2018-11-16
Quanto avrete di pensione con quota 100
Lo studio di Itinerari previdenziali smentisce l'allarme di Tito Boeri e soci: con l'anticipo, l'assegno mensile netto è sì inferiore ma la cifra incassata in totale è superiore in virtù dei minori contributi versati e degli anni in più in cui si gode della misura.Matteo Salvini replica durissimo al presidente: «Ha stufato. Lasci e si candidi con il Pd».Lo speciale contiene due articoli.Quota 100 è il fulcro della manovra che il governo si appresta ad approvare. Il motivo è chiaro: dopo oltre 30 anni qualunque lavoratore vuole essere certo di ottenere il meglio da quanto versato. Per questo i più scettici si sono scaldati quando uno studio dell'ufficio parlamentare di bilancio ha reso noto che il taglio all'importo può variare da un minimo del 5,06% in caso di pensionamento con un solo anno di anticipo rispetto alla Fornero fino a un massimo del 34,17% nel caso di anticipo di sei anni.Ma questo significa che il sistema quota 100 sarà davvero meno conveniente? In realtà, no. La scorsa settimana, interpellato a Otto e mezzo su La7, il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha escluso qualunque penalizzazione. «Non ci sarà nessuna riduzione. Non ho capito da dove esca questa simulazione», aveva aggiunto. In effetti, secondo uno studio di Itinerari previdenziali, uno dei maggiori centri di ricerca in Italia in tema di pensioni, il modello previdenziale ideato dal governo in realtà sarebbe conveniente. L'indagine, a cura di Alberto Brambilla, Alberto Cauzzi e Silvin Pashaj, ha realizzato con il motore di calcolo Epheso delle simulazioni prendendo in esame due profili: uno retributivo e uno contributivo, calcolando per entrambi le prestazioni attese con il pensionamento anticipato con quota 100 e con la decorrenza minima di vecchiaia prevista dalla normativa attuale. Iniziamo con la prima simulazione: Francesco (nome di fantasia) è un lavoratore dipendente nato il 2 agosto 1957 che ha iniziato a lavorare il 1° settembre 1977 e che oggi ha una retribuzione annua imponibile di 30.000 euro e un andamento reale di carriera dell'1,5% annuo oltre l'inflazione. Avendo accumulato 18 anni e quattro mesi di contributi alla data del 31 dicembre 1995 (la legge Dini ha previsto il mantenimento del metodo di calcolo retributivo per i lavoratori con almeno 18 anni di anzianità contributiva alla data del 31 dicembre 1995), la pensione verrà prevalentemente calcolata con il metodo retributivo. Con il sistema quota 100, Francesco si godrà la meritata pensione a partire dal 1° settembre 2019 con 38 anni di contributi e, secondo Itinerari previdenziali, percepirà 20.993 euro lordi l'anno, 16.616 netti. Al contrario, con il sistema attuale, Francesco andrebbe in pensione a 67 anni e dieci mesi a partire dal 1° giugno 2025. In questo caso, dopo 43 anni e nove mesi di lavoro, percepirebbe 26.639 euro lordi l'anno, 20.397 netti. Pallottoliere alla mano, la differenza tra il primo e il secondo caso è del 22,7%. Esattamente la percentuale sventolata da tutti i media e dall'Upb. Ma fermarsi qui è sbagliato e in malafede. Infatti, la per capire quanto effettivamente si percepisce bisogna valutare la somma incassata nell'arco della vita. Per fare un corretto calcolo dei costi e dei benefici bisogna considerare anche quanto viene versato di contributi nel corso della propria vita lavorativa, e il numero di anni in cui si percepisce la pensione. Secondo lo studio, con il sistema quota 100, andando in pensione con cinque anni di anticipo Francesco verserebbe 342.688,39 euro, circa 40.000 in meno rispetto ai 382.744,15 che dovrebbe versare con il sistema attuale (e cinque anni in più di contributi). Inoltre, andando in pensione prima potrà godere della pensione per un periodo più lungo. A 86 anni, esattamente la speranza di vita, con quota 100 in realtà Francesco incasserà 64.665,89 euro (il 18,9% di quanto versato) in più rispetto a quanto avrebbe avuto secondo la legge Fornero. Anche includendo nel calcolo i maggiori contributi versati, il vantaggio sarebbe di circa 24.000 euro. Prendiamo ora l'esempio di Alessandro (sempre un nome di fantasia), un dipendente nato sempre il 2 agosto del 1957 che però ha iniziato a lavorare il 1° settembre 1981. Avendo accumulato solo 15 anni e quattro mesi di contributi alla data del 31/12/1995, la pensione verrà prevalentemente calcolata con il metodo contributivo.Prendendo in considerazione gli stessi parametri reddituali di Francesco, con quota 100 Alessandro andrà in pensione con 38 anni di lavoro a partire dal 1° settembre 2019 con 18.119 euro lordi l'anno, 14.667 netti. Scegliendo, invece, il sistema Fornero e andando in pensione il 1° giugno 2025 (a 67 anni e con 43 anni di contributi) il nostro lavoratore percepirà 24.169 euro lordi l'anno, 18.741 euro netti. In questo caso la differenza di assegno è del 27,2%. Ma anche qui bisogna andare oltre.Calcoli alla mano Alessandro, arrivato all'età di 86 anni, scegliendo quota 100, potrà vantare un monte pensionistico pari a circa 360.000 euro, mentre con il sistema attuale 311.665,73 euro. Circa 50.000 euro di differenza. Se si esclude il computo del differenziale di contributi versati la cifra a favore di quota 100 si ferma a circa 8.000 euro. In ogni caso è minore il vantaggio con il sistema pensionistico attuale. La differenza sarebbe solo del 2,5%. La proiezione per la speranza di vita è sempre di 86 anni. In effetti, tanto per tirare le somme possiamo dire che il modello Fornero conviene effettivamente solo a chi vivrà più di 96 anni. Ovvero, un'esigua minoranza di pensionati.Appare chiaro, dunque, che non è solo la cifra mensile a fare la differenza, ma anche quanto versato e soprattutto il numero di anni per i quali si percepisce l'assegno. Non ammetterlo significa essere un po' in mala fede.