2023-09-22
Clandestini cacciati. La Corte Ue randella Macron
I magistrati europei bocciano i (brutali) respingimenti al confine. La sentenza dovrebbe spingere Parigi a collaborare con l’Italia.La Francia non può respingere i migranti alle frontiere interne dell’Unione europea, parola della Corte di giustizia dell’Ue. La notizia è arrivata ieri dal Lussemburgo, dove ha sede l’istituzione giudiziaria alla quale si erano rivolte numerose associazioni francesi, attive nell’accoglienza dei migranti. Per Emmanuel Macron e il suo ministro dell’Interno, Gérald Darmanin - sempre pronto a mostrare i muscoli e a presentarsi come il falco del governo Borne in materia di migranti - si tratta di un vero e proprio schiaffo. Già, perché la sentenza dei giudici della Corte europea (Cgue) mette nero su bianco che la direttiva europea sui rimpatri «va sempre applicata». E ciò vale anche quando un Paese effettua «controlli ai confini interni» ripristinati temporaneamente. Detto in altri termini, la direttiva sui rimpatri vale anche qualora uno Stato Ue decida di sospendere temporaneamente il trattato di Schengen sulla libera circolazione di persone e merci. La Corte ha anche precisato che i migranti clandestini che uno Stato respinge devono comunque «beneficiare di un certo termine per lasciare volontariamente il territorio». Inoltre, i magistrati Ue ritengono che «l’allontanamento forzato avviene solo in ultima istanza». Se si considerano alcuni degli ultimi violenti respingimenti effettuati da poliziotti o gendarmi francesi sui treni provenienti dall’Italia, verrebbe da pensare che questa precisazione della Cgue non sia stata accolta con piacere da Darmanin. D’altra parte, come dimenticare le grida disperate di famiglie (anche con bimbi piccoli) e donne incinte, letteralmente sbattute giù dai convogli ferroviari, per mano di agenti delle forze dell’ordine di Parigi? L’ultimo episodio risale al 23 agosto scorso, quando, nella stazione francese di Breil, una famiglia ivoriana è stata fatta scendere di forza dai gendarmi, mentre viaggiava sul treno che collega Cuneo a Ventimiglia, ma che sconfina al di là delle Alpi. Nell’aprile del 2018 la polizia transalpina aveva fatto scendere dal treno, con una brutalità estrema, una donna incinta alla stazione di Mentone. Entrambi i fatti erano stati filmati da altri passeggeri e inviati a varie testate. Tornando alla sentenza della Cgue, va detto che i giudici hanno ricordato che la direttiva rimpatri si applica a «qualunque cittadino di un Paese terzo che sia entrato nel territorio di uno Stato membro senza soddisfare le condizioni d’ingresso, di soggiorno o di residenza». Altro dettaglio importante è che la Corte ritiene che un soggetto sia entrato in un determinato Paese Ue «ancor prima di aver attraversato un valico di frontiera in cui i controlli vengono effettuati». Considerato questo elemento, appare chiaro che i due violenti respingimenti sui treni di confine, sopra menzionati, avrebbero dovuto concludersi diversamente.I giudici di Lussemburgo hanno anche ricordato le circostanze che permettono a uno Stato membro di disporre una limitazione della libertà personale dei titolari di passaporti extra Ue. Le nazioni che compongono l’Unione europea, spiega la Cgue, «possono trattenere un cittadino di un Paese terzo, in attesa del suo allontanamento, in particolare qualora costituisca una minaccia per l’ordine pubblico»; inoltre, possono sanzionare «con la reclusione la perpetrazione di reati diversi» a partire dalla circostanza «dell’ingresso irregolare». È presto per comprendere le ricadute sul diritto francese di questo passaggio della sentenza europea. Magari, da adesso in poi, l’orientamento giuridico transalpino potrà definire un po’ meglio il concetto di «reato di soggiorno irregolare», ovvero di clandestinità. Ciò perché, in Francia, questo reato è imputabile solo a chi è stato raggiunto da provvedimenti di espulsione e ha fatto ostruzione a essi. Se la possibilità di detenere dei cittadini di Paesi extra Ue che rappresentano un pericolo venisse applicata più largamente dai giudici di Parigi, ci sarebbero ripercussioni anche in ambito politico. Ad esempio, i vari partiti francesi di sinistra non potrebbero più stracciarsi le vesti quando un clandestino, autore di un’aggressione fisica, veiene arrestato e tenuto in carcere fino all’espulsione. Per i sostenitori di Macron, invece, la situazione è un po’ più complessa. Dopo questa sentenza della Cgue, e a circa nove mesi dalle elezioni europee, i partiti della maggioranza sono obbligati, da un lato, a collaborare con i Paesi vicini (in primis l’Italia) in caso di respingimenti. Dall’altro, non hanno più scuse per lasciare a piede libero gli immigrati extra Ue pericolosi, come quelli che riempiono le cronache dei media francesi dopo essersi resi protagonisti di crimini contro persone o il patrimonio.
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