2018-07-30
Conosco Foa, è un uomo libero. Per questo non lo vogliono in Rai
È più titolato di molti predecessori ma inventano balle sul suo conto. Il Pd blatera perfino di vilipendio perché ha fatto un tweet critico verso Sergio Mattarella. Ma da quando per presiedere il cda si deve essere simpatici al Colle?Conosco Marcello Foa da 25 anni. Quando nel gennaio del 1994 arrivai al Giornale come vicedirettore vicario, lui faceva il caporedattore agli Esteri. Era stato Indro Montanelli ad affidargli l'incarico di guidare una delle redazioni chiave del quotidiano di via Negri. Foa all'epoca aveva appena trent'anni, ma aveva già i numeri per attirare le attenzioni del principe dei giornalisti. Più tardi, una volta diventato a mia volta direttore, lo nominai inviato speciale e da quel momento seguì sul campo i principali eventi internazionali, in particolare l'ascesa di Vladimir Putin, che in quegli anni, dopo l'uscita di scena di Boris Eltsin, scalava il potere. Una volta, di ritorno da Mosca, ricordo che mi portò un orologio con stampigliato uno Stalin col pugno chiuso, per cui i compagni dovrebbero stare tranquilli: i comunisti non li ha in odio.Venendo al sodo, di Marcello posso dire che è una tra le persone più cortesi ed educate che mi sia capitato d'incontrare. Dunque fatico a riconoscerlo nel troll del Web che la sinistra cerca di accreditare dal giorno in cui il suo nome è circolato per la presidenza della Rai. Tuttavia, essere gentili non è un requisito necessario per guidare il cavallo pazzo di Viale Mazzini: ci sono stati presidenti maleducati, anzi rozzi, e nessuno ha mai obiettato alcunché. Forse i suoi critici ritengono che non abbia i titoli per gestire la più grande azienda culturale del Paese? Beh, sbagliano e alla grande. Perché non solo Foa ha alle spalle un trentennio trascorso nei media - cosa che pochi tra i predecessori possono vantare - ma può fregiarsi anche di un curriculum da manager. Negli ultimi anni egli è infatti stato ai vertici di Ti media, il gruppo che oltre a editare il Corriere del Ticino ha radio, tv e siti Internet. Insomma, fra i giornalisti è uno dei pochi che oltre alle notizie sa leggere i bilanci e questo nel carrozzone della tv di Stato non dovrebbe guastare. Per non dire poi che ha scritto libri, insegnato, tenuto conferenze, spiegato gli inganni dell'informazione.Dunque, dove sta il problema? L'unica pecca del collega è che mesi fa, dopo aver ascoltato Sergio Mattarella dire in tv che lui risponde ai mercati e all'Europa e non ai cittadini, a Marcello è scappato un tweet di disgusto. Sì, proprio così: pur essendo titolato, Foa si è detto disgustato da ciò che aveva appena sentito. Lì per lì nessuno ci fece caso. Ma ora che l'uomo potrebbe guidare la tv pubblica le opposizioni badano anche al pelo nell'uovo. Ovviamente spinte dal presidente della Repubblica, che ad avere come presidente della Rai uno che ha osato criticarlo non ci tiene proprio. Perciò le opposizioni reclamano il passo indietro. E addirittura lasciano intendere che il povero Marcello potrebbe essere incorso nel reato di vilipendio del capo dello Stato. La qual cosa ovviamente fa morire dal ridere. Già, perché il vilipendio del presidente è roba che evoca le monarchie e il sovrano, quando nei confronti del re non era possibile muovere neppure la più piccola delle critiche. Lo dico con cognizione di causa, perché so che quando si vuole zittire uno si agita il babau del vilipendio. Per due volte io stesso sono stato accusato di vilipendio per essermi permesso di criticare quel galantuomo di Giorgio Napolitano. La prima per aver raccontato che il capo dello Stato aveva tardato ad accogliere le salme dei soldati uccisi in missione in quanto impegnato in una gita in Giappone, con cena a base di fusillotti Rummo. L'altra per aver pubblicato una vignetta che lo vedeva intendo a mangiare una pizza a forma d'Italia. Nel primo caso non ci fu neppure il processo, perché si vergognò anche il Guardasigilli, nel secondo il processo ci fu ma venni assolto. Certo, Napolitano, che è noto per legarsela al dito, mi avrebbe voluto ai ceppi, ma per mia fortuna la scampai. Che però adesso il reato di vilipendio venga tirato fuori un'altra volta e usato per far fuori uno a cui non era piaciuto la chiacchierata di Mattarella è anche più grave, perché qui c'è di mezzo il servizio pubblico. La Rai non è la tv della Real casa, ma la televisione degli italiani e che a rappresentarla ci sia un signore che ha i titoli ed è equidistante dal Palazzo, anche da quello del Quirinale, non può che essere una garanzia.Per cercare di fermare Foa ,poi, nelle ultime ore si sono inventati anche un'altra polemica, accusandolo di essere un no vax . Anche qui, colpa di un tweet in cui rammentava che in Svizzera, paese in cui è cresciuto e dove ha lavorato, non c'è alcun obbligo di vaccinarsi eppure non ci sono malattie. Apriti o cielo. Roberto Burioni, un attivista del movimento sì vax che farebbe meglio a chiamarsi Borioso, lo ha sepolto. In realtà Marcello non è contro i vaccini, ma contro l'invadenza dello Stato. Essendo per metà svizzero, è cresciuto in un Paese dove il governo non si impiccia della tua salute ma ti dà il diritto a curarti, che è ben diverso dall'obbligo. Ma a proposito di vaccini, vi voglio raccontare un fatto che riguarda me e Foa. Quando le mie figlie erano piccole, in accordo con la pediatra decisi di non sottoporle al pentavaccino ma alle vaccinazioni singole. Peccato che in Italia i vaccini singoli non si trovassero. L'Asl non li passava e in farmacia non si trovavano. Per cui fu il buon Foa a incaricarsi di volta in volta di reperirmeli in Svizzera. Già, quello che oltre confine era normale, in Italia era impossibile. Non so se per comodità delle Asl o se per guadagno dei produttori di vaccini. Sta di fatto che oggi, per calcolo politico, il mio fornitore personale di vaccini passa pure per un pericoloso criminale che attenta alla salute dei bambini. Cosa non si dice e cosa non si fa pur di fermare qualcuno che non appartiene alla parrocchia del potere e non è ricattabile.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi