2018-08-08
«Ci sono quattro segni per riconoscere le vittime del demonio»
Padre Cesare Truqui, l'erede di padre Amorth, racconta come è diventato esorcista e che cosa avviene davvero durante il sacramento: «Così ho visto che il diavolo c'è».Su Netflix il documentario del grande William Friedkin mostra la liberazione di una donna. E interroga la scienza in proposito. Lo speciale contiene due articoliPadre Cesare Truqui, quando risponde al telefono, ha una voce dolce e gentilissima. Appare umile, attento alle singole parole, desideroso di spiegare quale sia la sua missione. Nel suo libro Professione esorcista (Piemme), si descrive con semplicità: «Sono nato nello Stato di Sonora, a nord del Messico, dove il deserto incontra la città. Il mio anno di nascita, il 1968, è stato caratterizzato dalle grandi proteste giovanili e dal vento del cambiamento, ma nel mio piccolo mondo la vita trascorreva tranquilla, scrive. «Quando ero ancora bambino la mia famiglia si è trasferita a Città del Messico, dove prima mio nonno e poi i suoi figli, tra cui mio padre, gestivano una concessionaria di auto di lusso. Ho due sorelle che oggi vivono negli Stati Uniti, in California e Pennsylvania, e un fratello che si è stabilito in Canada, mentre i miei genitori sono rimasti in patria». Truqui è nato sotto il sole del Messico, ma ora vive in Svizzera, fra le montagne, e ogni giorno affronta sfide con cui mai avrebbe pensato di cimentarsi. Quando ha capito che sarebbe diventato un esorcista? «Più o meno quando sono stato ordinato sacerdote, nel 2004 a Roma. Facevo parte della congregazione dei Legionari di Cristo, e ho cominciato in quel periodo a seguire il corso per esorcisti. Sono entrato in contatto con i più importanti esorcisti: padre Francesco Bamonte, padre Giancarlo Gramolazzo e poi padre Gabriele Amorth. Li ho conosciuti tutti e tre, con padre Bamonte ho assistito al mio primo esorcismo, su un uomo che era posseduto e in meno di un anno è stato liberato. Non avevo mai pensato di diventare un esorcista. Pensavo che non fosse la mia vocazione». Poi che cosa è accaduto? «Quando ho cominciato a frequentare padre Amorth - sono stato accanto a lui per quattro anni - ho capito che si era sviluppato in me il desiderio di aiutare queste persone possedute. Ho capito che il sacerdote esorcista è un ministro di misericordia, è un sacerdote che vuole dedicare il suo ministero alle persone che soffrono». Quale è stato il suo primo caso di esorcismo? «Il primo è stato nel 2005, ma non era un mio caso. Io ho assistito all'esorcismo di padre Bamonte. Si trattava di un signore venuto dalla Francia, che nella sua diocesi non aveva trovato un aiuto ed era venuto a Roma per farsi dare queste benedizioni. Non parlava italiano, per cui mi è stato chiesto di accompagnarlo per fare da traduttore. Insomma, mi sono trovato lì per caso, facevo solo le traduzioni. Si è trattato di un esorcismo molto importante, anche per l'esorcista che lo ha portato avanti». E perché?«Perché era un caso di possessione molto forte. L'uomo era posseduto da Satana e la causa della possessione era molto complicata. È riuscito grazie a Dio e grazie all'azione del Papa». Il Papa? «Sì. A un certo punto, il demonio ha detto all'esorcista che non aveva il potere di liberare quest'uomo. L'esorcista ha chiesto chi avesse tale potere, e il demonio ha risposto: il Papa. A quell'epoca, il Pontefice era Benedetto XVI, era da poco stato ordinato. Io avevo un confratello che lavorava alla segreteria di Stato, gli consegnai una lettera indirizzata al Papa. Una settimana dopo arrivò una risposta firmata dal segretario del Santo Padre in cui si affermava che il Papa aveva preso personalmente nota della vicenda e prometteva di pregare per il posseduto e di offrire intenzioni nelle messe affinché fosse liberato. Tre mesi dopo questa lettera, l'uomo è stato liberato. Come dicevo, si è trattato di una cosa impressionante anche per padre Bamonte, era davvero molto sorpreso perché la possessione era molto forte. Noi attribuiamo il merito della riuscita a queste preghiere del Papa». Ha avuto paura in quell'occasione?«Ah, certo. La prima volta ho avuto molta paura. Tutte le primissime volte ho avuto paura. È inevitabile se non sei una persona superficiale o non sei uno che prende la questione demoniaca con leggerezza. La primissima volta è stato come se... Come se avessi avuto conferma che il demonio esiste, che tutto quello che leggiamo nel Vangelo è vero». Poi la paura se n'è andata?