2025-01-22
Stazione bus milanese faceva da hub per i clandestini
Milano, il terminal degli autobus di Lampugnano (Ansa)
Il terminal di Lampugnano utilizzato da una banda di trafficanti. Con 250 euro si andava a Parigi. Per gli autisti, complicità o botte.La stazione di Lampugnano a Milano come Casablanca durante la Seconda guerra mondiale. Era diventato così lo scalo degli autobus alla periferia del capoluogo lombardo, un vero e proprio centro di smistamento di immigrati irregolari, che tramite soldi, documenti falsi, intermediari spietati e autisti corrotti (chi si rifiutava veniva picchiato) potevano raggiungere ogni parte d’Europa, come nel film premio oscar di Michael Curtiz del 1942. In totale sono circa una sessantina le persone indagate (alcune ancora latitanti), di cui 7 finite in arresto nel carcere di Rimini, accusate a vario titolo dalla Procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta che ha portato la polizia di Stato e la polizia locale a smantellare una rete ritenuta dedita al traffico illecito di migranti. A far scattare l’indagine nel 2022, sono stati i controlli e le riammissioni di stranieri irregolari effettuate ai confini italo-francese e italo-svizzero, ma anche il ritrovamento di documenti rubati accanto a una cabina per la fototessera. In questo modo le forze dell’ordine sono riuscite in questi due anni a individuare alcuni soggetti stranieri, i cosiddetti «favoreggiatori» che, gravitando nell’area dell’hub di Lampugnano, avvicinavano gli stranieri irregolari che arrivavano alla stazione già con l’intenzione di spostarsi in altri Paesi dell’area Schengen, pur non avendo documenti regolari. Ma dietro pagamento di somme di denaro, di norma tra le 100 e le 250 euro a persona, ci riuscivano. Compravano i biglietti su internet per i Flixbus e poi convincevano gli autisti a chiudere un occhio per l’immigrato di turno, con le buone (dietro pagamento) o con le cattive. Lampugnano era diventata così, dopo l’emergenza Covid, una vera e propria meta per molti stranieri che sono entrati in Italia irregolarmente. La fama dello scalo di autobus milanese era nota anche in Nord Africa, anche perché proprio qui si congiungevano la rotta marittima del Mediterraneo centrale (con partenze dalla Libia e dalla Tunisia e approdo in Sicilia) come anche la rotta diretta del Mediterraneo Orientale (con partenza dalla Turchia e approdo in Calabria). Tra gli indagati ci sono cittadini di nazionalità rumena, albanese, congolese, del Gambia o della Nigeria, ma anche italiana, di Puglia e Lombardia. Sono almeno 43 i casi citati nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Fabrizio Filice. Uno dei primi casi è del 30 settembre del 2022, quando la polizia svizzera aveva fermato al Traforo del Gran San Bernardo un bus Blablacar con a bordo 14 passeggeri irregolari, di cui 13 senza documento di identità. Controllando la lista dei titolari dei biglietti le forze dell’ordine elvetiche avevano notato che non collimavano con chi era a bordo. Di episodi come questi ce ne sono stati molti altri negli ultimi due anni, con controlli anche da parte della polizia francese al traforo del Fréjus che ha permesso di trovare altri stranieri irregolari con titoli di trasporto falsi. Alcuni immigrati irregolari venivano avvicinati anche alla stazione Centrale di Milano, come K.D., che ha raccontato agli inquirenti come, dopo aver dormito diversi giorni in piazzale Duca D’Aosta, è stato convinto da un uomo ad andare a Lampugnano. «Ci chiedeva di dargli 230 euro per arrivare a Parigi. Dopo avergli dato i soldi ci ha detto di fidarci di lui. Avevamo paura ci rubasse i soldi […]. Ci ha detto che se avessimo denunciato qualcosa alla polizia ci avrebbe ucciso». C’è anche la testimonianza di una donna del Congo, partita dalle coste del suo paese con una barca. «Giunta alla stazione di Lampugnano sono stata avvicinata da un uomo che mi ha chiesto 50 euro per andare fino a Parigi». Tra gli irregolari sentiti dalle forze dell’ordine c’è anche un minore che ha speso 220 euro per poter raggiungere la Francia. In un verbale si scopre che spesso gli autisti chiudevano un occhio. «L’autista a me ha semplicemente controllato il ticket Blablacr e non ha richiesto nessuno documento di identità», dice uno di loro agli inquirenti. Nell’aprile del 2023 è la polizia locale a intervenire e a scoprire che uno dei conducenti di un Flixbus con destinazione Amsterdam, aveva fatto salire una donna e due uomini di colore senza aver chiesto i documenti. Una volta si arriva anche alle mani. Quando altri due lavoratori di Lampugnano, detti King Kong e Felice cercano di far salire su un autobus altri stranieri irregolari tramite spinte e schiaffi. In quel caso l’autista ha deciso di denunciare. Ma c’è pure chi è stato beccato al traforo del Gran San Bernardo con un foglietto scritto in arabo con sopra riportati i numeri di alcuni facilitatori di Lampugnano. In pratica la fama della stazione meneghina è nota un po’ ovunque. Esemplificativa la storia di K.S. arrivato in Italia a Lampedusa a bordo di una barca proveniente dalla Tunisia. A fine marzo sbarca sull’isola siciliana e a maggio è già a Lampugnano. Ci arriva in treno. Nessuno lo ferma. Vuole raggiungere Parigi. Versa 200 euro e sale sull’autobus senza alcun problema. Ma alla frontiera i gendarmi francesi lo trovano.
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)