2020-07-28
Clandestini in fuga dai centri a centinaia. A Conte non rimane che mandare i soldati
Esercito a presidio dei Cara colabrodo, da cui si allontanano anche soggetti infetti. Molti sindaci pronti alle barricate. Non solo sbarcano senza incontrare resistenza, ma lasciamo che scappino. Sono ormai centinaia i clandestini in fuga nel nostro Paese, un'emergenza che ha finalmente spinto il Viminale a schierare l'esercito in Sicilia e nel nostro Sud Italia, almeno per aiutare quei quattro poliziotti e finanzieri lasciati da soli a presidiare i centri di accoglienza, stipati all'inverosimile e incontrollabili. Il ministro Luciana Lamorgese forse ha compreso che servono provvedimenti capaci di rassicurare la popolazione sulla bomba sanitaria e sociale che da giorni è sul punto di esplodere. Ha promesso anche «una capiente nave passeggeri» per accogliere i migranti. Ieri, nella giornata che ha registrato 12.228 arrivi da inizio anno (il 27 luglio 2019 furono 3.590), mentre si continuavano a cercare i 184 clandestini fuggiti dal Cara di Caltanissetta (molti mancano ancora all'appello), altri ne scappavano da una tensostruttura nella banchina di Porto Empedocle. Gestita dalla Protezione civile, ha una capienza massima di 100 persone ma ieri mattina c'erano 520 persone. Nel video pubblicato dalla Sicilia se ne vedono a centinaia che corrono, attraversano le strade, spariscono nelle campagne e in direzione Agrigento. «Deve intervenire il governo, ho fatto appello a tutti, anche alla Commissione europea», ha denunciato il sindaco, Ida Carmina, che da giorni chiede il trasferimento altrove degli ospiti ammassati in una struttura senza finestre, sotto un sole cocente. All'interno ci sono i 200 ospiti non ancora trasferiti in Puglia, si erano aggiunti altri 300 da Lampedusa, poi la fuga. «Porto Empedocle è Covid free da tempo, ma siamo quotidianamente agli onori delle cronache per il fenomeno immigrazione e questo crea un problema di immagine e perdite dal punto di vista turistico», ricorda il primo cittadino, al pari di altri sindaci lasciati soli a gestire l'emergenza e le pesantissime ripercussioni sul piano economico locale. «Pretendo che non venga più nessuno a Caltanissetta e che il Cara venga svuotato da chi è in quarantena», ha dichiarato il sindaco della città siciliana, Roberto Gambino, dopo la fuga di domenica dal centro di accoglienza di Pian del Lago. «Pretendo rispetto per la Sicilia, non può essere trattata come una colonia», scriveva ieri sui social il governatore Nello Musumeci, esasperato. Elencava le fughe da Caltanissetta, da Pantelleria, citava «gli evasi dall'hotspot di Pozzallo», tutti episodi che hanno visto stranieri scappare da ogni controllo e tuonava: «Nessuno dica che è responsabilità delle forze dell'ordine: fanno tutto quello che possono e siamo loro grati. È semplicemente sbagliato che si faccia finta di nulla da parte del governo di Roma e che si dica che “tutto va bene"». Per il presidente della Regione Sicilia «nella gestione del fenomeno migratorio c'è troppa improvvisazione e superficialità». A Lampedusa, dove gli arrivi non si fermano, l'hotspot è tornato ad essere invivibile, con 650 persone. «Perché non lo rimettono a posto?», ha chiesto provocatoriamente l'ex sindaco Giusi Nicolini, secondo la quale un turista sull'isola non noterebbe l'invasione: «Non si accorge di nulla», ha dichiarato alla Stampa. Non la pensano così molti cittadini, tra i quali l'ex senatrice della Lega Nord Angela Maraventano, che durante lo sbarco di 44 migranti originari del Marocco e del Bangladesh (soccorsi due notti fa in mare aperto dalla Guardia costiera), hanno bloccato l'unica strada d'accesso al molo commerciale. «Chiediamo due aerei per trasferire, immediatamente, questi migranti che sono sull'isola perché siamo in pericolo», è stato l'appello dei manifestanti. Non è solo la Sicilia a protestare per l'accoglienza buttata sulle spalle dei sindaci. Riccardo Rossi, primo cittadino di Brindisi, ha detto di non voler più trasferimenti al Cara di Restinco, dove un emigrato è risultato positivo e dal quale 20 tunisini erano scappati pochi giorni fa: la struttura «non è adeguata né dal punto di vista logistico né del personale a gestire una situazione come questa, prettamente sanitaria». Mario Guarente, sindaco di Potenza, città che si era ritrovata con 26 bengalesi provenienti da Lampedusa certificati come negativi al Covid-19, mentre invece al tampone sono risultati positivi, ha parlato a nome di tutti i suoi cittadini minacciando di essere «pronti a fare barriere umane se dovessero arrivare altri migranti privi di certificato che ne attesti realmente la negatività al nuovo coronavirus». Preoccupazioni che ieri si sono rivelate giustificate anche nel Casertano, dove sette extracomunitari della struttura di accoglienza di Villa Literno sono risultati infetti. Il Comune ha subito predisposto la quarantena per i 50 ospiti e sta procedendo con ulteriori accertamenti: ai primi test, infatti, 29 stranieri erano risultati positivi. I centri di accoglienza non sono strutturati per gestire migranti che devono essere isolati, per questioni sanitarie, e non possono essere presidiati dalle poche forze dell'ordine, come è successo in Umbria, a Gualdo Cattaneo, dove 23 dei 25 tunisini arrivati da Agrigento erano scappati dieci giorni dal regime di quarantena. Di questi, 17 avrebbero già lasciato la Regione. Eppure domani avrà luogo la presentazione dell'iniziativa «Soccorrere è umano» da parte dell'Associazione Resq - People saving people che intende sostenere e realizzare e attività sul soccorso e salvataggio delle persone in difficoltà in mare. Tra i relatori anche l'ex magistrato Gherardo Colombo, presidente onorario di Resq.