2025-05-17
Con la legge Valditara addio ai corsi gender imposti dalla Toscana: in fumo 600.000 euro
Giuseppe Valditara (Ansa)
Battaglia su «Alla Pari». Susanna Ceccardi : «La norma passerà a breve: il progetto sarà carta straccia, così Giani butta soldi pubblici».I quasi 600.000 euro messi in pista dalla Regione Toscana guidata da Eugenio Giani per Alla pari, iniziativa di formazione «di genere» - destinata, mediante 22 laboratori, a 600 studenti tra scuole elementari, medie e superiori - continuano a fare discutere. Dopo infatti che La Verità, mercoledì, ha dato notizia di questo progetto - articolato lungo un triennio, dal 2025 al 2027, e finanziato con le risorse del programma regionale Fse+ 2021-2027 - il caso è diventato politico. Sì, perché questo stanziamento, oltre ad aver indignato Pro vita e famiglia, che vi ha visto un «caso di propaganda gender» da fermare, ha sollevato forti critiche da parte del centrodestra. Critiche alle quali ha voluto rispondere Alessandra Nardini, assessore regionale all’Istruzione e alle pari opportunità, secondo la quale il vero problema è «l’ossessione per il gender della destra», i cui esponenti «non fanno nemmeno la fatica di studiare un pochino».«Altrimenti saprebbero», ha continuato la Nardini, «che in realtà non spendiamo solo 600.000 euro e non finanziamo solo progetti per bambine e bambini a partire da 6 anni, ma investiamo 5,7 milioni per i progetti nelle scuole e i bilanci di genere e consentiamo pure progettualità che partano dai nidi. E se lo vogliono proprio sapere, sono proprio orgogliosa di questi progetti». Che, sempre secondo l’esponente della giunta Giani, sono stati strumentalizzati perché «non servono a convincere i bambini a cambiare sesso, ma insegnano la parità tra donne e uomini». Parole che la Nardini ha rivolto in particolare ai due esponenti toscani di centrodestra che più si sono indignati per Alla pari, vale a dire Marco Stella di Forza Italia - che vede nell’iniziativa «la volontà di rieducare bambini e adolescenti secondo una visione ideologica e fuorviante» - e l’europarlamentare Susanna Ceccardi della Lega. A quest’ultima l’assessore regionale ha riservato le parole più dure, rinfacciandole il presunto «risultato disastroso della sua azione amministrativa cascinese e la sua totale incapacità di lavorare per il bene della Toscana, esiste politicamente solo per montare queste polemiche».Un attacco pesante ma che non ha scomposto l’europarlamentare leghista, la quale, tornando invece nel merito - vale a dire il progetto Alla pari -ha fatto notare in un comunicato un particolare che pare sfuggito alla giunta Giani: il disegno di legge annunciato il 30 aprile scorso dal ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara, «disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico». Ora, la norma è significativa perché introduce una serie di vincoli per le scuole che intendano attivare corsi di educazione affettivo-sessuale, il che sostanzialmente affossa ogni tentativo di entrare nelle scuole scavalcando le famiglie. Infatti il testo, che condensa quanto prevedevano due ddl precedenti di Alessandro Amorese di Fdi e del leghista Rossano Sasso, prevede non solo che i genitori siano informati sui corsi che la scuola intende realizzare anche con soggetti esterni in ambito sessuale, ma anche - attenzione - che diano il loro assenso scritto, neutralizzando così qualsivoglia iniziativa didattica non concordata. L’approvazione della legge Valditara, che a breve dovrebbe iniziare il suo iter, è possibile già entro quest’anno ed è altamente probabile nei primi mesi del prossimo: quindi sicuramente ben prima che Alla pari abbia il suo triennale compimento. Significa che l’iniziativa ardentemente difesa dalla Regione Toscana resterà attuata solo in parte.Perciò, sottolinea Susanna Ceccardi, «il progetto della Regione Toscana è destinato a diventare carta straccia. Ma a Giani e compagni che importa? Per loro, buttare via centinaia di migliaia di euro è solo un dettaglio: l’importante è continuare a fare propaganda, con i soldi dei cittadini e sulla pelle dei bambini». L’esponente leghista rigetta l’accusa di non aver capito la vera natura del progetto Alla pari - «Altro che educazione al rispetto: dietro molti di questi progetti si nasconde un’agenda ideologica che vuole destrutturare l’identità sessuale fin dalla prima infanzia» - e all’assessore Nardini ricorda che, se si vuole davvero promuovere una cultura paritaria e meritocratica, lo si può fare benissimo anche senza entrare nelle scuole. Ma la sinistra toscana, «anziché investire sulle competenze, sulle Stem, sulle lingue o sul contrasto all’abbandono scolastico, preferisce finanziare spettacoli teatrali, “glossari di genere” e flash mob. E lo fa con i soldi dei contribuenti». Un classico.
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