«Nel tempo è andata via. La paura viene quando hai un'incertezza. Ho parlato con Amorth, gli ho chiesto se mi potesse capitare qualcosa, assistendo agli esorcismi, se potesse esserci un danno per me. Alla fine, in sostanza, gli stavo chiedendo se non potessi venire posseduto anche io». E Amorth che cosa le ha detto? «Mi ha detto di no. Mi ha detto che in trent'anni di esercizio del ministero non era mai capitato. Tutte le persone, tutti i presenti all'esorcismo erano sempre protette dalla grazia di Dio. Se l'esorcismo si fa sotto la protezione della Chiesa, con il permesso del Vescovo, allora si ha la protezione di Dio, degli angeli e dei santi. Sei la persona più protetta del mondo. Io me ne sono accorto dopo la seconda o terza volta che ho partecipato a un esorcismo come aiutante. Ho visto che non succedeva niente».Quale è stato il suo primo esorcismo vero, in cui lei era l'esorcista e non solo un aiutante? «Il mio primo è stato in Svizzera. Su una donna che vive vicino a Zurigo. Prima avevo avuto un altro paio di incontri, ma erano persone che non avevano niente. Sa, devi parlare con queste persone per capire quali siano i loro sintomi, i loro sentimenti, e come si possa manifestare il demonio nella loro vita». Come si fa a capire?«Ci sono alcuni segni previsti dal rituale. Sarebbero tre, ma ce n'è anche un quarto che è frutto dell'esperienza degli esorcisti. Il primo segno è il fatto di parlare in lingue occulte o nascoste. Per esempio parlare aramaico o greco antico o qualche altra lingua a noi sconosciuta. Ogni tanto senti parlare un linguaggio articolato, ma non capisci che cosa stia dicendo la persona. Il secondo segno consiste nell'avere una forza straordinaria, e quello si capisce da sé. Il terzo segno consiste nell'avere conoscenza di cose occulte o nascoste. La persona conosce posti, luoghi, circostanze o accadimenti che solo l'esorcista o uno dei presenti all'esorcismo potrebbe conoscere». E il quarto segno?«È l'avversione al sacro. La repulsione per la sacra eucaristia o per un oggetto sacro. Per me il segno più chiaro e meno falsificabile è il terzo: la conoscenza di cose occulte o nascoste. Gli altri si possono falsificare. Si può fingere di essere spaventati da un oggetto sacro, si può dire qualche parola di greco o di latino. Ma il terzo segno non si può fingere». Le è capitato che qualcuno fingesse?«Sì, mi è capitato. Mi è successo che qualcuno provasse a falsificare. Anche persone in buona fede». Come è possibile?«Quella gente voleva essere posseduta. Essere posseduti è più comodo che capire che si hanno problemi mentali, per esempio. Tre settimane fa, una signora mi ha detto proprio questo: per me è meglio essere posseduta che confrontarmi con la realtà della malattia mentale». Torniamo al suo primo esorcismo, alla signora di Zurigo. Quella non fingeva?«No. Aveva una avversione al sacro molto forte, reagiva molto alle preghiere di esorcismo. Inoltre, in tre momenti diversi e non davanti a me ha manifestato conoscenza di cose occulte o nascoste». Posso chiederle come?«Ad esempio, ha detto al marito che nella sua casa paterna, nel Sud Italia, c'era una soffitta. Dentro la soffitta si trovava un baule e dentro il baule, sotto una coperta bianca, c'era una macchinina Ferrari che il marito possedeva quando aveva cinque o sei anni. La donna non era mai stata in quella casa e il marito non ricordava nemmeno di avere quella macchinina. Eppure, quando sono andati a controllare, c'era tutto, esattamente come lo aveva descritto la donna. Questa è una sciocchezza, ma è un segno da cui si può capire che c'è qualcosa di straordinario all'opera». Una volta che si è capito che una persona è posseduta, come si procede? Come si svolge l'esorcismo?