
Era una lingua sacra che chiunque conosceva, pure gli analfabeti. Una volta abolito, è tutto un fiorire di mantra strampalati e scopiazzati. Il suicidio della cultura europeaSono nata negli anni Cinquanta e quindi ricordo cosa fosse il latino per noi: era la lingua sacra che tutti conoscevano, anche gli analfabeti. Non era, come è stato descritto dalla follia di alcuni, un sistema di snob per discriminare il povero e quindi l'incolto, era il sistema per alzare il povero e l'incolto. Tutti sapevano l'Avemaria in latino. L'analfabeta e l'incolto nell'imparare l'Avemaria in latino vestiva a sua volta panni reali e curiali, per usare la bellissima espressione di Niccolò Machiavelli, offriva a Dio quella maggiore fatica, quel suo maggiore sforzo e ne ricavava fierezza. Inoltre, essere confrontati tutte le domeniche alla messa in latino ci rendeva sostanzialmente bilingui. Questo favoriva, anche in epoche di gravi analfabetismi, una capacità linguistica che adesso, incredibilmente, in epoca di scuola dell'obbligo, si è persa. Nei vicoli di Napoli gli analfabeti degli anni Cinquanta parlavano un linguaggio più ricco e corretto degli alfabetizzati attuali. Il latino era la lingua comune dell'Europa: era la nostra identità. I miei atlanti di anatomia erano ancora scritti in latino. Ai congressi scientifici fino al 1800 si parlava latino. Le grandi università, ovviamente fondate dal Vaticano, a cominciare dalla più antica università d'Europa, quella di Bologna, l'Alma Mater Studiorum, insegnavano in latino, così che tutti, anche persone non di lingua italiana, potessero studiarvi. Il latino era la lingua sacra, che dava sacralità alla messa e alla preghiera. Una volta abolito il latino è tutto un fiorire di mantra più o meno strampalati e più o meno scopiazzati da induismo, buddismo o loro sotto forme esoteriche. E a proposito di esoterismo, arrivo alla seconda informazione che mi ha spinto a riscoprire il latino, una constatazione di ordine antropologico. Cecilia Gatto Trocchi, la maggiore studiosa di sette, esoterismo e satanismo ha usato la sua vita per studiare un fenomeno spaventoso, in costante aumento. La maggioranza delle persone, quando sente la parola satanismo, pensa a un paio di tizi strafatti e ipertatuati che sgozzano un capretto in un qualche sperduto casolare. Il satanismo è un fenomeno enorme e già arrivato ai piani alti. Per averne un'idea guardate la cerimonia di inaugurazione del San Gottardo: di una bruttezza nauseante, incentrata sull'adorazione a un uomo caprone davanti al quale tutti si inchinano. Il satanismo è cool, piace a lady Gaga, fa trasgressivo. Negli anni Novanta è successo un fenomeno molto bizzarro. Il marxismo, rimasto orfano dell'Unione Sovietica e privo di identità, si è frazionato in numerose correnti, una delle quali è diventata esoterica. Esistono ben tre chiese sataniche ufficialmente riconosciute in Gran Bretagna. La più grande chiesa satanica ha sede a Oklahoma City, ufficialmente riconosciuta dagli Usa, ha anche i suoi «cappellani» militari, regolarmente stipendiati grazie al presidente Barack Obama. (love is love, qualsiasi love sia. E anche religion is religion, qualsiasi religione sia). Nei suoi studi la dottoressa Trocchi ha scoperto un dato statistico costante: tra gli affiliati all'esoterismo, al satanismo sono assenti, o al massimo artigianalmente rari, coloro che hanno fatto il liceo classico. Il liceo classico quindi è il titolo di studio che sembra proteggere dallo sprofondare nel baratro. Quest'informazione mi ha permesso di capire un dato in effetti ovvio: la spinta verso l'esoterismo e tutte le sue degenerazioni è, sempre, la perdita d'identità. Ovviamente la perdita dell'identità religiosa, ma anche la perdita di identità culturale. Le persone che hanno fatto il liceo classico l'identità culturale, almeno, ce l'hanno: lo studio del greco e del latino li hanno