2025-04-03
Il Colle fa opposizione anche sulle tariffe
Sergio Mattarella (Imagoeconomica)
Mattarella parla di «errore profondo» sui dazi e invoca una reazione Ue «compatta, serena, determinata». Mentre la Meloni vuole evitare la guerra commerciale però assicura «risposte adeguate». Tajani: «Pragmatici e con la schiena dritta».Il «giorno della liberazione» americana, il D-day dei dazi, diventa occasione di scontro tra Quirinale e Palazzo Chigi. Il premier Giorgia Meloni si oppone a «una guerra commerciale» mentre il Colle auspica una risposta europea «compatta, serena e determinata».«Quello statunitense è chiaramente per noi un mercato fondamentale ed è evidente che l’introduzione di nuovi dazi avrebbe risvolti pesanti per i produttori italiani. Penso personalmente che sarebbe anche una ingiustizia per molti americani perché limiterebbe la possibilità di acquistare e consumare le nostre eccellenze solo a chi ha la possibilità economica di spendere di più», spiega la Meloni che poi sintetizza: «Sono convinta che si debba lavorare per scongiurare in tutti i modi possibili una guerra commerciale che non avvantaggerebbe nessuno, né gli Stati Uniti né l’Europa. E per scongiurare questa guerra commerciale non si esclude, se necessario, di dover anche immaginare risposte adeguate a difendere le nostre produzioni». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è invece espresso con parole più dure. «I dazi sono un errore profondo», ammonisce, sollecitando da parte europea «una risposta compatta, serena, determinata». Non esattamente la stessa linea. Mentre dalla Meloni si coglie il tentativo di trovare una sintesi tra le forze di maggioranza, Mattarella sposa con nettezza la linea europeista che per il presidente del Consiglio innescherebbe la guerra commerciale. Per il vicepremier Antonio Tajani: «Mattarella dice parole sagge ma lo ha detto oggi il presidente del Consiglio e noi lo stiamo ripetendo da giorni». E poi: «Mi pare saggia l’idea di dire che noi non siamo in guerra, vediamo, non vogliamo, però se dobbiamo reagire reagiremo. È l’ultima ratio. Però vediamo qua quali sono le cose. Viene da loro la decisione di fare un’offensiva sui dazi. Noi non vogliamo fare nessuna guerra commerciale, però se dobbiamo difenderci, ci difenderemo», ha spiegato proponendo un esempio: «Se noi mettiamo i dazi sul whisky e poi ci mettono i contro dazi sul vino, ci diamo la zappa sui piedi, perché noi importiamo poco whisky e esportiamo tanto vino». Infine la chiosa: «Le reazioni inconsulte non servono a nulla. La guerra commerciale fa danni a tutti, innanzitutto all’economia americana perché aumenterà l’inflazione. L’inflazione porterà aumento del costo del denaro. Già abbiamo visto i risultati nella Borsa». La linea della Lega è chiara ed è sempre la stessa: «Il muro contro muro non paga», ripete Massimiliano Romeo, capogruppo del Carroccio in Senato: «Lo abbiamo detto fin da quando ci sono state le comunicazioni in Aula, con la presidente Meloni prima del Consiglio europeo, che il modo migliore non era certo quello di rispondere ai dazi americani con dei dazi europei, perché questo rischia di generare ulteriori ritorsioni, di alimentare quella che è una guerra commerciale in corso e con dei rischi notevoli di innescare una spirale inflattiva, un rischio ulteriore di stagnazione. Sarebbe molto meglio usare la diplomazia, e il termine negoziazione, cercando di sedersi intorno a un tavolo con gli Stati Uniti per cercare di ridurre l’impatto di questi dazi che generano preoccupazione».«Non bisogna certo rispondere con una sorta di spirito di rivalsa che sembra un po’ caratterizzare l’azione della presidente della Commissione europea» ha insistito Romeo: «Bisogna invece cercare di abbassare i toni e lavorare in questa direzione. Chiaramente a livello europeo e, perché no, visti gli ottimi rapporti che ci sono tra Italia e Stati Uniti, cercare di far sì che si possano anche mettere in campo delle azioni bilaterali». Il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha suggerito: «Magari esistono altri strumenti, l’abbiamo suggerito all’Europa per evitare di rispondere a dazi con dazi. Ad esempio accelerando accordi come quelli con India, Giappone, Indonesia, Vietnam». Per la sinistra la sortita del presidente della Repubblica diventa una sponda per attaccare l’esecutivo. «Abbiamo apprezzato le parole, come sempre efficaci e a tono, del presidente della Repubblica», ha commentato Francesco Boccia, presidente dei senatori del Pd. «Giorgia Meloni, in modo incerto, pattinando tra Salvini e Tajani, ha detto che non dobbiamo fare guerre commerciali. A questo punto, su un tema così rilevante per le nostre economie e il futuro del Paese non sono più possibili ambiguità da parte del governo: la presidente del Consiglio venga con urgenza in Parlamento a chiarire cosa intende fare il governo».Invito a riferire in Parlamento che arriva anche dal Movimento 5 stelle con Chiara Appendino che rievoca i rapporti commerciali con la Cina: «C’era uno straordinario strumento che ha aumentato l’export verso l’oriente, la Via della seta: il governo l’ha distrutta e dovrà andare con la testa chinata a riaprire un dialogo».Per Nicola Zingaretti, capo-delegazione del Pd al Parlamento europeo, l’Italia non deve diventare «il cavallo di Troia di chi odia questo nostro progetto europeo».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)