2022-09-03
«Ci restano 20 giorni per salvare il settore della carta riciclata»
Il dg di Unirima Francesco Sicilia: «In queste condizioni non potremo più lavorare senza interruzioni».L’aumento dei prezzi dell’energia, con il costo medio per KWh dell’elettricità che dagli 0,158 euro del settembre 2021 ha raggiunto gli 0,637 euro di oggi, è diventato insostenibile e sta determinando una grave crisi economica per molte aziende del riciclo della carta. Ne ha parlato alla Verità Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima, l’Unione nazionale imprese raccolta, recupero, riciclo e commercio dei maceri che chiede al governo di intensificare le verifiche su eventuali speculazioni, di introdurre un price cap sul prezzo dell’energia e di scollegare il valore delle rinnovabili dal gas, nonché di adottare misure temporanee volte a incrementare le capacità di stoccaggio degli impianti. Cosa state facendo per contrastare il caro energia?«Unirima rappresenta un settore cruciale e antico, visto che ha le sue radici agli inizi del secolo scorso. In un Paese povero di materie prime noi cerchiamo di recuperare carta e cartoni dalle amministrazioni pubbliche, così come dagli esercizi commerciali. Questi rifiuti arrivano nei nostri impianti e produciamo una materia prima, la carta da macero, che va alle cartiere italiane per circa l’80%, il resto va all’estero. Noi chiediamo al governo e agli organi preposti un intervento immediato perché operiamo in un settore centrale nel processo della rivoluzione verde e della transizione ecologica, anche perché, secondo le previsioni del Pnrr, si dovrebbe passare anche attraverso un piano nazionale per la gestione dei rifiuti. Il nostro problema è che le nostre imprese usano molta energia elettrica, che è quadruplicata per prezzi. Inoltre, il settore che sta a valle della nostra filiera, quello delle cartiere - che ha bisogno di molto gas - sta fermando la produzione e il valore della carta riciclata scende. Ad esempio, era a 130 euro a tonnellata a luglio, la meta ad agosto. Pare, inoltre, che il valore stia ancora diminuendo». Cosa chiedete al governo?«Di scollegare il valore delle rinnovabili dal costo del gas, questo aiuterebbe molto a ridurre il costo dell’energia. Siamo inoltre a favore di una azione a livello europeo sul prezzo del gas, anche questo gioverebbe a ridurre i valori. Noi abbiamo scritto anche a tutte le Regioni per chiedere una deroga sullo stoccaggio, aumentandolo almeno del 40%. Il nostro problema, insomma, è che se si interrompe la nostra filiera, se ne interromperanno molte altre. In primis, quella legata alla raccolta differenziata con la carta non solo in arrivo dai Comuni (circa il 40%), ma anche quella in arrivo dalle altre attività produttive, come quelle aziendali». Per il settore questa crisi è legata solo al conflitto russo ucraino o ci sono altre cause?«Questi problemi li abbiamo da un mese a questa parte. Durante il Covid abbiamo lavorato senza interruzioni. Quello che noi notiamo sono le difficoltà del settore industriale a valle del nostro che si ripercuotono anche sul nostro comparto. D’altronde noi siamo in una situazione in cui i costi sono aumentati e il valore di quello che vendiamo è in diminuzione. È chiaro che questa situazione è insostenibile. Le cartiere hanno già iniziato a fermarsi, prima o poi senza una soluzione rischiamo di fermarci anche noi». Quanta autonomia avete prima di fermarvi?«Siamo in una situazione di palese sofferenza. Se dovesse continuare così non avremo molta scelta. Al momento stiamo continuando a lavorare senza interruzioni, ma non sappiamo quanto potremo andare avanti così. Certo è che se già le Regioni ci consentissero di attuare questa misura straordinaria di aumentare gli stoccaggi per noi si tratterebbe di avere un po’ più di ossigeno. Molto dipende anche dall’andamento dalla filiera a valle. Se le cartiere chiudessero, noi avremmo poco tempo. Speriamo che in 20 giorni potremo avere delle novità, se no sarà dura».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)