ancora. Inoltre, il liceo classico fa particolarmente bene Dante Alighieri. Tanto più labile è l'identità, tanto maggiore è il fascino dell'esoterismo, la ricerca disperata di qualcosa che ci dia un senso. O che ci dia potere. Il satanismo esiste ed è mostruoso. Lo testimonia la dottoressa Trocchi, e lo testimonio anch'io, perché come medico ascolto molti pazienti. Protette da segreto professionale, mi arrivano confessioni che avrei preferito non sentire.La perdita del latino è stata all'inizio del suicidio della cultura europea sancita dal Vaticano secondo prima e dal Sessantotto poi, che ha permesso a una cultura di rinnegare sé stessa. Torniamo al cristianesimo, che non è una religione, è un evento storico. Al terzo giorno Gesù Cristo e risorto, sì o no? Se la risposta è no, qualcuno mi spieghi come è potuto succedere che abbia cambiato la storia un falegname ebreo crocifisso in una oscura e polverosa provincia dell'impero, che non aveva mai messo un rigo per scritto dopo tre anni di predicazione fatta a dei tizi di cui non fregava niente nessuno, abitanti appunto della sunnominata provincia dell'impero. E mi spieghi anche come è fatta la Sindone. Se la risposta è sì, allora se non avete niente di meglio da fare imparate a memorie queste righe:Ave Maria, gratia plena,Dominus tecum,benedicta tu in mulieribus,et benedictus fructus ventris tui, Iesus.Sancta Maria, mater Dei,ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae.Amen.E queste, che sono un'invocazione a un generale che dia una mano nelle battaglie, potrebbe non essere una brutta idea saperla a memoria.Sancte Michaël Archangele,defende nos in proelio;contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium.Imperet illi Deus,supplices deprecamur: tuque,Princeps militiae caelestis,Satanam aliosque spiritus malignos,qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo,divina virtute in infernum detrude.Amen.Non ci ucciderà, anzi fabbricherà sinapsi nel nostro cervello e ci renderà più capaci. Tutti gli ebrei, anche quelli liberi pensatori, conoscono l'ebraico della Bibbia, tutti gli arabi, anche quelli liberi pensatori, conoscono l'arabo del Corano. Anche se siete liberi pensatori imparate a memoria queste due preghiere, sono comunque più divertenti dei mantra induisti e pseudobuddisti. Just in case. Non si sa mai.
2025-11-13
«Piano Mattei: le parole chiave sono partnership, dignità e trasferimento tecnologico»
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(Totaleu)
Lo ha detto il presidente della Fondazione Social Economic Development Aroldo Curzi Mattei, a margine dell'evento «Mattei Plan for Africa and Global Gateway», sul Piano Mattei e le sue finalità.
Giorgia Meloni (Ansa)
Una delegazione di Fratelli d’Italia a Bruxelles guidata da Fidanza illustra i punti di forza del programma Sono 14 le nazioni coinvolte, con oltre 1 miliardo di euro di risorse impiegato in progetti nel continente
Un’Europa che torni protagonista in Africa. È l’obiettivo del Piano Mattei, voluto dal presidente del consiglio Giorgia Meloni e discusso per la prima volta a Bruxelles in un convegno «Piano Mattei e Global Gateway» organizzato dal capodelegazione di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza. Con lui anche Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo e i commissari Dubravka Šuica, con delega per il Mediterraneo, e Josef Šikela, commissario Ue alle Partnership internazionali. Il convegno è stato arricchito dai preziosi interventi di Meloni e del sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano. Per l’esecutivo, presente anche il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.
Ansa
Fabiano Mura, astro nascente della Cgil, aveva denunciato un’aggressione con tanto di saluti romani e skinhead rasati In piazza per lui scesero Salis, Landini e Orlando. Ma non era vero niente. E ora farà quattro mesi di servizi socialmente utili.
