2019-04-13
Con la condanna di Pillon passa l’idea che criticare gli Lgbt sia omofobia
Ha espresso disappunto per un'iniziativa: le sue parole considerate diffamatorie. Vedremo che cosa succederà nei prossimi gradi di giudizi. Per ora, prendiamo atto che il clima non è proprio dei migliori. Se non altro, salta all'occhio almeno la disparità di trattamento.Ieri alcuni giornali sono apparsi quasi entusiasti nell'annunciare che il leghista Simone Pillon è stato condannato (in primo grado) dal Tribunale di Perugia per diffamazione. Come anche La Verità ha scritto, il senatore è stato condannato a pagare 30.000 euro di risarcimenti a Omphalos, associazione legata all'Arcigay, e a un suo esponente. «Simone Pillon; il senatore ultrà della famiglia sotto processo per omofobia», ha titolato un paio di giorni fa (prima che la sentenza uscisse) Repubblica, che ieri ovviamente ha rincarato la dose: «Diffamazione, Pillon condannato a risarcire Arcigay. Il senatore firmatario del disegno di legge sull'affido condiviso dovrà versare 30.000 euro per la sua campagna omofoba». Grazie al cielo in Italia ancora non esiste una legge sull'omofobia, ma se dovesse mai essere approvata ora sappiamo a che cosa si va incontro. Pillon non ha pronunciato dichiarazioni omofobe, non ha parlato male degli omosessuali, non ha detto che vanno perseguitati, maltrattati o peggio. Semplicemente, ha criticato - pesantemente - l'operato di una associazione Lgbt di Perugia, la Omphalos appunto, che in passato ha organizzato «incontri formativi» in un liceo della città. A quanto si apprende dai giornali, scopo degli incontri era quello di sensibilizzare gli studenti nei riguardi del bullismo contro i gay. Durante gli incontri, tuttavia, erano disponibili per i giovani partecipanti volantini che spiegavano come utilizzare i preservativi (maschili e femminili) durante i rapporti sessuali, con tanto di consigli su come lubrificare al meglio le parti intime (del partner o delle partner) durante il rapporto omo. Che cosa abbia a che fare la lubrificazione con il bullismo non è chiarissimo, e forse qualche ragione nel parlare di indottrinamento il senatore Pillon ce l'aveva. Eppure le sue parole sono state considerate diffamatorie. Vedremo che cosa succederà nei prossimi gradi di giudizi. Per ora, prendiamo atto che il clima non è proprio dei migliori. Se non altro, salta all'occhio almeno la disparità di trattamento. Le associazioni Lgbt, negli ultimi mesi, hanno proferito ogni sorta di bestialità nei confronti -di Pillon medesimo e dei militanti pro vita. Dalle nostre parti, ormai, se uno difende la famiglia o si dichiara contrario all'aborto viene coperto di insulti. Bene che gli vada, lo accusano di essere medievale. Nei casi peggiori, si arriva alle maniere forti e alle censure. Se però un esponente politico contesta l'operato di un'associazione Lgbt, apriti cielo. Significa che è riuscita una vera e propria truffa ideologica. È passata l'idea che criticare gli attivisti arcobaleno e la loro visione (politica e ideologica) significhi essere omofobi e odiare gli omosessuali. In realtà, le due cose non c'entrano nulla. Si può dissentire da un attivista gay senza provare nemmeno una briciola di astio per i gay. Esprimere un pensiero diverso non significa «discriminare». Tuttavia chi osa farlo viene trattato come un pericoloso odiatore e punito di conseguenza. In compenso, odiare la famiglia e chi la difende è consentito e talvolta persino incentivato. Nei confronti dei «bigotti medievali» la libertà d'insulto è garantita.
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.