2025-08-19
Claudio Borghi: «Ora potremmo nominare pure esperti Usa»
Claudio Borghi (Imagoeconomica)
Il senatore: «Assurdo che il confronto di idee sia un tabù. Vigileremo perché il pluralismo sia rispettato».«Sono stati fatti errori», dichiara Claudio Borghi, senatore della Lega e membro della commissione Covid, commentando la clamorosa vicenda del ministro della salute Schillaci, che prima ha nominato e poi revocato, dopo soli dieci giorni, il comitato tecnico sulle vaccinazioni Nitag, da lui stesso appena rinnovato.Non si può dire che il ministro non sapesse che voi eravate contrari alla revoca.«Direi proprio di no. Certo, sarebbe stato ancora meglio se fosse trapelata irritazione prima della decisione di sciogliere il Nitag, anziché dopo. Dal punto di vista politico, penso che una decisione palesemente invisa alla maggioranza avrebbe suggerito quantomeno prudenza. È inoltre stupefacente che qualcuno pensi che la pluralità di opinioni in un comitato consultivo sia un tabù».In effetti…«Se non c’è confronto, a cosa serve il comitato? Se si statuisce che le cose debbano rimanere così come stanno, allora facciamo un remake della canzoncina di Natale “Sì sì sì, vacciniamoci” di Bassetti, Crisanti e Pregliasco e finiamola lì, senza l’ipocrisia del comitato».Cosa suggerirete di fare?«Tenuto presente che questo comitato opera seguendo un approccio di valutazione allineato all’Organizzazione mondiale della sanità, considerando che la nostra posizione è che dall’Oms si potrebbe tranquillamente uscire come hanno fatto gli Usa, proponiamo di annullarlo».Tanto più che è un organo consultivo, quindi non è decisionale…«…come tutti i comitati consultivi sotto l’egida dell’Oms, che a quanto pare non tollerano il pluralismo: o canti “Sì sì sì vacciniamoci” o te ne vai».Non pensa però che lasciando cadere la vicenda si crei un precedente, soprattutto riguardo le ventilate interferenze da parte del Quirinale?«Con tutto il rispetto, dal punto di vista istituzionale, la fiducia del Quirinale è un attestato di stima personale, ma istituzionalmente non vale nulla, chiaro? La fiducia ai ministri la dà il Parlamento ed eventualmente le deleghe le revoca il presidente del Consiglio. È grave che si sia legittimato un “girotondo digitale”. Se li ricorda, lei, i girotondi?»Purtroppo sì.«Ecco, il girotondo scatta quando una minoranza organizzata intende ottenere risultati politici senza tener presente che le maggioranze e le minoranze si compongono in Parlamento».Quindi Schillaci ha sbagliato…«L’attività del ministro fino ad ora non era stata negativa. Ci sono state prese di posizione non scontate come il no al Trattato pandemico Oms e il rifiuto degli emendamenti al Rsi».Un po’ tirate per i capelli…«Guardiamo i risultati: erano posizioni politicamente sensibili e il ministro le ha accettate. Trovo stupefacente che chi ha avuto il coraggio di dire no all’Oms tremi di fronte a una raccolta firme su Change.org e al berciare delle solite virostar».La Meloni dovrebbe invitare Schillaci a dimettersi?«Non posso dire cosa deve fare il governo. Noi comunque non rinunceremo a dire la nostra».Neanche voi chiederete le sue dimissioni?«No. Anche perché per quanto ci riguarda, la questione potrebbe essere sanata con lo scioglimento totale del Nitag».L’opinione pubblica però vorrebbe che voi prendeste provvedimenti.«Possono farlo il Parlamento e il governo. Sarebbe però curioso sfiduciare un proprio ministro… poi, tutto può succedere, ma politicamente non sarebbe sostenibile. Ad ogni modo, qualora si aprisse una discussione dentro la maggioranza, ci ragioneremo».E se invece il comitato fosse rinnovato?«Vigileremo affinché la pluralità di idee, voci e pensiero sia rispettata».Il ministro ha parlato di «stakeholder»…«Se volessimo prendere alla lettera quell’indicazione un po’ criptica di Schillaci, ricordiamo che gli stakeholder della sanità non sono certo le case farmaceutiche; fra gli stakeholder ci sono anche, per esempio, l’Associazione delle famiglie e l’Associazione dei genitori. Vigileremo affinché tutte le opinioni siano presenti».Si potrebbe obiettare che il perimetro del comitato è scientifico, non etico.«Se ci sono gli stakeholder devono essere presenti anche tutti coloro che possono dialogare con loro, altrimenti è un monologo. Se invece vogliamo limitare il comitato a eminenti personalità scientifiche, potremmo anche chiedere che il ministro della salute americano Kennedy ci presti qualche esperto dei suoi…».Sarebbe tecnicamente possibile?«Non mi risulta che questi esperti debbano essere tutti italiani».Più in generale, perché c'è sempre questo tabù sulle vaccinazioni ed è considerato un sacrilegio anche soltanto aprire la discussione?«Perché la vaccinazione tocca due ambiti. Il primo, enormi interessi economici. In secondo luogo, in caso di obbligo, viola la libertà individuale. Non è una cosa da liquidare con un’alzata di spalle o con un diktat».Sull’obbligo vaccinale, che qualcuno ha camuffato da «spinta gentile», si dovrebbe aprire un dibattito etico pubblico?«Certo: c’è ampia letteratura scientifica che indica che gli obblighi non sono la strada giusta. Questo mix fra forti interessi da una parte e approccio coercitivo dall’altra ha provocato una forte esitazione vaccinale».
Fabrizio Pregliasco (Imagoeconomica)
Beppe Sala (Imagoeconomica)
Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini (Imagoeconomica)