
L'Unar, ente della presidenza del Consiglio, spinge la campagna contro il possibile stop al ddl Zan con corsi ai cronisti e seminari.La crisi di governo e i relativi sommovimenti parlamentari, tra i tanti disastri, potrebbero persino produrre un risultato apprezzabile: l'affossamento del ddl Zan. Dovessero cambiare i contorni della maggioranza di governo, infatti, non è affatto detto che la legge bavaglio arcobaleno – già approvata alla Camera e in procinto di sbarcare al Senato - trovi i voti necessari all'approvazione. Per questo motivo, ormai da qualche giorno, le associazioni Lgbt sono in ambasce, e lanciano appelli a destra e a manca nel tentativo di blindare la norma. Comprensibile: qualora il ddl Zan diventasse effettivamente legge, sancirebbe il trionfo dell'ideologia arcobaleno. Nella loro battaglia senza quartiere, gli attivisti rainbow possono contare su un alleato non proprio di secondo piano, il quale per altro è interno alle istituzioni. Stiamo parlando dell'Unar, ovvero l'ente contro le discriminazioni e il razzismo che dipende direttamente dalla presidenza del Consiglio. Le sue battaglie a favore delle minoranze (e spesso contro il buon senso) sono note: giusto un paio di giorni fa abbiamo raccontato di come l'Unar abbia minacciato la Regione Piemonte, rea di aver approvato una leggina contro abusivismo dei rom. Per sostenere la causa arcobaleno, tuttavia, l'Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali guidato da Triantafillos Loukarelis (già stretto collaboratore di Vincenzo Spadafora) si sta dando da fare come non mai. Alla fine di dicembre, ad esempio, ha organizzato assieme a Gaynet e all'Ordine dei giornalisti della Lombardia un bel seminario intitolato «Orientamenti sessuali e Media: parole d'odio e la deontologia giornalistica». Davvero un imperdibile appuntamento rieducativo per tutti i cronisti: non sia mai che, scrivendo un articolo, utilizzino parole sgradite al potere dominante. Il meglio, però, deve ancora venire. Dopo il corso di formazione per giornalisti, è in arrivo un nuovo strepitoso evento nell'ambito del progetto Informazione e persone Lgbti, realizzato sempre da Gaynet assieme all'Unar. Si tratta della due giorni «Le normative sui crimini d'odio omotransfobico in un quadro comparativo - Seminario di approfondimento delle legislazioni e della giurisprudenza in materia di crimini e discorsi d'odio nei vari paesi e a livello sovranazionale» (1-2 febbraio). All'iniziativa parteciperanno numerosi e autorevoli relatori, tra cui il già citato Loukarelis, poi avvocati, ricercatori, docenti universitari e addirittura Stefano Chirico, primo dirigente della Polizia di Stato e direttore della segreteria dell'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad). Qual è lo scopo di questa due giorni? Lo spiega uno dei moderatori, il celebre Franco Grillini: «Il seminario nasce dall'esigenza di arricchire con il parere di esperti ed esperte di livello internazionale il dibattito politico sul tema dell'omotransfobia, partendo delle leggi in vigore negli altri Paesi», dichiara il presidente di Gaynet . «Nonostante il momento difficile che stiamo vivendo, auspichiamo che questa iniziativa possa riportare l'attenzione sulla legge Zan attualmente in attesa di essere discussa in Senato. Siamo convinti che il tema dei diritti civili debba essere prioritario nella nuova azione di governo, affinché, ai danni causati dalla pandemia, non si aggiunga per tante persone la beffa di veder sfumare una legge, attesa da 27 anni, che le tuteli dall'odio e dalla violenza». Tutto chiaro? L'evento organizzato da Gaynet e Unar serve a sostenere il ddl Zan. A confermarlo è lo stesso capo dell'Ufficio anti discriminazioni. Presentando l'iniziativa, infatti, Loukarelis ha dichiarato quanto segue: «La conoscenza dell'impegno della Commissione europea, del Consiglio d'Europa e di molti Paesi verso la tutela delle persone Lgbti contro ogni violenza auspichiamo che sia di ispirazione ai nostri rappresentanti istituzionali che si apprestano a votare una legge contro l'omolesbotransfobia finalmente anche in Italia».In poche parole, abbiamo il direttore di un ufficio della presidenza del Consiglio che si preoccupa di fare campagna a sostegno di un disegno di legge della maggioranza giallorossa. Ci risulta, tuttavia, che il compito dell'Unar non sia quello di fare propaganda per questo o quel movimento politico, dunque non si capisce per quale motivo un ente pubblico debba impegnarsi in una battaglia a favore del ddl Zan. È la riprova che l'Unar non si occupa di combattere le discriminazioni: in realtà, il suo compito consiste nel diffondere l'ideologia. Il ddl Zan mira a tappare la bocca a chiunque non accetti di allinearsi al pensiero unico arcobaleno: se l'Unar davvero volesse proteggere la dignità e la libertà degli individui, dovrebbe osteggiare la norma, non richiederne l'approvazione. E invece eccola qui, pronta a battersi a favore della mordacchia arcobaleno. Perché tutto può fermarsi, tranne la propaganda.
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