Concorrenza, rischio paralisi per l’Antitrust: con le nuove regole meno poteri sanzionatori
Le nuove regole rischiano di paralizzare l'Antitrust
L’Unione europea vuole rafforzare la tutela dei consumatori. Ma nel passaggio alla normativa nazionale qualcosa non va come dovrebbe andare. E quattro emendamenti bipartisan, approvati in Senato, rischiano di annacquare la legge comunitaria e di spuntare le armi sanzionatorie nelle mani dell’Antitrust.
Con le associazioni dei consumatori che scendono sul piede di guerra. E il rischio che la norma nazionale vada in contrasto con le regola generale dell’Unione. Un gran pasticcio, insomma.
LA STORIA
In parlamento è infatti in discussione la legge di delegazione europea che prevede fra l’altro la modernizzazione delle norme sui consumatori. Si tratta in sostanza di recepire le regole indicate da Bruxelles che stabilisce gli Stati possano comminare sanzioni nel caso di pratiche commerciali scorrette. Un meccanismo che funziona attraverso le autorità di vigilanza come quella guidata da Roberto Rustichelli.
Nel dettaglio, la nuova regolamentazione comunitaria (direttiva 2019/2161) prevede che Agcm, possa comminare sanzioni fino al 4% del fatturato annuo dell’azienda. Si tratta di un considerevole passo in avanti rispetto alla norma vigente che fissa il tetto massimo delle sanzioni a 5 milioni di euro, cifra decisamente contenuta rispetto al giro d’affari dei grandi gruppi delle telecomunicazioni, dell’energia o gli over the top.
Ma in senato passano quattro emendamenti che che prevedono di applicare le maxi-sanzioni solo alle violazioni transfrontaliere, cioè a condotte che danneggiano i consumatori di almeno tre Paesi europei. Detta in altri termini, nella stragrande maggioranza dei casi l’autorità guidata da Rustichelli non potrebbe intervenire per sanzionare gli abusi a danno dei consumatori se non in presenza di una pratica scorretta riscontrata su più Paesi. Almeno non nella misura di una sanzione pari al 4% del fatturato dell’azienda che ha realizzato l’abuso. A questi gruppi, che pure hanno fatturati multimilionari, la massima sanzione sarebbe ancora di 5 milioni.
CONSUMATORI IN PROTESTA
Contro i quattro emendamenti sono immediatamente scese in campo le associazioni dei consumatori. Evidenziano che se il provvedimento dovesse passare in questo modo, sarebbe contrario alla stessa ratio ispiratrice della norma comunitaria. Per Luigi Gabriele di Consumerismo no profit, «siamo ormai arrivati ad un rapporto fra il singolo utente e un grande gruppo con uno sbilanciamento sempre più a favore delle grandi compagnie. Per questo in questa fase è essenziale che le autorità di vigilanza e controllo riescano a tutelare i consumatori attraverso poteri di deterrenza che è lo scopo per il quale vengono adottate sanzioni in base al fatturato».
Per questo secondo Gabriele, «quanto fatto dal parlamento italiano comporta una stortura rispetto alla capacità di difesa dei consumatori. Auspichiamo che il parlamento possa rimediare a questo errore che danneggerebbe gli utenti». Della stessa opinione anche il Codacons. Entrando nel concreto, come spiega Gianluca D’Ascenzo del Codacons, a gennaio il garante della Privacy ha sanzionato con 26,5 milioni Enel energia per telemarketing aggressivo. «Per le stesse condotte, Antitrust non potrebbe comunque superare i cinque milioni» ha precisato D’Ascenzo.
Non a caso, lo scorso 8 marzo, in audizione in Commissione d’inchiesta sul sistema bancario, l’Antitrust aveva chiesto ai parlamentari di incrementare i poteri sanzionatori dell’autorità. In quella circostanza, l’Antitrust aveva auspicato una rapida approvazione della legge di delegazione europea con l’obiettivo di incrementare le sanzioni nei casi di abuso di posizione dominante. Ma non con questi «correttivi».
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