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/con-quota-100-i-pensionati-incassano-di-piu-2619932117.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-capo-dellinps-fa-ancora-il-gufo-niente-risorse-per-2020-e-2021" data-post-id="2619932117" data-published-at="1758180532" data-use-pagination="False"> Il capo dell’Inps fa ancora il gufo: «Niente risorse per 2020 e 2021» Secondo il presidente dell'Inps Tito Boeri per Quota 100 «mancano risorse aggiuntiva per il 2020 e il 2021 rispetto al primo anno», quindi l'introduzione di questo provvedimento, a suo parare, non sarebbe strutturale. Secondo la sua tesi critica, nella legge di bilancio sarebbe «previsto che la dotazione del fondo sia praticamente la stessa e vari di poche centinaia di milioni, 6,7 miliardi nel 2019 e 7 miliardi nel 2020 e 2021». E poi, con una certa vis polemica, ha aggiunto: «Mi chiedo come sia possibile e cosa abbia in mente il governo per far fronte al fatto che inevitabilmente il secondo anno la misura costerà molto di più». Secondo quelle che Boeri definisce «simulazioni» effettuate dai suoi uffici, la misura costerebbe «in alcuni casi un terzo in più e in altri casi addirittura due volte in più rispetto al primo anno». A suo parare, «siccome si prevede un monitoraggio e si è parlato più volte di prevedere dei meccanismi di controllo sulla spesa, tipo rubinetti, allora ci viene da chiedere: avete in mente qualcosa di simile, pensando che, se si sfora un certo meccanismo di spesa, si interrompe l'erogazione della prestazione?». La risposta, però, ha deciso di darsela da solo: «Se è nell'intenzione del governo, sarebbe opportuno dirlo. Questo avrebbe anche delle implicazioni non secondarie, perché spingerebbe molte persone ad andare in pensione appena possibile, nella paura che poi la misura possa essere successivamente interrotta». Pronta la reazione del vicepremier Matteo Salvini: «Il presidente dell'Inps è in perenne campagna elettorale: ha stufato». In effetti non si comprende da quali dati l'istituto sia partito per arrivare alla stima dei costi di superamento della riforma Fornero, visto che per ora i termini non sono stati né decisi né si trovano nel testo della manovra. «Si dimetta, si candidi col Pd alle Europee e la smetta di diffondere ignoranza e pregiudizio», ha aggiunto il ministro dell'Interno. Ma Boeri non si è accontentato, e a margine di un'iniziativa della Fondazione Veronesi e dell'università Bocconi di ieri a Milano, ha gettato ulteriore benzina sul fuoco, sostenendo che il governo si sia posto come obiettivo quello di «aumentare i pensionati» e, sempre secondo la tesi fumosa del numero uno dell'Inps, che alla domanda del motivo per il quale «si vogliano aumentare i pensionati», il governo risponderebbe che «serve per incrementare il tasso di occupazione dei giovani». Ma se questo è l'obiettivo, ha aggiunto Boeri, «allora bisogna abbassare le tasse sul lavoro e creare occupazione e non capisco cosa c'entrino le pensioni». Proseguendo nel suo ragionamento, ha sostenuto che «a seguito del forte calo di nascite e dei flussi migratori regolari» ci sarebbe un peggioramento dello scenario demografico che ci porterebbe nel 2050 a un rapporto di un lavoratore per ogni pensionato. «È indispensabile», ha aggiunto, «fare qualcosa per invertire questa tendenza». E a quel punto è arrivata pure una sua proposta: «Servono politiche per le nascite, un incremento dell'occupazione e dei flussi migratori regolari». Una filosofia di pensiero che ha provocato una reazione ancora più forte da parte di Matteo Salvini: «Fa il bastian contrario da anni: non si tocca la legge Fornero, non va bene Quota 100, prima dice che ci sono troppi soldi, poi pochi, poi dice che troppa gente va in pensione, poi che ci sono i tagli», si è lamentato il leader leghista. «Guardiamo i fatti, restituiamo il diritto alla vita, alla pensione e quindi al lavoro ad almeno mezzo milione di italiani che potranno scegliere se e quando andare in pensione, se e quando andare a lavorare». E sui fondi non ha dubbi: «Ci sono e ci saranno, però - tornando sul presidente Inps - fare politica sfruttando una carica pubblica incaricato da altri non mi sembra di buon gusto». Non è la prima volta che Boeri entra in rotta di collisione con Salvini: era già successo quando aveva dichiarato che «senza l'ingresso dei migranti il sistema non regge». In quel caso il vicepremier lo aveva stoppato così: «Vivi su Marte!».
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La commemorazione di Charlie Kirk in consiglio comunale a Genova. Nel riquadro, Claudio Chiarotti (Ansa)