2024-10-21
I giudici tengono i clandestini in Italia e loro cercano di uccidere i poliziotti
Silvia Albano, presidente di Magistratura Democratica (Imagoeconomica)
Si moltiplicano i casi di extracomunitari fuori controllo: ieri una troupe di Rete 4 salvata dai militari. È il frutto di una gestione della politica immigratoria nelle mani dei magistrati, che si arrogano il diritto di correggere il governo. Nel silenzio di Mattarella.I giudici li tengono in Italia, impedendone il rimpatrio perché a loro dire i Paesi da cui provengono non sono sicuri. E loro ringraziano cercando di far fuori i poliziotti che hanno il compito di garantire la sicurezza dei cittadini. È questo il cortocircuito a cui siamo arrivati. E di cui dobbiamo ringraziare le toghe che da anni si arrogano il diritto di stabilire quale debba essere la politica dell’immigrazione da adottare in Italia.Il caso di Verona è l’esempio lampante di una situazione fuori controllo, cui la magistratura con il suo lassismo pro stranieri ha contribuito ampiamente. Un giovane del Mali all’alba di ieri minacciava le persone con un coltello. Durante la notte aveva sfasciato una vetrina della stazione, poi aveva aggredito una pattuglia di vigili urbani, infine, quando sono sopraggiunte le volanti, ha provato ad accoltellare anche gli agenti. Un poliziotto ha cercato di fermarlo, sparando, e un colpo ha raggiunto l’extracomunitario, uccidendolo. Sembrerebbe la fine della storia e invece sarà l’inizio, perché - sono certo - il rappresentante delle forze dell’ordine passerà dei guai. Tanto per cominciare dovrà trovarsi un avvocato, che pagherà a spese proprie, perché verrà sicuramente indagato e pure accusato di omicidio colposo. Non importa che in quella zona si siano già verificati episodi come quello di ieri mattina e cioè con extracomunitari in preda all’alcol o ai fumi di qualche sostanza che li rende pericolosi e incontrollabili. Che due giorni prima, sempre a Verona, un algerino abbia cercato di rompere la testa ad altri due agenti con un basamento di pietra e un marocchino le 24 ore precedenti abbia tentato di colpire i poliziotti con una sbarra di ferro non conta. Sono certo che scandagliando si scoprirà che sia il giovane del Mali che gli altri erano già stati fermati ed espulsi sulla carta più volte, ma poi, grazie ai giudici, sempre rimessi in libertà, dopo un solo buffetto del tribunale. Per loro, come per altri, sarà stato applicato il garantismo di cui la nostra magistratura dà prova quando ha a che fare con i migranti.Che cosa avrebbe dovuto fare il poliziotto che ha premuto il grilletto? Farsi accoltellare? Come devono comportarsi gli uomini delle forze dell’ordine, rischiare la vita per non disturbare i balordi? A leggere certe dichiarazioni di magistrati sembrerebbe di sì. Dalle toghe ogni volta arrivano infatti parole di comprensione, ma soprattutto propositi che mirano a smontare ogni misura che punti a contenere un fenomeno migratorio che sempre di più appare senza ostacoli. Non ci sono soltanto le dichiarazioni di questi giorni di alcuni giudici che cercano apertamente di smontare i provvedimenti del governo. E nemmeno i pronunciamenti di mesi fa contro l’intesa che avrebbe dovuto consentire il trasferimento in Albania di chi non ha diritto alla protezione umanitaria. Basta leggere i documenti di Magistratura democratica per rendersi conto che il proposito di una parte delle toghe non punta ad applicare la legge, come vorrebbe far credere, ma a disattendere le disposizioni. Scriveva tempo fa uno degli esponenti più autorevoli di Md, Nello Rossi: «In questo ambiente - sempre più inquinato da campagne politiche miranti a suscitare emozioni e reazioni negative verso gli immigrati - i giudici, e non solo quelli di orientamento progressista, sono impegnati in un compito cruciale: garantire, nel quadro normativo e istituzionale, il maggior tasso possibile di effettività alla protezione internazionale, utilizzando con sapienza lo strumento del procedimento per tale riconoscimento». Che altro vuol dire tutto ciò, se non che bisogna accogliere più migranti possibili, concedendo il diritto d’asilo a chiunque ne faccia richiesta? Non credo faccia parte del compito di un servitore dello Stato, quale un giudice è, la concessione del maggior numero di permessi. E nemmeno penso che tocchi a un magistrato correggere le decisioni politiche. A meno di non riconoscere che una parte delle toghe, quella che si definisce di orientamento progressista, agisce con un obiettivo politico, schierandosi contro un altro potere dello Stato per interessi che nulla hanno a che fare con la Giustizia, utilizzando con «sapienza», cioè in maniera orientata, il quadro normativo. Ai giudici la Costituzione non assegna alcun compito di «correggere» l’esecutivo. A loro tocca solo l’applicazione della legge e niente altro. Dunque, prima fermeremo quella che appare a tutti gli effetti una deriva autoritaria fatta in forza del potere dei tribunali e meglio sarà per questo Paese.Sergio Mattarella, che del Csm è il capo, ha nulla da dire rispetto a ciò?
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)