalla Amgen. La collaborazione tra media, istituzioni e industria farmaceutica si fa, insomma, sempre più radicata: i due neo consulenti di Orazio Schillaci da un lato guideranno il ministro in tutte le decisioni di politica sanitaria e di salute pubblica - a cominciare dalla riforma dell’Agenzia italiana del farmaco - e lo consiglieranno riguardo le eventuali misure sanitarie da adottare nei prossimi anni; dall’altro lato, rappresenteranno le strategie di marketing delle case farmaceutiche che hanno consentito la nascita di Ithaca e che adesso cercano di intensificare nel nostro Paese la diffusione dei loro prodotti perseguendo quattro obiettivi: la semplificazione e il futuro dell’accesso ai farmaci, l’«Early Access Made in Italy» per garantire un percorso accelerato all’innovazione, la valutazione dell’innovatività e i modelli di governance.Rasi non è nuovo ai conflitti d’interesse e rischia di mettere seriamente in imbarazzo il ministro Schillaci: designato nel 2011 direttore esecutivo dell’Agenzia Europea per i Medicinali, il neo consulente del ministro nel 2014 fu costretto a lasciare l’incarico per un potenziale conflitto di due membri della commissione che lo aveva selezionato. La sentenza del tribunale fu poi annullata dalla Corte di Giustizia Ue e Rasi, superando nel frattempo un nuovo concorso, fu reintegrato nel 2015 e restò in carica fino al 2020. Fu sempre lui a difendere dall’accusa di conflitto d’interessi l’allora capo dell’ufficio legale di Ema, Stefano Marino, che proveniva dall’azienda farmaceutica Sigma-Tau. Ema alla fine chiuse un occhio, come lo ha chiuso con Emer Cooke, attuale direttrice dell’Agenzia, catapultata nell’istituzione Ue da Efpia, la Farmindustria europea che fa lobbying sui farmaci.Science ha rilevato che 11 su 16 dei valutatori della Food and Drug Administration (Fda) che avevano lavorato su 28 approvazioni di farmaci hanno lasciato l’Agenzia per diventare dirigenti nell’industria farmaceutica. Il malcostume, insomma, si è fatto sistema, e sfila sotto gli occhi delle istituzioni.