2023-05-12
I compagni chiedano conto ai loro sindaci
La protesta dei giovani sulle spese dei fuorisede interessa gran parte dei capoluoghi amministrati dai progressisti. Come la Milano del Bosco verticale, di Giuliano Pisapia e Giuseppe Sala, che non ha fatto nulla sull’edilizia popolare. E che oggi sogna le abitazioni a prezzo politico.Seregno è un Comune della Brianza che in linea d’aria dista una ventina di chilometri da Milano. Con Trenord, la linea ferroviaria della Regione, si impiega poco più di mezz’ora per raggiungere il capoluogo lombardo. Ma Alice Melideo, 20 anni, studentessa al Politecnico, non ama fare la pendolare tra casa e università: dice che è troppo pesante. Al pari di Ilaria Lamera, originaria di Alzano Lombardo, Comune della Val Seriana, a 60 chilometri da Milano, vale a dire un’ora e mezzo con treno e autobus, pretende dunque una casa. «Non lavorando, non voglio chiedere un aiuto ai miei», ha confidato al Corriere della Sera. L’aiuto, da quanto si capisce, dovrebbe darglielo la mano pubblica. O per lo meno questo è ciò che da alcuni giorni chiede la Terna sinistrorsa, l’organizzazione di sinistra che oltre a promettere di cambiare il mondo dell’università, spera di cambiare il mondo tout court, e all’interno di questo vasto programma ovviamente sogna di mandare a casa Giorgia Meloni e il suo governo. Tanto per capirci, tra le battaglie del gruppetto c’è la lotta a ogni diseguaglianza, comprese quelle che riguardano i migranti (Emergency è di casa) e il cosiddetto movimento Lgbt. La Terna vorrebbe infatti che chi è incerto su come definirsi o è in transizione per cambiare sesso possa disporre di un doppio tesserino per accedere al Politecnico, con riportati i diversi nomi. Ma oltre a questo, i sinistrorsi reclamano una casa a prezzo politico e perciò alcuni di loro hanno piazzato una tenda davanti all’università milanese, dando il via a un movimento che per imitazione si sta accampando in diverse città. Inutile dire che per andare incontro ai desideri degli studenti, il Pd e i vari cespugli progressisti si stanno facendo in quattro. O meglio: vorrebbero fare in quattro i proprietari di casa che non affittano le abitazioni a prezzo politico, requisendole nel caso siano sfitte o obbligandoli a mettere l’appartamento a disposizione di chi studia, ovviamente a un canone deciso da loro. In pratica, reclamano un intervento governativo sul tipo di quelli che un tempo si praticavano nei Paesi del socialismo reale.In realtà, invece di scaricare la colpa su chi ha una casa e l’affitta a prezzo di mercato, magari pagando pure il mutuo, oppure al posto di rivendicare un intervento del governo, il Pd e la sinistra dovrebbero citofonare ai propri sindaci, i quali governano gran parte dei capoluoghi toccati dalla protesta studentesca. È vero, ci sono anche città universitarie amministrate dal centrodestra, ma spesso con un passato di giunte progressiste e dunque se si devono ricercare le cause per la penuria di alloggi - come giustamente ha detto il ministro Giuseppe Valditara, subito peraltro massacrato dalla stampa filo-opposizione - bisogna guardare alla deriva talebana di alcuni compagni con la fascia tricolore. Prendete ad esempio il caso Milano, da cui è partita la protesta. Negli ultimi anni, la metropoli lombarda ha cambiato il proprio skyline, costruendo alcuni avveniristici palazzi, tra i quali il famoso Bosco verticale, dove gli appartamenti sono venduti a più di 20.000 euro il metro quadro. Ma quante case in edilizia popolare sono state realizzate? Quanti studentati sono stati edificati? Nessuno. Eppure, dal 2011 il capoluogo è governato dalla sinistra: per cinque anni il sindaco è stato Giuliano Pisapia, eletto con Sel, Sinistra ecologia e libertà; poi è venuto Beppe Sala, tendenza radical chic con ramificazioni nei salotti che contano. Al capezzale della ragazza in tenda davanti al Politecnico è corso Pierfrancesco Majorino, tendenza Elly Schlein con ramificazioni nei centri sociali, il quale ha messo in contatto la studentessa accampata davanti all’università con la segretaria del Pd, la quale ha offerto la sua solidarietà telefonica. Ma Majorino, che dal 2009 al 2011 è stato capogruppo del Pd, dal 2011 al 2019, prima di diventare parlamentare europeo, è stato assessore delle giunte Pisapia e Sala, dov’era quando non si costruivano case a prezzi popolari da donare a studenti e famiglie in difficoltà? Dove sono i progetti da finanziare con il Pnrr per l’housing sociale? La risposta non c’è, esiste solo la protesta, che ovviamente è dominata da gruppi che si chiamano Terna sinistrorsa, Sinistra universitaria, Cambiare rotta e Opposizione d’alternativa studentesca. Per la cronaca, queste ultime due sigle a febbraio organizzarono l’occupazione della facoltà di lettere e filosofia della Sapienza di Roma, per protestare contro il 41 bis e la detenzione dell’anarchico Alfredo Cospito e qualcuno si incaricò di affiggere un manifesto con i nomi del presidente della Repubblica, di quello del Consiglio e del ministro della Giustizia, accusando tutti quanti di essere assassini e di volere la morte del militante che gambizzò un manager e rivendicò una bomba alla caserma dei carabinieri. Con ciò, non voglio però sottrarmi al tema del caro affitti e dunque espongo una soluzione del problema. Almeno di quello di Alice, Ilaria e altri accampati milanesi. Andrea Furegato, sindaco di Lodi, città a 40 chilometri da Milano, invita tutti gli studenti che non sono in grado di pagare un affitto nella metropoli lombarda a prendere casa in città: «Da noi si spende la metà e in 15 minuti si arriva a Milano Rogoredo in treno». Dunque, come succede in tutte le città del mondo, se non ci si può permettere una casa a fianco dell’università la si prende nella città vicina. Ah, dimenticavo due cose: il sindaco di Lodi è del Pd e ogni giorno a Milano arrivano quasi 400.000 lavoratori che risiedono in un Comune diverso o, addirittura, fuori regione.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)