
A causa della sua capacità di immaginare altri mondi, la fantascienza non si è mai presentata come innocente. Essa, anzi, ha sempre avuto un segreto portato politico, nella misura in cui gli universi immaginati possono gettare una luce critica su quello reale.La cosa vale anche per le cosiddette questioni di genere. Si pensi solo a Chaos Walking, il film diretto da Doug Liman, con Daisy Ridley e Tom Holland, appena sbarcato su Prime video dopo una gestazione complicatissima e un naufragio al botteghino statunitense. La trama parla di una colonia umana su un pianeta lontano, la cui atmosfera ha una particolarità: riflette «in chiaro» i pensieri degli uomini, ma non quelli delle donne, che all'inizio vi sono peraltro del tutto assenti. Lo scenario cambierà quando da una navicella sbarcherà una ragazza pronta a spargere cazziatoni ovunque. La segretezza dei pensieri dà infatti alle donne una sicurezza, una profondità e una lucidità sconosciute agli uomini, che invece appaiono come esseri elementari, triviali, guidati in modo sin troppo trasparente da istinti basici. Una sceneggiatura – tratta peraltro da un romanzo di Patrick Ness, omosessuale dichiarato – che ha un'inclinazione ideologica molto leggibile. Ma non si pensi che la fantascienza si sia occupata di tematiche del genere solo in tempi recenti. Pensiamo, per esempio, a Il mondo senza donne, romanzo di Virgilio Martini apparso in Italia nel 1936. Nel libro, la popolazione femminile del mondo viene sterminata da un nuovo male, la fallopite. Il microbo è stato creato in laboratorio da un gruppo di scienziati omosessuali, odiatori delle donne e intenzionati a rendere gay l'umanità intera. Il romanzo – che il sito cultura gay definisce «ributtante fantasia razzista ed omofoba» – fu più volte censurato, mentre piacque a un intellettuale originale come Jean Baudrillard: «L'idea chiave è quella di uno sterminio della femminilità – allegoria terrificante dello sterminio di ogni alterità, di cui il femminile è la metafora, e forse qualcosa di più. Ciò di cui siamo vittime, e non allegoricamente, è un virus distruttore dell'alterità. [...] Se per il momento questo virus non colpisce la riproduzione biologica della specie, esso colpisce però una funzione più fondamentale ancora, quella della riproduzione simbolica dell'altro, a beneficio di una riproduzione clonata, asessuata dell'individuo senza specie. Infatti, essere privati dell'altro significa essere privati di sesso, ed essere privati di sesso vuol dire essere privati dell'appartenenza simbolica a qualunque specie». Un mondo (quasi) senza donne è anche quello messo su pellicola in Light of my life, di e con Casey Affleck, una distopia ambientata in un mondo post apocalittico in cui un morbo ha sterminato tutte le donne. Tra le poche sopravvissute c'è la dodicenne figlia del protagonista, che tuttavia è costretta a vestirsi da ragazzino perché, senza presenza femminile, l'uomo è regredito a bestia predatrice. Pensato come parabola femminista, il film in realtà è un elogio della complementarità tra uomo e donna e della diversità sessuale. Oltre che un inconsapevole manifesto anto gender: se la femminilità è davvero solo un costrutto sociale, se basta pensarsi donna per esserlo, perché un mondo senza donne dovrebbe risultare invivibile? L'atmosfera ansiogena e infernale che permea tutta la pellicola è in effetti incomprensibile se ci poniamo nel solco della retorica dominante per cui noi siamo innanzitutto «persone», senza etichette sessuali e senza generi preassegnati. La mancanza fisica delle donne, in senso strettamente biologico, crea invece una mancanza ontologica non compensabile da alcuna identità arbitrariamente scelta.Politicamente scorretto in modo consapevole è invece Il seme inquieto, romanzo scritto dal britannico Anthony Burgess – che non tutti sanno essere un battagliero conservatore - pochi mesi dopo la sua opera più famosa, Arancia meccanica. Di ritorno dall'India, Burgess aveva ancora in mente le scene della sovrappopolazione del subcontinente ed ebbe quindi l'intuizione: se un giorno ci fosse la necessità di ridurre la popolazione mondiale, i governi potrebbero ricorrere alla omosessualità obbligatoria? Nel romanzo, la Polizia demografica – o Poldemo – del governo britannico prende misure draconiane per incoraggiare l'infertilità. Scrive Burgess, dopo aver descritto la scena di due donne viste passeggiare mano nella mano: «Inclinazioni del genere, al pari d'ogni altro comportamento che dirottasse il sesso dal proprio fine naturale, erano attualmente incoraggiate, e da un capo all'altro del Paese spettacolari manifesti fatti affiggere dal ministero della Infecondità mostravano, in ironici colori da nido d'infanzia, coppie abbracciate dell'uno o dell'altro sesso con la didascalia È sapiens essere Omo. L'Istituto omosessuale teneva anche corsi serali». Qualcuno ha detto ddl Zan?
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