«Dico sempre ai giornalisti: se foste invitati a un esorcismo, probabilmente rimarreste delusi. Non capitano le cose che si vedono in certi film. L'esorcismo è un rito molto semplice, si utilizza quello che si usa nei riti sacramentali. Si deve mettere la stola, si fa l'aspersione di tutti i presenti e poi si segue il rituale, che si trova tranquillamente su Google. Come può essere così potente un rituale che comincia, come tanti altri, con il segno della croce? Beh, Dio ha dato a questi sacramenti un particolare potere. Di solito l'esorcismo si svolge dentro un luogo sacro. E conviene che il sacerdote non sia da solo, specie se l'esorcismo si svolge su donne è bene che siano accompagnate dal marito e dai parenti. Poi, preferibilmente, deve esserci un gruppo di preghiera che accompagna il sacerdote. In questi giorni sto seguendo una persona che è venuta qui in montagna una settimana per avere esorcismi tutti i giorni. Ieri durante il rito avevo con me due persone, due laici, ma che pregano molto. Hanno partecipato e alla fine la persona mi ha detto di aver sentito qualcosa di diverso. Si è accorta che il demonio era ulteriormente indebolito dalla presenza di queste persone». È vero che un esorcismo può durare anche anni?«Sì, di solito durano anni. E c'è una cosa che ho imparato da padre Amorth. Lui non faceva mai esorcismi che durassero ore». Perché?«Durante il rituale ci sono due domande che vanno fatte. La prima riguarda il nome del demonio. Gli si chiede il nome. La seconda è: dimmi ora e giorno della tua uscita e con quale segno. Si chiede al demonio quando lascerà quella persona. È inutile pregare ore e ore se non si sa la data in cui uscirà». E di solito si ottiene risposta? «Spesso ci vuole tempo, ma sì. In questi giorni ho una persona a cui il demonio ha dato data e ora. Uscirà il 18 novembre, alle 14. L'ho domandato più e più volte. Noi comunque continuiamo con gli esorcismi, perché il demonio deve essere indebolito. E la persona che riceve l'esorcismo ne riceve sempre un beneficio spirituale. È come prendere l'aspirina quando si ha mal di testa». Sembra che attorno a questi temi, da qualche tempo, ci sia un grande interesse: libri, film, serie tv... Perché secondo lei?«Credo che le ragioni siano due. Intanto, tutti abbiamo bisogno del divino. Gli esseri umani hanno bisogno di Dio, ma egli non sempre si manifesta subito. Il demonio invece appare molto velocemente... E poi c'è una specie di interesse morboso verso il proibito. Di solito si pensa che dietro la possessione ci siano riti satanici o orgiastici. Non sempre è così, ma nell'immaginario collettivo è presente questa idea». Crede che il demonio sia più forte di questi tempi, anche considerando che la fede sembra indebolirsi?«Non so se ci sia un legame tra la debolezza della fede e la forza del demonio. Io credo che a dare forza al demonio sia soprattutto la menzogna, è il suo humus. Prende forza dalla menzogna e dalle mezze verità, quando si porta la gente a credere che il bene sia male e il male sia bene». Tanti, oggi, anche fra i cattolici, non credono realmente all'esistenza del demonio. «Sì, e vero. E mi sorprende perché basta leggere il Vangelo per sapere che il demonio esiste. Giovanni dice che Gesù si è incarnato per distruggere le opere del demonio. Se il demonio non c'è, allora che senso ha l'Incarnazione? Credo che, alla fine, funzioni un po' come con il calcio. Il portiere è la Verità, i difensori sono i cristiani. Se la difesa è indebolita, c'è comunque il portiere a difendere la porta. Ma se il portiere è debole o distratto, anche i bravi difensori non possono sostituirlo. Il padre della menzogna prende forza quando viene meno la verità. Agisce cercando di fuorviare le persone, che oggi spesso si scandalizzano per cose poco importanti, mentre altre cose gravi passano inosservate». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ci-sono-quattro-segni-per-riconoscere-le-vittime-del-demonio-2593645495.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="per-la-prima-volta-sullo-schermo-la-sfida-terrificante-con-il-maligno" data-post-id="2593645495" data-published-at="1757925028" data-use-pagination="False"> Per la prima volta sullo schermo la sfida terrificante con il maligno Cristina ha 46 anni e viene da Alatri. È seduta su una poltrona, nello studio di padre Gabriele Amorth. Il sacerdote, forse il più celebre esorcista del mondo, le sta praticando il nono esorcismo della sua vita. È il primo maggio del 2016, Amorth morirà il 16 settembre dello stesso anno (era nato il primo maggio del 1925). Nella stanza è riunita tutta la famiglia di Cristina. Donne, per lo più. Poi ci sono il padre, la madre e il fidanzato della donna. Per tutto il tempo, padre Amorth rimane seduto accanto a lei. È tranquillo, imperturbabile. Recita le preghiere, ogni tanto tocca la fronte di Cristina per farle il segno della croce. Mano a mano che l'esorcismo procede, la donna comincia a emettere un flebile lamento. Tiene gli occhi chiusi, la sua testa ondeggia