2022-05-04
Adesso tutti si arrogano il diritto di imporre l’obbligo di mascherina
Dalle chiese ai municipi ai negozi, cittadini in balìa dell’arbitrio degli emuli di Roberto Speranza.Sulle mascherine al chiuso resta il caos, come avevamo previsto. Oggi avrà luogo l’incontro tra le organizzazioni dei datori di lavoro e i sindacati, per valutare se aggiornare o meno l’ultimo protocollo sulle misure per il contrasto del Covid nel settore privato del 6 aprile scorso, che a tutt’oggi prevede l’obbligo per i lavoratori di coprirsi il volto. Nell’ordinanza di fine aprile, il ministero della Salute non si era espresso a riguardo, delegando la decisione all’accordo tra le parti sociali, però raccomandava di proseguire nell’utilizzo dei dispositivi di protezione almeno fino al 15 giugno. Stiamo parlando di misure che interessano almeno 15,5 milioni di dipendenti del settore privato (esclusi gli operai agricoli e i lavoratori domestici), secondo i dati Inps diffusi a novembre 2021. C’è già chi invoca proroghe come Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio. Ha annunciato che oggi chiederà «al governo l’uso della mascherina per i lavoratori almeno fino al 15 giugno, in particolare per tutti quelli a contatto con il pubblico, come i supermercati e negozi con grande affluenza di persone». Protocolli «semplificati ma non aboliti, vanno dismessi gradualmente. Riscontriamo ancora molti casi di positività tra i nostri collaboratori», ha spiegato. La Confesercenti provinciale Livorno si è buttata avanti, addirittura comunicando che la mascherina rimane dal «1 maggio per operatori e clienti di parrucchieri, estetisti e centri benessere». Una decisione che non tiene conto del decreto ministeriale, e che impone il bavaglio pure alla clientela che va a farsi la messa in piega o un massaggio. L’ufficio legislativo della Confesercenti spiega che sono le linee guida del ministro Roberto Speranza che «consigliano da parte delle categorie economiche e imprenditoriali atteggiamenti prudenti». Però un conto sono le raccomandazioni, seppur ambigue, altra cosa gli obblighi non previsti da normative. Per i 3,6 milioni di lavoratori pubblici, la circolare del ministro della Funzione pubblica Roberto Brunetta ha invece chiarito, si fa per dire, che non c’è più obbligo bensì raccomandazioni. Le singole amministrazioni si sono ritrovate a valutare il peso di inviti alla prudenza che suonano come ammonimenti. Valutate bene, se togliere l’obbligatorietà, perché poi dovrete arrangiarvi in caso di focolai, è il pensiero sottinteso di Brunetta che lascia alla fine ben poca autonomia. Infatti, il Comune di Trento ha subito comunicato ai propri dipendenti che devono continuare a utilizzare le mascherine fino al 15 giugno. Lo stesso accade in molte altre amministrazioni pubbliche, dal Comune di Modena a quello di Rimini, dove l’obbligo è stato confermato pure «per i lavoratori delle imprese che operano o anche solo entrano nei medesimi ambienti di lavoro comunali». Il governatore Vincenzo De Luca ha già anticipato: «Per quanto ci riguarda, in Campania, manteniamo l’uso della mascherina sempre, anche dopo metà giugno». Riassumendo, dunque, pure nel pubblico, oltre che a scuola, in ospedali ed Rsa, il vincolo della mascherina è una realtà che rimane. Fanno di testa loro anche i vescovi. La Cei, Conferenza episcopale italiana, ha raccomandato, non imposto, di continuare a usare i dispositivi di protezione individuale «in tutte le attività che prevedono la partecipazione di persone in spazi al chiuso come le celebrazioni e le catechesi», lasciando liberi i fedeli di proteggersi o meno il volto quando entrano in chiesa. Invece la Curia di Trento ha inviato ai parroci indicazioni diverse, si continua a dover indossare la mascherina a messa e nelle celebrazioni liturgiche «pur in presenza di un generale allentamento delle misure anti Covid». I coristi possono abbassarla, quando cantano, se a debita distanza l’uno dall’altro. Non si è mosso diversamente il vicario generale della diocesi di Milano, monsignor Franco Agnesi, comunicando che è «obbligatorio indossare la mascherina in occasione delle celebrazioni al chiuso», così pure durante la catechesi. Anche nelle chiese della diocesi di Treviso rimane l’obbligo all’uso delle mascherine. «L’andamento dei contagi risulta costante da qualche settimana», si legge nella lettera a parroci e rettori di santuari, a firma del vicario generale Giuliano Brugnotto, «e tale dato ha portato il vescovo a confermare le prime dodici prescrizioni, emanate lo scorso 28 marzo, compreso l’utilizzo della mascherina durante le celebrazioni liturgiche nei luoghi di culto al chiuso, fino al 15 giugno». Nella città del Santo, monsignor Claudio Cipolla ha fatto pubblicare le nuove indicazioni, nelle quali si legge che «a seguito dell’ordinanza emanata dal ministero della Salute il 28 aprile scorso e della lettera della presidenza della Cei inviata ai vescovi in data 29 aprile scorso», la Curia di Padova fa di testa sua. Cioè sacerdoti e fedeli devono continuare a indossare la mascherina «possibilmente Ffp2» fino al 15 giugno. Il ministro Speranza sapeva benissimo che avrebbe continuato a spaventare, con le sue incerte disposizioni e mezze raccomandazioni, i risultati si stanno vedendo. Vedremo nel lavoro privato, che cosa accadrà da oggi.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)