2023-07-27
Chiesti per Becciu 7 anni di carcere più la confisca di 14 milioni di euro
Angelo Becciu (Imagoeconomica)
La Procura vaticana vuole una pena esemplare nel processo sull’investimento nel palazzo di Sloane avenue. Sentenza entro Natale. Il cardinale: «Sono innocente. Tutti faremo i conti con la giustizia divina».Sette anni e tre mesi di reclusione, con interdizione perpetua dai pubblici uffici e 10.329 euro di multa. È la pena chiesta ieri dal promotore di giustizia del Vaticano, Alessandro Diddi, durante la sua requisitoria nel processo sul palazzo di Sloane avenue a Londra (legato alla gestione dei fondi della Segreteria di Stato vaticana) per il cardinale Angelo Becciu, ex numero due della Segreteria di Stato. Complessivamente per i dieci imputati Diddi ha chiesto pene per 73 anni di carcere. La pena più alta è quella richiesta per l’ex funzionario della Segreteria di Stato Fabrizio Tirabassi: 13 anni e 3 mesi (e 18.750 euro di multa). A seguire, l’uomo d’affari Raffale Mincione, 11 anni e 5 mesi (e 15.450 euro) ; 9 anni e 9 mesi per il finanziere Enrico Crasso (e 18.000 euro) ; 7 anni e 6 mesi (e 9.000 euro) per il broker Gianluigi Torzi; 6 anni (e 12.500 euro) per l’avvocato Nicola Squillace ; 5 anni e 4 mesi (e 8.000 euro ) per l’ex segretario di Becciu, monsignor Mauro Carlino; 4 anni e 8 mesi (e 10.329 euro) per l’imprenditrice Cecilia Marogna; 4 anni e 3 mesi (e 9.600 euro) per l’ex direttore dell’Aif (l’antiriciclaggio del vaticano) Tommaso Di Ruzza; 3 anni e 2 mesi (e 10.329 euro) per l’ex presidente dell’Aif Renè Brulhart. Per tutti loro, a eccezione di Squillace (per il quale è stata chiesta la sospensione dall’esercizio della professione forense), il pdg ha anche chiesto l’interdizione perpetua. Pesanti anche le richieste di confisca: per il cardinale Becciu 14 milioni di euro; per Bruelhart 15 milioni di euro; per monsignor Carlino 15 milioni di euro; per Di Ruzza 15 milioni di euro; per la Marogna 575.000 euro; per Mincione 172 milioni e 360.000 euro; per Squillace 1 milione e 266.000 euro; per Tirabassi 99 milioni e 898.000 euro; per Torzi 71 milioni di euro; per la Logsic 775.000 euro; per la Hp finance 6,7 milioni e per la Sogenel 6,7 milioni. Per la società riconducibile alla Marogna, la Logsic humanitarne dejavnosti doo, l’accusa ha anche chiesto 150.000,00 euro di sanzione pecuniaria e tre anni di divieto di contrattare con la Pubblica amministrazione, più 174.210,00 euro di confisca; per la Prestige family office sa 150.000,00 euro di sanzione pecuniaria e tre anni di divieto di contrattare con la Pa, più 902.585,51 franchi svizzeri di confisca; per Sogenel capital investment 150.000,00 di sanzione pecuniaria e tre anni di divieto a contrattare con la Pa più 308.547,00 franchi svizzeri di confisca; per Hp finance 150.000,00 euro di sanzione pecuniaria e tre anni di divieto a contrattare con la Pa. Prima di formalizzare le richieste di condanna per i dieci imputati, Diddi ha sottolineato che nonostante siano stati «commessi molti reati contro il patrimonio, qui nessuno ha avanzato offerte di risarcimento del danno. E non parliamo di persone disagiate». Il promotore di giustizia, per dirla con le sue parole, non si è limitato a «sparare numeri», ma ha fornito anche una «spiegazione dei criteri applicati» nel chiedere le condanne. Secondo Diddi l’Ufficio del promotore di giustizia ha tenuto conto di una forbice ridotta nel chiedere le condanne. Discorso che, ha precisato, non si è potuto fare per il cardinale Becciu «anche in relazione alla posizione che ha assunto nel processo». Diddi ha anche chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche per Torzi e per l’ex dipendente di Credit Suisse nonché storico gestore del patrimonio vaticano Crasso, perché «dalle loro dichiarazioni sono emersi contributi probatori. Soprattutto nel caso di Torzi».I legali di Becciu, Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione però annunciano battaglia. Secondo i due difensori le richieste del promotore di giustizia «non tengono conto degli esiti del processo, che ha dimostrato l’assoluta innocenza del cardinale per l’operazione relativa al palazzo di Londra eper ogni altra accusa». Secondo gli avvocati di Becciu, accusato di peculato, abuso d’ufficio anche in concorso e subornazione, «sulla base di teoremi clamorosamente smentiti in dibattimento, il promotore di giustizia ha continuato a sostenere una tesi sganciata dalle prove» e «solo il riconoscimento dell’assoluta innocenza e l’assoluzione piena rispecchiano quanto accertato in modo chiarissimo». Lo stesso Becciu ha poi dichiarato che la sua «innocenza dimostrata nel processo è sotto gli occhi di tutti», aggiungendo poi: «Ovviamente la giustizia divina ci sovrasta e con essa tutti dovremmo fare i conti prima o poi». Anche la Marogna, attraverso il suo procuratore in atti, Riccardo Sindoca, ha replicato alle richieste dell’accusa, sostenendo che «non sussiste l’impianto accusatorio riservatogli dal pg del Vaticano, tanto in diritto, posto che la personalità giuridica incaricata delle consulenze prestate sia un soggetto di diritto estero quale persona giuridica a cui non possa essere come tale contestato il reato di peculato e in più, nei fatti, di cosa o come lei abbia impiegato denari della sua società, non sono fatti di interesse vaticani o della Santa sede cui non è mai sussistito alcun vincolo di rendicontazione di specie né vi sia un contratto che prendesse che la società ascrivibile alla stessa rendicontasse nel merito ma solo semmai per quanto profuso professionalmente, ma non di certo contabilmente parlando». Il processo riprenderà il 27 settembre con le tre udienze riservate alle parti civili. Dal 5 al 6 dicembre sono previste le udienze dedicate alle difese, poi la sentenza che dovrebbe arrivare prima di Natale.
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