2023-08-18
        Gli attivisti mollano il catastrofismo per salvare le loro balle dalla realtà
    
 
Contrordine, ecologisti: l’apocalisse è rinviata. Vittoria della vera scienza? Non proprio: gli esperti spiegano che tra un paio d’anni avremo periodi più freschi. Per tenere in vita l’Agenda green è meglio abbassare i toni...Sarà la lezione della pandemia: averle sparate grosse - tipo, aver raccontato che il green pass era la garanzia di trovarsi tra persone non contagiose - alla fine si è rivelato controproducente. Fatto sta che, nella galassia degli attivisti green, sta crescendo una nuova consapevolezza: il catastrofismo è un autogol. Già una ventina di giorni fa, il Guardian, quotidiano londinese progressista, sensibilissimo alle battaglie ambientaliste, ammoniva i lettori: «Non possiamo permetterci di essere dei climate doomers». Il doomer è un soggetto che coltiva convinzioni pessimistiche fino al parossismo su problemi quali l’inquinamento, la proliferazione delle armi nucleari e la sovrappopolazione. Il catastrofista, appunto. Ieri l’altro, il Financial Times definiva il climate doomism addirittura una «piaga»: «La verità sul riscaldamento globale è già abbastanza brutta», ha tuonato il giornale britannico. «Non abbiamo bisogno di un’iperbole dannosa».La direttiva, dunque, è abbandonare i toni apocalittici. Persino l’Ipcc, il panel intergovernativo dell’Onu abituato a profetizzare sventure, ha adottato una linea più prudente. Appena nominato, il suo nuovo capo, Jim Skea, ci ha tenuto a precisare che è deleterio provare a convincere le persone che «l’aumento della temperatura di 1,5 gradi Celsius rappresenti una minaccia esistenziale per l’umanità». L’ha capito persino The Conversation, network australiano molto impegnato nella propaganda verde. Per dire: mercoledì, il sito della testata elencava le ragioni per cui è sbagliato rifiutare di far nascere dei figli nell’interesse del pianeta. Un pezzo che sembrava scritto apposta per placare le ecoansie di Giorgia Vasaperna, la giovane attivista che ha commosso il nostro ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, raccontandogli del panico che la porta a dubitare persino del suo desiderio di maternità.Contro la deriva econichilista, Newsweek ha scelto di giocarsi la carta dell’ottimismo, lodando la campagna social di Alaina Woods, «scienziata della sostenibilità», che su TikTok pubblica video virali nei quali descrive le recenti scoperte che potranno aiutarci nel contrasto ai cambiamenti climatici: «Una rubrica settimanale, intitolata Good climate news», segnala la rivista statunitense, «mette in evidenza cinque sviluppi positivi negli ultimi sette giorni». Per la serie: abbiamo gli strumenti per adattarci all’ambiente e reagire alle avversità, piuttosto che: siamo destinati all’estinzione, a meno che non torniamo subito all’età della pietra. Cosa è successo, allora? Gli ambientalisti seri hanno iniziato a prendere le distanze dalle macchiette? Dai burocrati che sfornano leggi inapplicabili? Dalle prefiche che lacrimano in maniera più o meno attoriale? Dalle Greta Thunberg che arringano i sostenitori, esortandoli a «sentire tutti i giorni la paura»? Dai teppisti che imbrattano i monumenti e bloccano le autostrade? Può darsi che chi desidera promuovere una scienza solida si sia reso conto che non giova alla causa mestare nel sensazionalismo, inseguire i motti del segretario Onu, che blatera di «ebollizione globale». Banalmente, i fautori scaltri delle riforme verdi avranno constatato che il consenso non si può costruire sulla base di deliri, minacce e affermazioni false. Certo, questo bagno di realtà giocherà un ruolo. Ma attenzione: se, insieme al clima, cambia pure la strategia dei climatisti, è anche perché costoro vogliono tenere in piedi la baracca green, qualsiasi cosa accada. E quel che accadrà potrebbe nascondere delle sorprese.Lo ha spiegato bene il New Scientist, settimanale di divulgazione scientifica con quartier generale nella capitale inglese. I luminari sanno che, in parte, le anomalie climatiche di quest’estate erano correlate al ruolo del Niño, un fenomeno periodico che provoca un forte riscaldamento delle acque del Pacifico centro-meridionale e orientale, causando inondazioni nelle aree direttamente interessante e siccità e perturbazioni in quelle più lontane. Ebbene: sembra che, dal 2024, El Niño possa ritirarsi, lasciando spazio alla sua sorellina, La Niña, collegata a temperature più fresche. In breve: entro la metà di questo decennio, la canicola potrebbe diradarsi, offrendo ai «negazionisti» un argomento contro la transizione ecologica. O, più semplicemente, scoperchiando la debolezza del materialismo ecologico, in tutto e per tutto simile a quella del materialismo storico marxista: non esiste nessun fatto concreto capace di invalidare la teoria. Non sono previsti criteri di falsificazione. Gli assunti sono sempre veri, con qualunque osservazione, con la pioggia e con il sole, con qualunque temperatura. Le dichiarazioni al New Scientist di Katherine Hayhoe, della Texas Tech University, sono illuminanti: uno scenario di predominanza della Niña placherebbe l’ansia delle persone per il cambiamento climatico, sbriciolando il consenso per le politiche oltranziste contro i combustibili fossili. Perciò, guai a lasciarci convincere che non esista alcuna emergenza.Ecco svelato a cosa serve davvero il contrordine indirizzato agli ecocompagni: non a prendere atto della realtà; semmai, a salvare da essa la narrazione. In modo che la giostra continui a girare. Anche quando la musica sarà finita.
Ecco #DimmiLaVerità del 3 novembre 2025. La nostra Flaminia Camilletti spiega perché Donald Trump ha minacciato di intervenire in Nigeria se non finirà la persecuzione dei cristiani.