2024-05-19
I conflitti fanno schizzare i costi dei trasporti via mare. In arrivo nuova inflazione
Causa Huthi crollano i transiti nel Mar Rosso mentre crescono le rotte africane. Noli a +200%. La Bce non deve ripetere l’errore di usare i tassi contro fenomeni esterni.I droni e i missili Huthi cominciano a fare effetto. Le tensioni lungo il Mar Rosso hanno imposto alle flotte commerciali cambi di rotta. A ciò si aggiunge il rifacimento - con tanto di siccità - del canale di Panama e il riaccendersi della pirateria lungo lo stretto di Malacca. Ne abbiamo scritto a lungo, anticipando i rischi e gli effetti. Ieri il centro studi di Confindustria nel pubblicare il consueto paper sulla congiuntura economica ha pensato bene di aggiungere un interessante paragrafo. Inserendo tutti i numeri relativi ai trasporti marittimi. Dall’inizio dello scorso dicembre alla scorsa settimana, i transiti nel Mar Rosso sono caduti del 61,5%, mentre quelli intorno all’Africa sono cresciuti ben del 91,5%. Da fine febbraio, i passaggi per Malacca (uno dei più importanti snodi mondiali) sono scesi del 37,9%. Il risultato è che i transiti totali nei principali colli di bottiglia marittimi si sono fortemente ridotti (-22,6%). «Di conseguenza», scrive Confindustria, «sono balzati i costi di shipping tra Asia ed Europa e, in misura minore, quelli tra Asia e America. I noli Shanghai-Genova sono aumentati di ben tre volte e mezzo a fine gennaio, per poi rientrare solo parzialmente (ancora +207,4% a inizio maggio); dinamica equivalente per Shanghai-Rotterdam (+216,7%)». Nel complesso, i costi di shipping globali si attestano a inizio maggio su livelli superiori del 128% rispetto ai cinque mesi precedenti. Le compagnie hanno quindi aggiustato le strategie, hanno modificato le rotte, riorganizzato le flotte e aumentato la velocità dei trasporti. Ovviamente tutto ciò ha un costo e un effetto al rialzo dei prezzi finali all’ingrosso.Non solo in queste settimane, ma anche per i prossimi mesi. «Nel medio periodo un aumento della flotta marittima potrebbe assicurare la capacità necessaria per rotte stabilmente più lunghe», prosegue Confindustria. Ma i costi variabili di shipping rimarranno più elevati (per l’Italia +50% con il Giappone, +70% con la Cina, +170% con l’India, in termini di distanza). L’aumento dei noli impatta sul prezzo dei beni importati e sulla competitività dei prodotti italiani, sia direttamente sia indirettamente, cioè attraverso il costo e la disponibilità di materie prime e semilavorati acquistati all’estero. Quanto? Sulla base delle variazioni rilevate nei costi di shipping, il centro studi ha stimato che l’aumento nei costi di trasporto marittimo ha effetti «moderati, in aggregato, sui prezzi alla produzione nel manifatturiero, pari in media a un +0,9%, ma con importanti differenze settoriali». Chimica e metallurgia sono i comparti per i quali le variazioni nei prezzi all’import avranno un effetto maggiore, rispettivamente del 3,6% e del 3,4%. Una crescita percentuale che va tenuta sotto controllo. Al momento i beni in arrivo dalla Cina garantiscono una dinamica deflattiva, visto che l’andamento dei prezzi dei beni segna un meno 1,6% rispetto al semestre precedente. Ciò però non ci deve illudere. Ogni anno nei porti italiani transitano sotto la voce import circa 380 miliardi di euro, che corrispondono a spanne al 40% delle importazioni complessive. Di questo enorme valore il 72% va sotto la voce energia, chimica e manifattura. Tre sole voci, due delle quali sono coinvolte direttamente dall’aumento dei noli. Senza dimenticare che il 20% delle merci proviene dalla Cina e quindi transita proprio dal Mar Rosso. Nel momento in cui Pechino deciderà di alzare i prezzi l’effetto dei miliziani Huthi sarà esattamente quello di esportarci inflazione. Guarda caso nel momento in cui il costo del denaro in Europa sta tornando sotto la soglia di attenzione. Le dinamiche della guerra ibrida si fanno così sempre più complesse. A giugno tutti noi attendiamo che la Bce torni a tagliare i tassi. L’economia italiana ne avrebbe avuto bisogno già da mesi. A pesare è sicuramente stata la posizione tedesca che, anche all’interno del consesso di Francoforte, ha tirato l’acqua al proprio mulino e nella direzione opposta delle esigenze del Sud Europa. Le tensioni in Medio Oriente manovrano dunque abilmente le leve inflattive, e allo stesso tempo conoscono a perfezione le dinamiche interne dell’Eurozona. Sarà fondamentale che Christine Lagarde non ricaschi negli errori del passato e tenga presente che le spinte esterne e la manipolazione dei rubinetti delle filiere produttive non possono essere contrastate con la tradizionale politica monetaria. Anzi, per quella strada si fanno solo danni. Sia nell’ambito dei consumi interni sia nei bilanci delle aziende esportatrici. I colli di bottiglia marittimi pesano anche sui conti con l’estero, perché, ad esempio, l’industria italiana spesso delega la gestione della catena logistica alla controparte estera. Tanti tasselli, difficili da tenere ordinati. Di certo, le missioni militari nel Mar Rosso e nello stretto di Hormuz diventeranno sempre più importanti.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.