2024-02-08
Con ricatti e incentivi finanziamo la nostra decadenza
Le politiche verdi dell’Ue distruggono agricoltura e industria. L’automotive vuole abbandonare l’Europa e la Cina brinda. La transizione energetica non è gratis. Senza sussidi infatti non ci saranno auto elettriche, pannelli solari, pompe di calore, case a emissioni zero eccetera. In altri termini, tutte quelle belle cose che l’Europa ci vuole costringere a fare - per il nostro bene, s’intende - le dobbiamo pagare. In apparenza non direttamente, ma sotto forma di tasse con cui gli Stati e la Ue spremeranno i contribuenti. Non solo, parte di quei soldi saranno ricavati dirottando i fondi che oggi sono destinati ad altri settori, giudicati fino a ieri vitali e all’improvviso classificati fra quelli ad alto tasso di inquinamento. Si spiega così la guerra dichiarata da Bruxelles agli agricoltori, che giustamente stanno agitando l’intera Europa con proteste che non si vedevano da tempo. Si spiegano così anche le pressioni, ma forse sarebbe meglio parlare di ricatti, che l’industria automobilistica sta esercitando sui governi, minacciando di chiudere le fabbriche per trasferire le catene di montaggio in Paesi che offrano condizioni più convenienti. Il caso Fiat (chiedo scusa se continuo a usare il vecchio nome del gruppo e non quello imposto dopo la fusione con Peugeot) ridotto all’osso è questo: sussidi in cambio di conservazione dei posti di lavoro. Soldi pubblici per mantenere la pace sociale. Diversamente, tra poco molti dei 42.000 dipendenti di ciò che resta del gruppo torinese diventeranno disoccupati. Lo ha detto senza mezze misure l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares. Lo si capisce dalla missione improvvisa di John Elkann nella Capitale. Dopo aver snobbato Roma, l’erede dell’impero Agnelli vi si è precipitato, nella speranza forse di ricevere aiuto da Sergio Mattarella, al fine di costringere Giorgia Meloni ad aprire il portafogli statale. Peccato che, oltre all’impopolarità di un ulteriore finanziamento a fondo perduto a favore dell’azienda, ci sia una questione pratica: con una situazione di finanza pubblica non certo delle più floride dopo il passaggio dell’armata pentastellata, ogni euro regalato agli Elkann è un euro sottratto ad altri settori, agricoltura fra i primi. Se non si trovano 200 milioni per evitare la reintroduzione dell’Irpef sui terreni agricoli, come si potranno reperire i miliardi per l’auto elettrica e per tutto ciò che l’Europa intende imporre nei prossimi anni?La questione è semplice: avanti di questo passo, noi europei stiamo finanziando il nostro declino. Perché smettiamo di investire in ciò che ci rende autonomi, per sostenere tutto ciò che ci rende dipendenti dalla Cina e da altri Paesi. Dall’auto ai pannelli solari, dalle pompe di calore ai sistemi per garantire zero emissioni: tutta tecnologia che non è in mano nostra e che, soprattutto, non si sostiene da sola. È di ieri la notizia che senza aiuti l’industria tedesca che produce pannelli solari chiude, perché non è in grado di reggere la concorrenza cinese. E sulla stampa internazionale si possono leggere analisi da cui si capisce che il più grande produttore mondiale di veicoli, vale a dire Volkswagen, si prepara a trasferire la sua intera produzione di auto elettriche in Cina. E in Europa, che cosa resterà in futuro, visto che la Ue vuole vietare i motori termici? Nulla. Dunque, i soldi alla Fiat oggi sono un palliativo, miliardi per tappare un buco, ma nulla di più. E in cambio, inseguendo le follie della Ue - che non sono affatto messe da parte nonostante la parziale retromarcia di Ursula von der Leyen di fronte alle proteste degli contadini - uccidiamo l’industria agroalimentare, aprendo alle importazioni dall’estero, vietando l’uso dei fitofarmaci, imponendo il «riposo» dei terreni e autorizzando la produzione e la vendita di carne e pesce sintetico.So che catene di montaggio e campi coltivati sembrano questioni che non hanno nulla da spartire, ma in realtà sono le due facce di una stessa politica, che dal mio punto di vista è suicida. Come ho già scritto, non mi piacciono le manifestazioni e i cortei che bloccano il traffico. Però la marcia dei trattori si fa fatica a non applaudirla.