su e giù, sempre più velocemente. Le preghiere si susseguono, Cristina è ancora seduta di fronte a padre Amorth. A un tratto comincia a dimenarsi, serra i denti, il lamento si trasforma in una specie di ringhio. L'esorcista le appoggia di nuovo una mano sulla fronte, la segna e continua a recitare. Tutti, nella stanza, restano ai loro posti, e pregano. A un tratto, Cristina si calma. Riapre gli occhi: è di nuovo lei. Sembra rientrata da un luogo lontano. La fronte si distende, la bocca si riapre e i denti non sono più stretti. Ma la tranquillità non dura molto. Sulla poltrona si accomodano prima il padre e poi la madre di lei, per la benedizione di Amorth. Cristina, adesso, è seduta su una sedia, il suo fidanzato la cinge tra le braccia. Amorth sta benedicendo sua madre, ed ecco che Cristina sparisce di nuovo. Gli occhi si richiudono, tutto il suo corpo è scosso da brividi. All'improvviso, dalla gola le esce un suono orrendo, gutturale ma quasi metallico, disumano. Inveisce contro la madre e contro il sacerdote. Quel suono bestiale che mima una voce umana, venuto da chissà dove, cresce d'intensità. Non è più Cristina, è qualcos'altro. Ringhia, minaccia, protesta e insulta. Amorth sembra non prestare attenzione. Continua con le sue preghiere, con i suoi segni di croce. Dopo qualche minuto, tutto torna alla normalità. Cristina si calma, le palpebre si schiudono, quel suono orrendo che le usciva dalla gola si dissolve. Sono scene terrificanti. Un intero esorcismo, filmato dall'inizio alla fine. Niente luci, niente troupe, niente effetti speciali. Solo un regista con una telecamerina. Il cineasta in questione è William Friedkin, premio Oscar nel 1972 per Il braccio violento della legge, nonché regista di uno dei più terrificanti film horror di tutti i tempi, L'esorcista, appunto. Girò quel film nell'autunno del 1972 a Georgetown, Washington. La fonte d'ispirazione fu l'omonimo romanzo di William Peter Blatty. In realtà, Blatty aveva in mente di produrre un libro giornalistico. Era stato colpito da un caso avvenuto nel 1949 nel Maryland. Si informò, incontrò il sacerdote che aveva praticato l'esorcismo su un ragazzo di 14 anni, figlio di una famiglia protestante. L'esorcista, William Bowden, lo pregò di non divulgare i particolari, ma gli inviò una lettera in cui scriveva: «Il caso in cui sono stato coinvolto era una cosa vera». Blatty era convinto che il prete dicesse la verità, e anche Friedkin lo era, quando girò il film. Il grande regista, tuttavia, non aveva mai assistito a un esorcismo. Per vederne uno dal vivo, e per poterlo filmare, ha dovuto attendere quasi 45 anni. Fino al 2016, appunto, quando ha ripreso padre Amorth all'opera. Il risultato del suo lavoro è uno sconvolgente documentario intitolato Il diavolo e padre Amorth, visibile anche in Italia sulla piattaforma Netflix. Il contenuto di quell'oretta circa di girato è, dicevamo, spaventoso. Per ciò che si vede, e soprattutto per ciò che si sente. L'epilogo, poi, è quanto di più spaventoso si possa immaginare, tanto che lo stesso regista ne è rimasto colpito. Il documentario, tuttavia, non è una semplice incursione in un territorio estremo. È una sorta di indagine giornalistica, molto approfondita e molto seria. Friedkin, infatti, mostre le immagini del rituale condotto da padre Amorth a una serie di luminari della medicina: psicologi, psichiatri, ricercatori. E tutti appaiono concordi. Non condannano l'esorcismo, anzi gli riconoscono una validità. Certo, cercano di ricondurlo sul loro terreno, di spiegarlo da un punto di vista scientifico. Nessuno si avventura nelle lande del soprannaturale. Ma la reazione di questi medici stupisce. Ci si aspetterebbero risate, o manifestazioni di incredulità. Invece niente: tutti attribuiscono al lavoro di Amorth un valore. Il celebre esorcista ha raccontato le sue esperienze in numerosi volumi, ma mai si era vista sullo schermo un prodotto del genere. Se non si è deboli di cuore, vale la pena dare una occhiata. Di questi tempi, infatti, si fa molto parlare del demonio. Lo ha tirato in ballo, in chiave anti salvinina, Famiglia cristiana. Lo ha nominato perfino Oliviero Toscani nella sua recente pubblicità immigrazionista per Benetton. Quello mostrato da Friedkin per tramite di Amorth, però, è un diavolo diverso. Con la politica c'entra poco, e per questo spaventa molto di più.
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