2019-02-09
Ci sono 250 miliardi di buoni motivi per cui tocca a Parigi preoccuparsi
Negli interessi francesi nel nostro Paese spicca il credito bancario: gli istituti d'Oltralpe sono i più esposti tra quelli stranieri. Ecco spiegato il nervosismo dei cugini. Alitalia, Tim e Fincantieri sono solo foglie di fico.La notizia del giorno sarebbe che Air France si sfila dal salvataggio di Alitalia. Una delle ritorsioni che fonti autorevoli citate dai quotidiani italiani annunciano ai quattro venti. Per dimostrare che la tensione tra Italia e Francia potrà solo che procurare al nostro Paesi danni su danni. L'annuncio di Air France non è certo ufficiale, così come tutto l'allarme appare filtrato da occhi un po' troppo politicizzati. Basti leggere i pezzi pubblicati sul Corriere della Sera. Secondo Il vicedirettore ad personam Federico Fubini, il nostro Paese trae un guadagno annuo di 10 miliardi dall'asse commerciale con i transalpini, i quali nel 2018 sono stati il principale partner estero. Sarebbero centinaia di migliaia i posti di lavoro messi a rischio dallo scontro politico e diplomatico con i cugini d'Oltralpe, sempre secondo il Corriere. Tutto frutto delle tensioni tra Italia e Francia e - inutile dirlo, per buona fetta della politica e delle associazioni di categoria - ovviamente per colpa dei gialloblù. Al di là del fatto che immaginare che il ritiro dell'ambasciatore possa veramente mettere in crisi rapporti commerciali ci sembra alquanto esagerato. Emmanuel Macron è in campagna elettorale, così come lo sono Luigi Di Maio Matteo Salvini. Volendo in ogni caso prendere per verosimili gli allarmi lanciati dalle truppe di «competenti» a schermi unificati, si impone una serie di precisazioni. Il messaggio veicolato dalla sinistra è qualcosa di simile al «mamma mia se la Francia ci abbandona, l'Italia cola a picco». E vengono portati alla ribalta delle cronache una serie di dossier. Si comincia da Alitalia per finire con Fincantieri, passando per Tim. Quella della ex compagnia aerea di Stato è una telenovela che va avanti da fin troppo tempo. Con l'arrivo del governo gialloblù, il ministero dello Sviluppo economico ha voluto rifilare la patata bollente a Fs. Il colosso delle rotaie ha ancora un mesetto di tempo per presentare il futuro piano industriale spiegando al mercato, e agli italiani, che cosa vorrà farà di Alitalia. Da mesi si rincorrono voci circa la partecipazione di Delta e di Air France con un 20% di quote ciascuno. La realtà è che l'impegno economico dei francesi è stabile come le sabbie mobili e la possibilità che partecipino era già ridotta al lumicino. Indipendentemente dalla rottura diplomatica.Fa ancor più sorridere il doversi stracciare le vesti per Vivendi, l'azienda del finanziere bretone Vincent Bollorè. Dopo aver cercato di scalare Mediaset si è impantanata in Tim, causando almeno indirettamente una serie di problemi all'azienda di telecomunicazioni che da mesi vive in conflitto continuo. L'altro elemento di peso del cda è rappresentato dal fondo Elliott che da subito ha dimostrato una visione industriale diversa. Gli americani appoggiano la linea del governo e sono pronti a uno scorporo della rete forse anche accettando di mollarne il controllo alla compagine pubblica. Se i francesi se ne uscissero, nel breve Tim ne guadagnerebbe addirittura. Per quanto riguarda, infine, Fincantieri, la volontà di intervenire a gamba tesa e far saltare l'accordo relativo all'acquisizione dei cantieri di Saint Nazaire è riconducibile al 2017, ai tempi del governo Gentiloni. Dopo una debole trattativa da parte del governo di Roma si era giunti a un compresso che nella realtà lasciava la maggioranza della società italo-francese nelle mani di Parigi. Nonostante l'accomodante posizione, l'Antitrust francese (in linea con i desiderata di Emmanuel Macron) si è rivolto a quello di Bruxelles con l'obiettivo palese di far saltare tutto. E le dichiarazioni Salvini o le foto scattate da Di Maio con i gilet gialli non c'entrano nulla. È bene ribadirlo perché a sentire la maggior parte dei commentatori in tv sembra di essere alla vigilia di un Armageddon che ovviamente colpirebbe solo il Belpaese. Si omette però l'altro lato della medaglia. Gli investimenti francesi in Italia. Le banche d'Oltralpe fanno credito alle imprese italiane per oltre 250 miliardi di euro. È più del doppio di quanto facciano tutte gli altri istituti stranieri messi assieme. D'altronde Crédit Agricole è ormai una presenza fissa e forte in Italia con la attività dirette e indirette. Ciò spiega la costante attenzione dei francesi all'economia del nostro Paese, se cala ne va dei conti economici delle loro azienda. Perché non ci sono solo le banche. Parigi qui da noi occupa una fetta molto importante della grande distribuzione. Dopo le Coop e Esselunga arrivano i francesi e distaccati i gruppi tedeschi della distribuzione low cost. Insomma, da una guerra diplomatica, pure i francesi avrebbero di che farsi male.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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