2023-02-25
I conflitti d’interessi di chi pompa il 110%
Giuseppe Conte (Imagoeconomica)
Giuseppe Conte, in difesa degli incentivi edilizi, usa studi redatti da società che sostengono la cessione dei crediti. Come Nomisma, che fa anche da consulente per snellire la burocrazia del bonus. O il Censis, che stila i report con realtà del settore delle costruzioni.Le magnifiche sorti e progressive sventolate da Giuseppe Conte, ex premier, ora leader grillino e autore del superbonus 110%, hanno delle pezze d’appoggio. Studi diffusi nel corso del 2022 dai quali si evince, sostanzialmente, il successo della misura sia ai fini della crescita del Pil, sia ai fini del ritorno nelle casse dello Stato. Nessuno di questi report è, però sventolato, da Bankitalia, dall’Enea, dall’Ufficio parlamentare di bilancio o da altri enti indipendenti o specializzati in analisi numeriche e valutazione dei conti pubblici.Pochi giorni fa Conte in persona, per criticare la scelta improvvisa del governo Meloni di azzerare la cessione dei crediti e lo sconto in fattura su tutte le iniziative edili, ha rilanciato un documento redatto da Nomisma, la società di consulenza fondata all’inizio degli anni Ottanta da alcuni economisti legati a Romano Prodi.Secondo lo studio in questione l’impatto economico complessivo del superbonus 110% sull’economia nazionale è stato pari a 195,2 miliardi di euro, con un effetto diretto di 87,7 miliardi, 39,6 miliardi di effetti indiretti e 67,8 miliardi di indotto. «Da non trascurare», si legge sempre nel comunicato diffuso lo scorso martedì, «l’impatto sociale che ha visto un incremento di 641.000 occupati nel settore delle costruzioni e di 351.000 occupati nei settori collegati». I numeri sono mirabolanti. Difficile trovare elementi sottostanti a sostegno della tesi della società bolognese. Anzi, i report ufficiali dell’Upd e pure i dati Ance sottolineano numeri decisamente più bassi.Stesso discorso per il ritorno per le casse pubbliche. L’ex numero uno dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro, già alla fine del 2021 lanciava l’allarme ricordando che il saldo negativo per l’Erario sarebbe stato di almeno 61 miliardi. Il 21 febbraio (il giorno del report di Nomisma), in un’audizione in Senato, il capo del servizio Assistenza e consulenza fiscale della Banca d’Italia, Giacomo Ricotti , ha dichiarato che «anche tenendo conto delle imposte e dei contributi sociali versati a fronte dell’aumento dell’attività del settore, gli oneri della misura per il bilancio pubblico restano comunque ingenti». Allora, come conciliare le campane a festa di Nomisma con gli allarmi di Bankitalia? Pagella Politica suggerisce una risposta. Tra i servizi offerti dalla società di consulenza c’è Nomisma Opera, «una realtà nata per affiancare le imprese e coordinare nell’interesse degli attori coinvolti (condomini, tecnici, banche) tutte le procedure relative all’erogazione del superbonus per gli interventi di riqualificazione energetica e sismica degli immobili». Con questo servizio, la società offre ai suoi clienti, aggiunge Pagella Politica (sito di fact checking), «un solo interlocutore per coordinare tutti i soggetti coinvolti nell’operazione. Offre la certezza di una gestione efficace del complesso iter procedurale richiesto, la sicurezza dell’erogazione del superbonus 110% e il supporto, la consulenza e gli interventi operativi per agevolare l’operato dell’amministratore di condominio e dell’impresa edile».Conflitto d’interessi? Le coincidenze sono interessanti. E non sono le sole. A novembre dello scorso anno il Censis ha pubblicato un report in collaborazione con Cna, Ance, Confartigianato. Tutte sigle che hanno chiaramente il mandato di spingere per il superbonus. In mezzo alle associazioni di categoria spunta, però, anche Harley & Dikkinson che è, invece, una società attiva nel settore dell’efficientamento energetico degli edifici. «Sul suo sito ufficiale si trovano annunci di lavoro per la ricerca di figure professionali nel settore della cessione dei crediti di imposta, ossia quegli strumenti con cui lo Stato rimborsa i cittadini o le imprese che hanno eseguito lavori di efficientamento», spiega sempre Pagella Politica.«Harley & Dikkinson, a seguito del forte programma di sviluppo intrapreso grazie alla cessione del credito d’imposta che ha incentivato gli interventi di riqualificazione a livello nazionale, sta rafforzando la propria rete di consulenti sul territorio italiano», si legge invece sul sito della società. Il Censis ha, quindi, calcolato un ritorno per lo Stato del 70% degli investimenti sottostanti al superbonus 1101%. Tale percentuale non si ritrova in alcun altro studio. Eppure è diventata un cavallo di battaglia del M5s.Ciò che infine resta da chiarire è la sproporzione rispetto ai rimanenti modelli di detrazione. Complessivamente le detrazioni riscontrate nella dichiarazione dei redditi del 2021 (sul periodo d’imposta 2020 e quindi pre superbonus) ammontano a circa 71 miliardi di euro e sono composte prevalentemente da: detrazioni per redditi da lavoro dipendente e pensione (63%), carichi di famiglia (17,0%), altri oneri detraibili (7,6%), spese per recupero edilizio (11,4%) e spese per il risparmio energetico (2,9%).Nel confronto con gli sconti fiscali del 2019 si possono notare discreti incrementi per spese di recupero edilizio (+7,0%), risparmio energetico (+7,6%), arredo di immobili ristrutturati (+13,4%). In ogni caso, il valore totale legato al mondo dell’edilizia non supera la cifra degli 8 miliardi di euro. Con l’applicazione delle norme volute dal Conte bis si passa a 110 miliardi di crediti, ben più di 10 volte tanto. E quasi tre volte tanto la principale voce di detrazioni che riguarda le spese sanitarie per la famiglia. Un indizio molto semplice che spiega l’insostenibilità della norma grillina.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)