2025-05-12
Citazioni di Wojtyla e preghiere cantate. Leone XIV spinge una «pace duratura»
Il Papa si distingue da Francesco con l’appello alle vocazioni e il Regina coeli. Torna su Ucraina e Gaza: «Mai più la guerra».Due grida si sono alzate ieri dal balcone centrale della basilica di San Pietro alla prima preghiera del Regina coeli del nuovo papa Leone XIV. Una preghiera che il nuovo Papa ha intonato cantando e non semplicemente recitandola come invece faceva Papa Francesco. Un doppio richiamo che ha rimandato immediatamente a due predecessori di papa Prevost, Giovanni Paolo II e Paolo VI. Dopo aver fatto riferimento alla giornata dedicata alle vocazioni, che ricorreva ieri, il pontefice, eletto lo scorso 8 maggio in un conclave rivelatosi lampo, ha sottolineato il gran «bisogno» che la chiesa ha di vocazioni «specialmente per quelle al sacerdozio e alla vita religiosa» e si è rivolto direttamente ai giovani: «non abbiate paura! Accettate l’invito della Chiesa e di Cristo Signore!».Un grido pieno di forza spirituale che già era riecheggiato in modo analogo nel 1978 quando Karol Wojtyla inaugurò il suo pontificato. Cristo al centro. È questo ciò che emerge da questi primi giorni di Leone XIV da Papa, qualcosa che stupisce solo gli interessati alle proprie agende politiche, pronti sempre a rendere ragione del proprio schema ideologico. Mentre papa Leone si sta dimostrando pronto a rendere ragione della fede sua e della chiesa, la quale è propriamente su questo che si regge. «Sparire perché rimanga Cristo», come ha detto lo stesso Leone nelle sua prima messa davanti ai cardinali.Questa centralità è ciò che permette di capire anche il secondo grido che si è levato ieri dal balcone centrale davanti a una piazza gremita. «Mai più la guerra!», ha detto papa Prevost dopo aver ricordato quella che papa Francesco aveva ben inquadrato nella «terza guerra mondiale a pezzi», richiamando la celebre espressione pronunciata da papa Paolo VI nel 1965. Il richiamo alla pace è stato preciso. «Porto nel mio cuore», ha detto Leone XIV, «le sofferenze dell’amato popolo ucraino. Si faccia il possibile per giungere al più presto a una pace autentica, giusta e duratura. Siano liberati tutti i prigionieri e i bambini possano tornare alle proprie famiglie. Mi addolora profondamente quanto accade nella striscia di Gaza. Cessi immediatamente il fuoco! Si presti soccorso umanitario alla stremata popolazione civile e siano liberati tutti gli ostaggi». Sottolineando inoltre che nel mondo, purtroppo, non ci sono solo questi conflitti.Difficile tirare per la talare papa Leone XIV, perché di pace e di ripudio della guerra hanno sempre parlato tutti i papi. Per citare forse un passaggio meno conosciuto si può indicare proprio quel papa Leone XIII da cui papa Prevost dice di essersi ispirato per la scelta del nome, visto anche il suo impegno sulla dottrina sociale. Con la lettera apostolica Principibus populisque universis (1894), papa Pecci stabilì un principio innovatore nel concetto di pace cristiana, richiamando il punto che una pace non può mai essere armata, non può fondarsi sulla corsa agli armamenti. Ma questa pace cristiana è sempre una pace che deriva dalla pace del Cristo risorto, altro concetto espresso da papa Prevost nel primissimo saluto il giorno dell’elezione.Mentre tutti sembrano intenti a cercare di «normalizzare» papa Leone che compie i suoi primi passi, soprattutto a sottolinearne la continuità con il predecessore Francesco, emerge la personalità del nuovo pontefice che si dimostra uomo di fede e di ragione, capace di unire, come dice il suo motto, intorno all’unico Uno che è Cristo. Dopo essere andato sabato nella Basilica di Santa Maria Maggiore per rendere omaggio alla tomba di Francesco, ieri mattina ha celebrato messa nelle grotte vaticane all’altare in prossimità della tomba di Pietro. Con il Pontefice ha concelebrato il priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino, padre Alejandro Moral Anton. Al termine della Messa, il Papa si è fermato in preghiera sulle tombe dei suoi predecessori e davanti alla nicchia dei Pallii. Un altro segno di normalissima continuità. Nella messa celebrata ieri mattina il Papa ha richiamato la missione di Paolo e Barnaba che ad Antiochia si rivolgono prima ai giudei, ma loro non vogliono ascoltare. Cominciano allora ad annunciare ai pagani e Paolo arriverà fino a Roma. «C’è anche in quell’esempio un invito molto speciale a tutti noi», ha detto. «Lo dicevo anche in una maniera molto personale, ciò che è annunciare il Vangelo a tutto il mondo. Coraggio! Senza paura! Tante volte Gesù dice nel Vangelo: “Non abbiate paura”. Bisogna essere coraggiosi nella testimonianza che diamo, con la parola e soprattutto con la vita: dando la vita, servendo, qualche volta con grandi sacrifici per vivere proprio questa missione». Una missione, ha detto, che si sostanzia anche nell’ascolto della Parola di Dio e degli altri, per costruire ponti.Dopo la recita del Regina coeli, Papa Leone XIV ha riaperto l’appartamento papale del Palazzo Apostolico, rimuovendo i sigilli apposti nel pomeriggio del 21 aprile, in seguito alla morte di Papa Francesco. La riapertura è avvenuta alla presenza del Camerlengo, il cardinale Kevin Joseph Farrell, del segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, del sostituto per gli Affari Generali, monsignor Edgar Peña Parra, del segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, monsignor Paul Richard Gallagher, e del reggente della Casa Pontificia, monsignor Leonardo Sapienza.
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Margherita Agnelli (Ansa)