2020-10-02
Comincia il processo contro Salvini. E il Regno Unito vara una flotta di Diciotti
Matteo Salvini (Laura Lezza/Getty Images)
Udienza a Catania per il leader leghista, all'ombra delle chat di Luca Palamara. Boris Johnson tiene i migranti in mare e nessuno fiata. L'udienza contro Matteo Salvini per il presunto sequestro della nave Gregoretti inizia domattina a Catania. E a quanto pare si terrà a porte chiuse, ma già ieri aveva trasformato la città: strade e piazze chiuse al traffico; il palazzo di giustizia transennato, off-limits; 200 cronisti e fotografi in fila per l'accredito; 500 agenti tra polizia, carabinieri e guardia di finanza piazzati nei punti strategici. A Catania, del resto, ieri è cominciata anche la la tre giorni organizzata dalla Lega, intitolata «Gli italiani scelgono la libertà», con manifestazioni ed esponenti del Carroccio, da Gian Marco Centinaio a Lucia Bergonzoni. L'udienza preliminare, nella quale il giudice Nunzio Sarpietro dovrà decidere se Salvini meriti davvero di essere processato per l'ipotesi di aver sequestrato i 131 clandestini che nel luglio 2019 furono bloccati dal Viminale sulla Gregoretti nel porto di Catania, ha già ottenuto anche un grosso risultato politico: ha riunito il centrodestra come mai era accaduto, tanto che domani, al termine dell'udienza, in quello stesso porto si terrà un comizio con Salvini, la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni e il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani. È ben strano, il processo di Catania. È strano, ed emana un imbarazzante profumino d'ipocrisia. È vero infatti che per la nave Gregoretti Salvini è imputato di sequestro aggravato e continuato, un reato che prevede fino a 15 anni di reclusione. Eppure il leader della Lega non sarà mai processato per il caso, identico e parallelo, della nave Diciotti: l'ex ministro dell'Interno è stato «assolto» preventivamente da quell'accusa nel marzo 2019 dal Movimento 5 stelle, allora suo alleato di governo, che in Senato ha bocciato l'autorizzazione a procedere. Ma poi l'alleanza è caduta, un anno fa, così lo scorso 20 febbraio i grillini hanno votato per il sì al processo sulla nave Gregoretti. È forse giustizia, questa? O non qualcosa di molto strano e di molto ipocrita? Un giornalista lontanissimo dalla Lega come Paolo Mieli, ieri sul Corriere della Sera, ha dato del «fortunato» al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e l'ha fatto a piena ragione: in effetti è strano che nessun giudice abbia mai pensato di coinvolgere Conte nell'inchiesta, «nemmeno marginalmente». È strano, e anche ipocrita, perché la presidenza del Consiglio nel luglio 2019 avrebbe dovuto fare di tutto per bloccare il ministro dell'Interno, se questi si fosse macchiato di un reato grave come il sequestro di persona. E altrettanto fortunati sono stati i ministri grillini che nel luglio 2019 (ma nemmeno prima, o dopo) non si sono certo dissociati dalle scelte del Viminale. Ma anche la magistratura ha mostrato ipocrisia. Tutti oggi sembrano aver dimenticato lo sconcertante dialogo intercettato all'epoca del presunto sequestro di Catania tra il capo della Procura di Viterbo, Paolo Auriemma, e il collega Luca Palamara, ex membro del Csm indagato a Perugia. A rivelarlo fu La Verità: «Mi dispiace dover dire che davvero non vedo dove Salvini stia sbagliando», sosteneva Auriemma. Poi aggiungeva: «Illegittimamente si cerca di entrare in Italia, e il ministro dell'Interno interviene perché questo non avvenga… Questo è il punto di vista tecnico, al di là del lato politico. Tienilo per te, ma sbaglio?». Palamara gli rispondeva: «No, hai ragione. Ma ora bisogna attaccarlo».E le stranezze continuano. Perché in un'intervista a Repubblica il giudice Sarpietro ha appena giurato di non avere nulla a che fare con Palamara e ha aggiunto questa dichiarazione: «Io non faccio politica. Il senatore Salvini non ha alcun motivo di preoccuparsi: qui troverà un giudice terzo e soprattutto sereno, spoglio di qualsiasi pregiudizio, che gli garantirà un processo giusto ed equo». Ma è forse normale che un giudice dia questo tipo di rassicurazioni al suo imputato, e che lo faccia proprio con il giornale che incarna la linea più colpevolista?Ai vertici dell'ipocrisia si collocano infine il governo giallorosso, e soprattutto il Partito democratico, che gongolano all'idea che un leader dell'opposizione finisca alla sbarra. Il Pd, in particolare, domattina accorrerà con le sue bandiere davanti al tribunale di Catania per sostenere il processo e, come dice il segretario provinciale Angelo Villari, per protestare contro «il turismo giudiziario leghista». Intanto, però, il governo M5s-Pd adotta le medesime politiche migratorie di Salvini: il 7 aprile i «porti chiusi» dall'ex ministro leghista sono diventati porti «non sicuri» (quindi chiusi), mentre i naufraghi continuano a essere trattenuti sulle navi, e tre mesi il Viminale di Luciana Lamorgese (Pd) fa ha dato 10 milioni alla Guardia costiera libica, quella che ai tempi di Salvini la sinistra accusava di violenze indicibili e di oscene collusioni con i trafficanti di uomini. Lamorgese ha spiegato: «Manteniamo gli accordi con la Libia, stanno facendo un gran lavoro».Di questo passo, chissà, il governo giallorosso potrebbe decidere d'imitare non solo Salvini, ma addirittura Boris Johnson, visto che il premier britannico ha appena ipotizzato di trasferire tutti i migranti in arrivo su navi al largo, in attesa di valutarne lo status. Il governo inglese ipotizza anche l'installazione di muri galleggianti nel canale della Manica. Soluzioni di sicuro meno ipocrite delle navi, affittate in estate dal Viminale per riempirle d'immigrati «a rischio Covid». Malgrado quelle navi, peraltro, solo tra il 14 e il 25 settembre altre 190 persone sono affogate nel Mediterraneo. A proposito: qualcuno a Catania vuole forse indagare per strage, oltre che per sequestro? O sarebbe ipocrita?
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.