2024-07-04
La lista dei congiurati dem di Biden si allunga
Mentre il «Nyt» fa trapelare voci sul suo ritiro già deciso, cresce la fronda tra gli ex amici: dalla ex speaker Nancy Pelosi a 25 deputati dell’Asinello, è gara a chi lo ritiene più inadatto al bis. Cruciali per Joe saranno i due comizi del fine settimana e l’intervista alla Abc.Si avvicina il game over per Joe Biden? All’inizio, il Partito democratico aveva fatto ufficialmente quadrato attorno a lui, dopo la pessima performance che aveva registrato al dibattito di giovedì. Adesso però iniziano a levarsi voci che stanno mettendo apertamente in discussione la sua candidatura. A chiedere il ritiro del presidente sono innanzitutto stati il deputato dem Lloyd Doggett e Julian Castro, che fu ministro nell’amministrazione Obama. La stessa Nancy Pelosi ha definito «legittimo» il porsi delle domande sulle condizioni di salute del presidente americano. In particolare, secondo Newsweek, sarebbero 25 i parlamentari dem che potrebbero presto invocare un suo passo indietro. Nel frattempo, saranno attentamente passati al setaccio i prossimi appuntamenti pubblici di Biden. Oltre a un evento elettorale domenica a Philadelphia, il diretto interessato rilascerà un’intervista ad Abc, che andrà in onda domani a pezzi e, due giorni dopo, integralmente. La Cnn ha chiesto all’emittente, senza tuttavia ottenere risposta, se ne sarà trasmessa la versione non modificata.Intanto le preoccupazioni dei dem non si placano, soprattutto a causa di alcuni recentissimi sondaggi. Una rilevazione della Suffolk University ha attribuito a Donald Trump un vantaggio di tre punti su Biden, mentre - secondo la Cnn - il 56% degli elettori democratici gradirebbe un passo indietro del presidente dalla campagna elettorale. Un ulteriore sondaggio di YouGov ha rivelato che per il 60% degli americani l’attuale inquilino della Casa Bianca non risulterebbe adatto a condurre un secondo mandato presidenziale. Tutto questo, senza dimenticare che la grande stampa liberal si è schierata a favore di un suo ritiro: un ritiro che è stato invocato dal board editoriale del New York Times e dall’editorialista del Washinton Post, David Ignatius. Trump, invece, continua a rafforzarsi: oltre alle buone performance sondaggistiche, l’ex presidente ha ottenuto l’immunità per alcune delle condotte contestategli dal procuratore speciale, Jack Smith. Inoltre, la sentenza per la condanna subita a Manhattan, è stata posticipata al 18 settembre. Eppure, anziché cercare di affrontare i problemi, l’entourage del presidente, almeno per ora, ha scelto la strategia della minimizzazione e dell’arrocco. Il vicedirettore della campagna di Biden, Quentin Fulks, ha accusato i media di aver ingigantito il disastro registrato dall’inquilino della Casa Bianca la sera del dibattito: disastro che, a sua volta, Biden ha attribuito alla stanchezza dovuta ai viaggi internazionali. Peccato però che questo atteggiamento stia irritando vari esponenti dell’Asinello. «Critico davvero la campagna di Biden per un atteggiamento sprezzante nei confronti delle persone che sollevano questioni da discutere», ha tuonato il senatore dem, Peter Welch.Inoltre, secondo Politico, altri esponenti del partito starebbero puntando il dito contro il cerchio magico iperprotettivo di consiglieri che, ormai da tempo, circonda il presidente. Ma non è tutto. Sì perché la principale responsabile della strategia dell’arrocco è Jill Biden: la first lady che, anche alla luce del rilevante potere da lei detenuto nell’attuale amministrazione americana, non ha alcuna intenzione di far fare un passo indietro al marito. «La crudele Jill si aggrappa al potere», ha non a caso recentemente titolato Drudge Report. Tra l’altro, secondo Nbc News, negli ultimi giorni il figlio di Biden, Hunter, avrebbe assiduamente partecipato alle riunioni del padre: una circostanza che pare abbia innervosito non poco lo staff della Casa Bianca.Che la posizione di Biden stia scricchiolando è testimoniato anche dal fatto che si continua a parlare di suoi possibili sostituti. Martedì, un sondaggio Ipsos ha rilevato che Michelle Obama sarebbe l’unico candidato dem a poter sconfiggere Trump, mentre ieri The Hill ha riferito che, in caso di ritiro del presidente, «Kamala Harris è la sostituta più probabile di Biden, anche se diverse fonti affermano che probabilmente ci sarà concorrenza». Ma attenzione: la Harris è attualmente molto impopolare, mentre gli Obama si sono alienati le simpatie degli elettori di Bernie Sanders, quando, nel 2016, diedero il loro endorsement a Hillary Clinton anziché al senatore del Vermont. Un nome da monitorare attentamente è semmai quello di Gavin Newsom: il governatore della California che intrattiene solidi rapporti con l’ex senior advisor dello stesso Obama, David Axelrod. È quindi su Newsom che l’ex presidente dem potrebbe puntare nelle sue manovre volte a sostituire Biden. Senza trascurare che, in caso di Convention aperta, l’ala più a sinistra del partito potrebbe decidere di dare battaglia e mandare a monte i desiderata dell’establishment dem. Tra l’altro, proprio ieri, quando La Verità era già andata in stampa, Newsom, ha incontrato Biden alla Casa Bianca con gli altri governatori democratici: un incontro che, secondo la Cbs, ha rappresentato una svolta importante, visto che, dal dibattito di giovedì, era sempre stato lo staff del presidente a tenere i rapporti con i governatori e i parlamentari dell’Asinello. Prima che il meeting si svolgesse, non era chiaro se fosse finalizzato a chiedere un passo indietro a Biden. Un Biden il cui futuro elettorale appare sempre più a rischio. Il game over potrebbe ormai essere questione di giorni. Se non addirittura di ore.
(Ansa)
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