Quella mattina del 15 aprile una notizia che sembrava uscita da un film di denuncia sociale aveva scosso Sestri Ponente. L’ex segretario genovese della Fillea Cgil, Fabiano Mura (in quel momento tra gli astri nascenti del sindacalismo locale e ancora in carica), aveva raccontato di essere stato aggredito da due estremisti di destra («uno con la testa rasata») mentre si recava su un cantiere per incontrare degli operai ai quali avrebbe dovuto parlare del referendum su lavoro e cittadinanza dell’8 e 9 giugno. Gli ingredienti suggestivi, a dieci giorni dal 25 aprile (e a un mese dalle urne referendarie), c’erano tutti: la tensione ideale, la ferita simbolica inflitta al mondo del lavoro, i saluti romani, gli insulti e pure la fuga disperata fino alla sede del sindacato e poi in ospedale (dove Mura rimediò un certificato con cinque giorni di prognosi).
Nel riquadro, il chirurgo Ludwig Rehn (IStock)
Il medico tedesco Ludwig Rehn riuscì con successo a suturare il ventricolo di un paziente accoltellato che sopravvisse all'intervento, eseguito senza gli strumenti della cardiochirurgia moderna.
Non c’era più tempo per il dottor Ludwig Rehn. Il paziente stava per morire dissanguato davanti ai suoi occhi. Era il 7 settembre 1896 e il medico tedesco era allora il primario di chirurgia dell’ospedale civile di Francoforte quando fu chiamato d’urgenza per un giovane giardiniere di 22 anni accoltellato nel pomeriggio e trovato da un passante soltanto ore più tardi in condizioni disperate. Arrivò di fronte al dottor Rehn solo dopo le 3 del mattino. Da questo fatto di cronaca, nascerà il primo intervento a cuore aperto della storia della medicina e della cardiochirurgia.
Il paziente presentava una ferita da taglio al quarto spazio intercostale, appariva pallido e febbricitante con tachicardia, polso debole, aritmia e grave affanno respiratorio (68 atti al minuto quando la norma sarebbe 18-20) aggravato dallo sviluppo di uno pneumotorace sinistro. Condizioni che la mattina successiva peggiorarono rapidamente.
Senza gli strumenti diagnostici odierni, localizzare il danno era estremamente difficile, se non impossibile. Il dottor Rehn riuscì tuttavia ad ipotizzare la posizione del danno mediante semplice auscultazione. La ferita aveva centrato il cuore. Senza esitare, decise di intervenire con un tamponamento cardiaco diretto, un’operazione mai provata precedentemente. Rehn praticò un’incisione di 14 cm all’altezza del quinto intercostale e scoprì la presenza di sangue scuro. Esplorò il pericardio con le mani, quindi lo aprì, esponendo per la prima volta nella storia della medicina un cuore attivo e pulsante, seppur gravemente compromesso e sanguinante. Tra i coaguli e l’emorragia Rehn individuò la ferita da taglio all’altezza del ventricolo destro. Il chirurgo operò una rapida sutura della ferita al cuore con un filo in seta, approfittando della fase di diastole prolungata a causa della sofferenza cardiaca. La sutura fu ripetuta tre volte fino a che l’emorragia si fermò del tutto e dopo un sussulto del cuore, questo riprese a battere più vigoroso e regolare. Prima di richiudere il torace, lavò il cuore ed il pericardio con soluzione idrosalina. Gli atti respiratori scesero repentinamente da 76 a 48, la febbre di conseguenza diminuì. Fu posto un drenaggio toracico che nel decorso postoperatorio rivelò una fase critica a causa di un’infezione, che Rehn riuscì tuttavia a controllare per l’efficacia del drenaggio stesso. Sei mesi dopo l’intervento il medico tedesco dichiarava: «Sono oggi nella fortunata posizione di potervi dichiarare che il paziente è ritornato in buona salute. Oggi è occupato in piccole attività lavorative, in quanto non gli ho al momento permesso nessuno sforzo fisico. Il paziente mostra ottime prospettive di conservazione di un buono stato di salute generale».
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