2022-07-29
Cina e telecomunicazioni: il governo italiano tiene alta la guardia
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Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Il governo italiano non abbassa la guardia sul peso di Pechino nel delicato settore delle telecomunicazioni. Su proposta del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, il cdm ha fatto ricorso al golden power (sotto forma di prescrizioni) per quanto riguarda i piani annuali di Fastweb e Wind Tre. In particolare, a finire sotto la lente di ingrandimento sono stati i colossi cinesi Huawei e Zte. Per quanto riguarda Fastweb, in riferimento alla sezione Ran della rete, l’azienda ipotizzava di avere la seguente distribuzione dei vendor: 50% Ericsson (circa 800 siti); 25% Zte (circa 400 siti, di cui 50 di nuova costituzione); 25% della fornitura a Huawei (circa 400 siti). Ebbene, a questo proposito il governo ha deciso che “il piano può intendersi approvato con la condizione che la società attui un drastico riequilibrio della presenza dei costruttori extra-europei a vantaggio di quelli europei nella parte di accesso radio della rete. Si intende che tale riequilibrio debba consistere nella graduale sostituzione degli apparati dei fornitori extra-europei con quelli europei una volta che gli apparati dei costruttori extra-europei siano giunti al termine del loro ciclo di vita utile”. Il governo ha chiesto pertanto “di fornire un programma dettagliato di diversificazione dei fornitori, prevalentemente a favore di soggetti europei, relativamente alla parte di accesso radio della rete, che preveda una progressiva sostituzione della maggior parte degli apparati di fornitori extra-europei con apparati di produttori europei, una volta che gli apparati già installati siano giunti al termine del loro ciclo di vita utile, che si intende non superiore a sei anni”. Per quanto riguarda invece Wind Tre, la società, in riferimento alla sezione Ran, prevedeva una distribuzione in linea con l’attuale stato dei vendor: Ericsson al 39% e Zte al 61%. Anche in questo caso, secondo il governo, “il piano può intendersi approvato con la condizione che la società attui un drastico riequilibrio della presenza dei costruttori extra-europei a vantaggio di quelli europei nella parte di accesso radio della rete. Si intende che tale riequilibrio debba consistere nella graduale sostituzione degli apparati dei fornitori extra-europei con quelli europei una volta che gli apparati dei costruttori extra-europei siano giunti al termine del loro ciclo di vita utile”. Il cdm ha quindi chiesto “un programma dettagliato di diversificazione dei fornitori, prevalentemente a favore di soggetti europei, relativamente alla parte di accesso radio della rete, che preveda una progressiva sostituzione della maggior parte degli apparati di fornitori extra-europei con apparati di produttori europei”.Ricordiamo che Huawei e Zte sono finite nel mirino degli Stati Uniti già ai tempi dell’amministrazione di Donald Trump. Una linea dura che è stata di fatto ribadita dall’attuale presidente americano, Joe Biden. Lo scorso novembre, quest’ultimo ha infatti firmato una legge che vieta ai due colossi cinesi di ricevere nuove licenze per apparecchiature dalle autorità di regolamentazione statunitensi: si tratta di una norma che aveva ricevuto un ampio sostegno bipartisan in entrambi i rami del Congresso. Gli Stati Uniti stanno inoltre rimuovendo le infrastrutture nel settore delle telecomunicazioni, realizzate da Huawei e Zte.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)