2023-06-08
Il Consiglio Ue smonta l’Euro 7
La presidenza svedese chiede di rinviare e indebolire la stretta sulle emissioni inquinanti delle auto. Il fronte guidato da Italia e Francia può prevalere. Vertice il 12. Diciamo che l’Italia ha fatto il primo passo, la Francia ci ha messo “il carico” e la Svezia come presidente di turno dell’Ue ha dato l’imprimatur. A oggi ci sono tutti i presupposti perché Euro 7 - la normativa che prevede una nuova stretta sulle emissioni inquinanti delle auto andando ad agire soprattutto sulle polveri e le microplastiche che arrivano dai freni e dagli pneumatici, sulla durata di filtri e catalizzatori e sui test di controllo più rigidi, con la possibilità di monitorare la performance in modo digitale - possa essere innanzitutto rinviata e poi smorzata rispetto a diverse rigidità. Il fronte dei Paesi che storcono il naso verso questa nuova invasione di campo dell’Ue si sta allargando e a oggi ricomprende Italia, Francia, come detto, ma anche Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia. Secondo quanto riporta Politico, la testata internazionale che si occupa degli affari politici dell’Unione europea, il terzo testo di compromesso su Euro 7 sarà discusso dai rappresenti degli Stati membro il 12 giugno. Nel testo è previsto che le nuove norme anti-inquinamento da CO2 vengano ritardate di 3 anni rispetto alla data proposta dalla Commissione del luglio 2025. Non solo. Perché i tempi si dilaterebbero ulteriormente per i veicoli di maggiore dimensione come i grandi furgoni o i camion per i quali si parla di cinque anni in più. Insomma si arriverebbe al 2030. La bozza non agisce ovviamente solo sui tempi, ma anche sul merito, per esempio chiedendo una semplificazione dei nuovi test previsti.Ma cerchiamo di entrare nei contenuti per capire qual è il reale motivo della contesa. Da una parte ci sono i Paesi che abbiamo visto sopra che agiscano in compagnia delle case automobilistiche e partono da un presupposto abbastanza immediato. Per soddisfare i nuovi requisiti imposti dalla normativa Euro 7 sarà necessario aggiornare i motori con nuove tecnologie, che vuol dire sostenere altri costi che alla fine andranno a ricadere sui clienti. A che pro, visto che il regolamento Ero 7 si applica solo sull’ultima generazione di propulsori termici destinati all’estinzione dopo il 2035? Dall’altra, invece, gli ambientalisti “senza se e senza ma” ribadiscono che dieci anni (in realtà saranno molti meno) rappresentano un’eternità e che in questo lasso di tempo, grazie alle nuove regole si possono salvare migliaia di vite umane.Del resto le posizioni dei costruttori di auto sono riassunte bene dal presidente di Acea, l’associazione che li rappresenta, Luca de Meo: «Un grande investimento», è solito ripetere l’amministratore delegato di Renault, «avrebbe un vantaggio ambientale marginale, ma richiederebbe ai produttori di spostare risorse sostanziali dall’elettrificazione e dai veicoli a zero emissioni». Morale della favola? «Gli investimenti per aggiornare i motori a combustione rallenterebbero la transizione verso la neutralità climatica». Con l’ulteriore rischio che le case automobilistiche abbandonino la produzione di alcuni motori a combustione, non reputando conveniente spendere risorse per “aggiornarli”, portando così alla chiusura di diverse fabbriche in Europa.Contenuti a parte, come sempre, la decisione sarà politica. E da questo punto di vista bisogna evidenziare che i tempi non sono larghissimi, anzi. L’obiettivo è quello di chiudere prima del voto che si terrà nel mese di giugno del 2024. Una necessità di stringere che potrebbe favorire la possibilità di trovare una soluzione di compromesso. Insomma, purché si arriva a dama prima della ricomposizione del quadro politico a Bruxelles potrebbero accettare modifiche sostanziali alle tempistiche e all’impianto della normativa Euro 7. Intanto, sempre a proposito di Consiglio Ue va sottolineata la proposta di regolamento sulla comunicazione dei dati ambientali degli impianti industriali. «La proposta» - si legge in una nota - «mira ad aggiornare l'attuale registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti al fine di istituire un portale delle emissioni industriali più completo e integrato». L’obiettivo principale della revisione è compiere progressi verso l'ambizione di inquinamento zero del Green Deal fornendo al pubblico l’accesso a un set di dati più integrato e coerente sulle principali emissioni ambientali generate dagli impianti industriali. Il mandato negoziale servirà da base al Consiglio per negoziare la forma finale della legislazione con il Parlamento europeo. Integrare i dati è sicuramente un obiettivo auspicabile, soprattutto se parliamo di economia circolare, il problema spesso in Europa, però, è monitorare l’attendibilità di questi numeri e il modo in cui vengono usati. Speriamo che le nuove regole mettano a fuoco anche su quest’aspetto.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)