
Sì dei lavoratori all’intesa che riduce gli esuberi. Grazie anche alla Cgil che stavolta fa sindacalismo e non politica.Quando il sindacato abbandona la piazza, smettendo di fare politica, e torna nelle aziende, alla sua vocazione originaria, dialogando in modo costruttivo con il governo e le controparti, i risultati per i lavoratori si vedono. La vicenda Beko, (marchio turco di elettrodomestici controllato dal gruppo Arcelik) conclusa dopo mesi di intenso lavoro con un’intesa tra l’azienda, i sindacati, il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, e gli enti locali, è esemplare in questo senso.Tutti i soggetti in campo hanno fatto la loro parte: il governo, con una attenta attività di mediazione resa più forte ed efficace anche dalle prescrizioni e dagli impegni che erano stati imposti dal golden power e accettati dall’azienda turca al momento dell’acquisizione delle attività di Whirpool; l’azienda, con l’assunzione di impegni importanti a partire dal mantenimento degli stabilimenti e la salvaguardia di gran parte dei livelli occupazionali e accogliendo le richieste di un piano di sviluppo tecnologico e produttivo; infine il sindacato che, in modo unitario e senza dividersi su opzioni politiche come successo su altri tavoli, ha fatto con determinazione il proprio mestiere a tutela dei lavoratori, favorendo poi l’approvazione a larga maggioranza negli stabilimenti, dell’intesa raggiunta la scorsa settimana. Si potrà così arrivare alla firma definitiva domani al ministero del Made in Italy.L’azienda, come ha sottolineato Urso, in Parlamento si è impegnata a sostenere un piano di investimenti in Italia per oltre 300 milioni di euro, che pone il nostro Paese al centro dello sviluppo industriale in Europa.Venendo ai termini dell’accordo, proprio la collaborazione tra tutte le parti in causa, ha portato a risultati soddisfacenti. Gli esuberi sono stati ridotti da oltre 1.900 a circa 937 più i 287 del sito di Siena ma, soprattutto, è stato deciso che questi vengano affrontati con ammortizzatori sociali conservativi e con uscite incentivate volontarie, secondo il criterio cosiddetto della non opposizione, evitando così i licenziamenti.Rispetto al piano industriale originariamente presentato da Beko, si è scongiurata la chiusura della fabbrica di Comunanza e si è preservata l’attuale produzione di frigoriferi a Cassinetta, che doveva essere ridimensionata. Il governo ha posto sin da subito la necessità che l’azienda presentasse un piano industriale e occupazionale con investimenti significativi in Italia.Non si riuscita ad evitare la cessazione della produzione dei congelatori a Siena, anche se si è pattuito un percorso che mira alla reindustrializzazione del sito soprattutto grazie all’impegno del governo ad acquisire lo stabile attraverso Invitalia d’intesa con il Comune di Siena. Per le funzioni di staff e di ricerca, le riduzioni di attività e di personale sono state solo limitate in parte ma non evitate del tutto.Poi saranno utilizzati in tutte le fabbriche e in tutti gli uffici, contratti di solidarietà e percorsi di uscite incentivate su base volontaria, per scongiurare i licenziamenti. Per Siena, però, si renderà necessario un atto normativo specifico, a cui il governo si è impegnato per individuare un ammortizzatore sociale conservativo. Per gli impiegati in esubero si aprirà un percorso di ricollocazione. «Si tratta di un accordo sofferto, ma necessario, per scongiurare i licenziamenti e dare tutela ai lavoratori colpiti dalla decisione della multinazionale», hanno commentato in una nota unitaria i sindacati.Una conclusione di questo genere segna la differenza tra un sindacato che quando fa il suo mestiere ottiene risultati significativi a favore dei lavoratori. Qualcosa di ben diverso dalle attività di alcune componenti che tentano di trascinare il movimento dei lavoratori in battaglie prettamente politiche. Un esempio proprio nelle stesse ore è l’impegno della Cgil in dieci città della Sicilia a sostegno della campagna per i referendum su lavoro e cittadinanza dell’8 e 9 giugno.
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