2023-12-11
Concia, un no che rieduca la sinistra
I progressisti non si danno pace per il dietrofront sull’attivista Lgbt a capo del progetto scolastico. Non c’entra la persona, bensì l’ossessione di voler indottrinare i ragazzi.A sinistra non se ne fanno una ragione. Scrive Linda Laura Sabbadini su Repubblica, senza nascondere l’irritazione: «Hanno vinto gli integralisti. Tutto è finito in neanche tre giorni. Nomina delle tre coordinatrici del progetto Educare alle relazioni. E revoca delle stesse. Ed è finito, perché tra le nominate c’era Paola Concia, considerata inadatta dall’integralismo di destra, perché lesbica e femminista. Non dal ministro Valditara». Secondo la Sabbadini «non basta la competenza, nonostante nel nome del ministero sia stata aggiunta la parola merito». La stessa Concia rilancia: tutta colpa, dice, dei «massimalisti». Quelli di sinistra, certo, che non la vorrebbero in quanto troppo «dialogante», ma soprattutto quelli di destra. Bigotti che l’avrebbero rifiutata perché «sono lesbica e femminista». L’ex militante del Pd non la tocca piano: «Siamo in campagna elettorale perenne», dice sempre a Repubblica. «Vorrei che ci fosse una riflessione seria su questa storia, possibile che sulla violenza delle donne si facciano polemiche così?».Il progetto ministeriale, insiste, era tutto tranne che ideologico: «L’idea era che si formassero degli insegnanti referenti per fare dei gruppi di discussione nelle classi, guidate appunto dai professori. Non lezioni frontali, ma un ragionamento aperto. Dove la teoria gender non c’entrava nulla».Ovviamente, a completare il lagnoso quadretto, non poteva mancare la rampogna di Elly Schlein: «Sono passati pochi giorni dai funerali di Giulia Cecchettin e non abbiamo dimenticato, perché risuonano nelle nostre orecchie, le parole di suo padre che chiamano alla responsabilità tutte le istituzioni e le forze politiche per lavorare sulla prevenzione», dice la segretaria del Pd. «Invece abbiamo visto altra violenza di genere altri femminicidi, altri stupri. È urgente rendere obbligatoria l’educazione all’affettività e al rispetto delle differenze in tutti i cicli scolastici, coinvolgendo le competenze e i centri antiviolenza. Questa è la strada per cui ci preoccupa vedere che il ministro Valditara nomina dei garanti, per i suoi progetti solo facoltativi, e poi non è in grado nemmeno di andare avanti su quei progetti». E sono proprio queste frasi della Schlein a chiarire dove stia il problema. Come abbiamo già avuto occasione di scrivere, il nodo non è tanto la presenza di Paola Concia, che in effetti è persino moderata rispetto allo standard dei militanti Lgbt. Il motivo per cui il progetto Educare alle relazioni è estremamente discutibile sta proprio nella parola educare, e nella insistenza con cui i rappresentanti della sinistra chiedono l’introduzione della «educazione affettiva obbligatoria» nelle scuole. Il piano di Valditara, benché probabilmente presentato in buona fede, nei fatti è il perfetto grimaldello con cui spalancare le porte delle istituzioni scolastiche ai rieducatori, a quelli che non vogliono il dialogo sbandierato dalla Concia, ma direttamente la costruzione di una nuova mentalità di cui i ragazzini dovrebbero essere i portabandiera. Sono costoro - gli autoeletti terapeuti del pensiero - i «massimalisti» di cui avere davvero paura. No, in questo caso non c’entrano nulla i presunti spauracchi gender o il bigottismo. Qui occorre combattere l’ossessione rieducativa, la pretesa che i genitori siano inadatti a crescere i figli senza aiuto esterno, l’ambizione di produrre in laboratorio cittadini allineati alle volontà del potere. In fondo è un po’ come dice Elly Schlein: è una questione di merito e competenze. Su amore, affetto e sessualità le uniche competenze sono quelle dei singoli e delle famiglie: tutto il resto è indebita ingerenza, per altro inutile ai fini di ridurre la violenza di genere e a migliorare i rapporti tra i sessi (come dimostrano i dati provenienti da mezzo Occidente). Dunque non se la prendano troppo la Concia e le altre: il problema va ben oltre loro. Anzi, potrebbero perfino cogliere l’aspetto educativo della faccenda: un ottima lezione di gestione del rifiuto.