2020-02-03
Al via il vero test sulle primarie dem negli Stati Uniti
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Oggi si terrà l'appuntamento elettorale in Iowa. Il caucus è un'assemblea ristretta degli attivisti di partito, l'origine del cui nome risulta controversa (per qualcuno deriverebbe dal latino, secondo altri da un dialetto dei nativi americani). Differentemente da quanto avviene nel sistema delle primarie (in cui ci si reca classicamente alle urne), i caucus avvengono in uno spazio aperto.Ciascun partecipante si presenta nel luogo che ospita il proprio seggio (tendenzialmente aule o palestre) e si sposta fisicamente in quelle che sono le sezioni designate all'interno della stanza. In base all'area occupata, si mostra la preferenza per un determinato candidato. La soglia di consenso ottenuta da ciascun contendente permette quindi la distribuzione dei delegati, in vista della convention democratica che si terrà a Milwaukee (in Wisconsin) il prossimo luglio. Il quorum di delegati necessario per conquistare la nomination democratica quest'anno sarà di 1.991, mentre i caucus dell'Iowa ne metteranno in palio appena 41.Verso le 2 di notte italiane del 4 febbraio, i 1.678 seggi delle 99 circoscrizioni complessive avvieranno le procedure di “voto" a porte chiuse, che dovrebbero durare circa un'ora. In un primo momento, sarà lasciata la parola a funzionari statali del partito e ai rappresentanti dei vari candidati in lizza. Si aprirà poi una discussione tra gli astanti. Seguirà lo spostamento dei votanti nella stanza, per esprimere la prima preferenza. Generalmente – sottolinea Cnn – è necessario che, per restare in gara, un candidato raggiunga una soglia di consenso di almeno il 15%. Qualora un candidato non consegua questa soglia, decade e i suoi sostenitori possono (se vogliono) passare ad appoggiare qualcun altro. Si procede quindi ad una progressiva scrematura. Quest'anno, per la prima volta, il comitato nazionale del Partito Democratico ha stabilito che, oltre ai delegati, sarà reso noto anche il numero dei voti conseguiti da ciascun candidato. L'idea è quella di inserire maggiore trasparenza nel processo delle primarie, dopo le polemiche che scossero l'asinello nel 2016. Il punto è che, fanno notare i critici, questa novità potrebbe creare ulteriore caos in un sistema – quello dei caucus – già abbastanza confuso di per sé.Nonostante l'esiguo numero di delegati in palio, i caucus dell'Iowa si rivelano appuntamenti elettorali fondamentali, vista la copertura mediatica di cui tradizionalmente godono. Per questo, è talvolta capitato che potessero fungere da trampolino di lancio per diversi candidati (fu il caso, per esempio, di Barack Obama nel 2008). Da quando è stato istituito nel 1972, quasi tutti i democratici che hanno vinto questa competizione sono poi riusciti a conquistare la nomination del proprio partito: Jimmy Carter (nel 1976 e nel 1980), Walter Mondale (nel 1984), Al Gore (nel 2000), John Kerry (nel 2004), Barack Obama (nel 2008) e – per quanto sul filo del rasoio – Hillary Clinton (nel 2016). Non conteggiamo il 2012, visto che Obama correva senza seri rivali per la riconferma e la competizione fu una formalità. Quello che tuttavia va sottolineato è che – nei casi suddetti – soltanto due volte un candidato democratico vincitore del caucus sia poi riuscito ad arrivare alla presidenza: Jimmy Carter nel 1976 e Barack Obama nel 2008. Vincere questa competizione rischia quindi di non rivelarsi troppo di buon auspicio.Lo scorso 7 gennaio, il Des Moines Register ha dichiarato che le aspettative per l'affluenza di quest'anno siano “enormi". Se la previsione dovesse rivelarsi corretta, a beneficiarne potrebbe essere il senatore del Vermont, Bernie Sanders, che – secondo la media sondaggistica di Real Clear Politics – sarebbe al primo posto in questo Stato con il 24% dei consensi. «Se l'affluenza alle urne è poca e bassa, perdiamo. Se l'affluenza alle urne è alta, vinceremo», ha dichiarato Sanders durante una manifestazione a Sioux City pochi giorni fa. Resta tuttavia il fatto che, al momento, la distanza sondaggistica tra i principali candidati risulti troppo risicata per azzardare qualche previsione. Sembrerebbe, tra l'altro, che gli indecisi siano ancora parecchi e – in queste ultime ore – i vari concorrenti si se li stanno contendendo. Il risultato in Iowa non contribuirà a fare troppa chiarezza in queste primarie democratiche così confuse. Ma qualche ragguaglio in più potrebbe fornirlo. In particolare, si potrebbe iniziare a capire chi tra Sanders ed Elizabeth Warren possa sperare di candidarsi realmente a rappresentare la sinistra. E chi, tra Joe Biden e Pete Buttigieg, potrebbe invece intestarsi la guida del centro. Del resto, chi tra questi quattro rischia di fare la fine peggiore in caso di sconfitta lunedì è proprio Buttigieg, vista la sua posizione di outsider e di figura con scarsa esperienza politica. Fattori che obbligano il sindaco di South Bend ad ottenere buoni risultati almeno in Iowa o New Hampshire, se vuole realisticamente ambire alla nomination democratica. Tra le quote elettorali dirimenti in questo territorio si registrano innanzitutto gli agricoltori: non bisogna infatti dimenticare che il cosiddetto Hawkeye State figuri tra i principali produttori di soia americani. E, non a caso, Buttigieg e la senatrice del Minnesota, Amy Klobuchar, si stanno contendendo da tempo questa gruppo. Un gruppo magari non numerosissimo (poco meno di 90.000 persone su circa tre milioni di abitanti) ma che può comunque rivelarsi dirimente. Infine, potrebbe verificarsi qualche problema per Biden. Nonostante sia dato attualmente al secondo posto dai sondaggi, il New York Times pochi giorni ha evidenziato che il suo elettorato tipico (centrista e di età medio-alta) tende a partecipare poco ai caucus, che sono invece maggiormente apprezzati dagli elettori più liberal. Insomma, il sistema elettorale rischia di penalizzare l'ex vicepresidente americano, che tuttavia – va detto – resta ancora pienamente in partita.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.