2021-07-25
Clima d’odio, l’assessore in un luogo segreto
Il gip conferma i domiciliari per il leghista, trasportato in una località protetta: il suo indirizzo di casa era stato diffuso sui social. Sinistra e islamici in piazza: «Assassino». Il testimone si è accorto solo ora che il politico avrebbe «preso la mira» e cambia versione.Il video che prova l'aggressione subita da solo non è bastato a evitare la misura cautelare all'assessore alla Sicurezza leghista del Comune di Voghera, Massimo Adriatici, dalla cui pistola calibro 22 (legalmente detenuta), martedì sera, davanti al bar Ligure, nell'immediata periferia cittadina, è partito un colpo che ha ucciso Youns El Boussettaui, marocchino di 39 anni, che puntualmente aveva disatteso i provvedimenti d'espulsione e che era conosciuto come un molestatore di passanti.Dopo l'interrogatorio di garanzia, il gip del Tribunale di Pavia, Maria Cristina Lapi, ha confermato gli arresti domiciliari con l'accusa di eccesso colposo di legittima difesa: ma l'assessore li sconterà in una località segreta. Perché il clima nella ormai ex tranquilla cittadina per lui si è fatto particolarmente pericoloso. E, inoltre, sui social qualcuno si è preso la briga di rendere pubblico l'indirizzo di casa dell'assessore, mostrando con un video la sua abitazione. Un teste, uno straniero di lingua araba, ha addirittura cambiato versione. Era già stato sentito dai magistrati e dai carabinieri mercoledì scorso. Ma ora i legali dei familiari di El Boussettaui, gli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli, hanno raccolto e depositato la testimonianza in cui afferma di aver visto Adriatici prendere addirittura la mira e poi sparare. «Quell'italiano ha preso la mira e ha sparato a Younus, ero a poca distanza, ho visto bene. Ha sparato a sangue freddo», avrebbe detto.Un dettaglio che, quando aveva parlato con gli investigatori, gli era sfuggito. Nonostante si trattasse di uno dei particolari più importanti dell'inchiesta.Qualcosa continua a non quadrare nell'inchiesta sulla morte di El Boussettaui. E forse sarà solo la consulenza balistica a chiarire i punti oscuri. Il gip per ora sostiene che «lo stesso Adriatici ha dichiarato di aver estratto la pistola in un momento in cui era ancora lucido e consapevole delle proprie azioni, prima che El Boussettaoui lo colpisse». Quindi ne deduce che «tale azione appare spropositata a fronte di un uomo che lo stava aggredendo disarmato, nei cui confronti si è posto in modo gravemente sproporzionato e creando le condizioni perché si addivenisse all'evento nefasto». Secondo il giudice, esisterebbe il pericolo di reiterazione del reato, tenendo conto «della consapevolezza qualificata che si deve richiedere a un uomo con la professionalità dell'indagato, esperto penalista, istruttore delle forze dell'ordine, esperienza in base alla quale l'uomo avrebbe dovuto essere in grado di discernere il rischio corso e i valori che era chiamato a bilanciare in tale situazione». «Il giudice ha escluso il pericolo di inquinamento delle prove», fa sapere l'avvocato Gabriele Pipicelli, legale di Adriatici, che ritiene «molto fragili le argomentazioni dell'ordinanza». E commenta: «Come possa reiterare un reato analogo, non avendo più armi, non lo so».Ora, però, è un'altra la questione che lo tiene in ansia: «Siamo molto preoccupati per il clima che si sta venendo a creare a Voghera anche per la manifestazione con alcuni esponenti politici che stanno alimentando un clima di tensione, forse anche per influenzare il giudizio della magistratura», denuncia l'avvocato. E anche il sindaco di Voghera, Paola Garlaschelli, è in allarme. In una lettera scritta ai cittadini parla di «strumentalizzazione mediatica» che potrebbe «alimentare ulteriore rabbia e violenza». Alcune centinaia di persone ieri si sono radunate in piazza Meardi per una manifestazione organizzata da associazioni e centri sociali. Qualcuno ha gridato «assassino, assassino», rivolto ad Adriatici, alla presenza dei rappresentanti della comunità islamica. Slogan anche contro Matteo Salvini, con il corteo che a un certo punto ha tagliato verso il Comune, ma è stato fermato dalla polizia. Dalla politica nazionale, poi, c'è chi ha alzato i toni. Laura Boldrini, per esempio, l'ha sparata su Twitter: «Il far west è l'idea di società della Lega. Ma è mai accettabile in una democrazia?». E non poteva mancare il dem Emanuele Fiano: «Il virus della giustizia fai da te ha ormai penetrato nel profondo la destra italiana, soprattutto salviniana».«Io non condanno né assolvo nessuno. Ho solo detto che potremmo essere in presenza di un caso di legittima difesa», ha ripetuto Matteo Salvini, che ha aggiunto: «Dal video è emerso che l'assessore è stato aggredito». E infine ha ricordato: «Diciamo che se fosse stato espulso (El Boussettaui ndr), come disposto da tempo, oggi piangeremmo una vita in meno». Alla fine di giugno il marocchino tentò di togliersi la vita, stando ai contenuti del diario infermieristico dell'ospedale di Borgosesia (Vercelli), riportati dall'Agi. Dopo una visita, stando sempre al diario infermieristico, però, El Boussetaoui fuggì per tornarsene a Voghera, in piazza Meardi, che, da vagabondo, aveva fissato come sua dimora.
(Arma dei Carabinieri)
L’arresto in flagranza differita di un 57enne di Acerra eseguito a Caivano è frutto del lavoro coordinato dei Carabinieri della Regione Forestale Campania e del Comando Provinciale partenopeo. Un’attività che muove i suoi passi dal decreto recentemente entrato in vigore in materia di illeciti ambientali e dagli schermi collegati ad una moderna «control room», una struttura che accentra segnalazioni, flussi informativi e richieste di intervento nelle province napoletana e casertana con un comune denominatore: la lotta all’inquinamento.
L’integrazione della nuova normativa a questo sistema di coordinamento consente di individuare e monitorare situazioni a rischio, consentendo una mobilitazione immediata delle pattuglie sul territorio.
Le immagini di un sistema di videosorveglianza dedicato hanno mostrato ai militari del NIPAAF (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale) e della stazione di Caivano un soggetto intento ad incendiare 25 sacchi di scarti tessili. Quintali di rifiuti, la cui combustione ha generato una nube di fumo che ha avvolto anche alcune abitazioni vicine.
Secondo quanto documentato in poche ore, il 57enne avrebbe alimentato le fiamme e poi si sarebbe allontanato a bordo del suo suv. Le pattuglie intervenute, collegate con la «control room», hanno ricostruito il tragitto del veicolo e ne hanno identificato il proprietario. L’uomo è stato rintracciato qualche ora dopo la registrazione delle immagini e arrestato in flagranza differita nella sua abitazione. E’ ora ai domiciliari, in attesa di giudizio.
L’intera operazione costituisce un esempio concreto dell’efficacia della nuova normativa - che supera i limiti della tradizionale flagranza - e del lavoro sinergico e strutturato dell’Arma dei Carabinieri.
Continua a leggereRiduci