2018-11-02
Chiesta l’archiviazione per Salvini alla faccia degli ultrà pro immigrati
Da Roberto Saviano a Repubblica, fino a Magistratura democratica, il coro di quelli che volevano il ministro alla sbarra per la Diciotti era nutrito. Purtroppo per loro, l'azione politica non si processa: ok ai respingimenti.Secondo Roberto Saviano, tenere i migranti sulla nave era un atto criminale. E per questo motivo lo scrittore invitò le forze dell'ordine a boicottare gli ordini del Viminale, in quanto incostituzionali. Per essere certo di essere stato compreso, l'autore di Gomorra aggiunse di ritenere eversivo il comportamento di Matteo Salvini. Perché, come già aveva avuto modo di chiarire, per lui il ministro dell'Interno altri non era che un ministro della malavita. Il suo collega di Repubblica, Francesco Merlo, si accontentò invece di definire la Diciotti la nave della resistenza, manco a bordo vi fossero le brigate Garibaldi, invece di un centinaio di migranti in fuga dall'Africa. Nell'articolo, oltre a lodare il comandante partigiano in lotta contro il nuovo nazismo, si avventurò a celebrare la protesta dell'arancino. In una città - scrisse - dove l'arancino è un concetto filosofico, un'esercitazione teologica. Ovviamente alludeva allo slogan «Arancino libero per tutti» coniato nel Sessantotto, perché più passano gli anni e più anche Merlo si attacca al suo passato pur di farsi restituire la gioventù.Roberto Virzo, docente di diritto internazionale in varie università compresa quella di Confindustria, invece, confermando l'ipotesi di un possibile sequestro di persona dei migranti a cui era impedito lo sbarco, arrivò a ipotizzare il reato di tortura a carico del ministro, per quei poveri africani salvati dal probabile annegamento, ma lasciati in balìa dei guardacoste. I giuristi democratici (sì, esistono anche quelli) riuniti a congresso sentenziarono anch'essi che non solo vi erano gravi violazioni del diritto internazionale, ma anche della Costituzione. A rafforzare la tesi poi arrivò una dura presa di posizione di Magistratura democratica che, dopo aver sottolineato come il comportamento di Salvini suscitasse inquietanti interrogativi di vario tipo (mistero su quali fossero), si stupiva del mancato intervento della magistratura di fronte a un caso di privazione della libertà di persone. Che un sindacato dei magistrati si stupisca perché altri magistrati non indagano un politico certo non è abituale, soprattutto se poi gli stessi magistrati denunciano «l'ulteriore grave violazione dei valori e delle regole della Costituzione». Tralascio di citare, per pietà dei lettori, che cosa dissero Laura Boldrini e Maurizio Martina, due che quando aprono bocca fanno pensare che il buon Dio debba aver fatto loro un brutto torto se ogni volta sembrano più tristi della precedente. Insomma, come avrete capito in quei giorni di agosto che la nave Diciotti della Guardia costiera era alla fonda in attesa di decisioni da parte delle autorità, la vicenda fu usata come una clava contro il ministro dell'Interno per indurlo a recedere dalla decisione di non accogliere più migranti. Gli extracomunitari a bordo del naviglio erano stati soccorsi sì dalla nostra Guardia costiera, ma in acque maltesi. Solo che quei furboni della Valletta non avevano nessuna intenzione di farsene carico nonostante toccasse a loro in base a tutte le regole, europee e non solo.Non sapendo dove scaricare i migranti salvati, la Diciotti a questo punto fece rotta verso la Sicilia, come in tutti questi anni è accaduto ogni volta. Ma in quell'occasione il numero uno del Viminale annunciò la chiusura dei porti, vietando lo sbarco degli extracomunitari. Risultato, invece di denunciare il comportamento di Malta e dell'Europa, Saviano e compagni denunciarono Salvini, imputandogli ogni nefandezza, compresa la tortura dei poveri africani salvati in mezzo al mare da sicuro annegamento. Fra gli applausi, un pm decise di salire a bordo del naviglio della Guardia costiera e poi aprì un fascicolo a carico di Salvini, interrogando anche i vertici del ministero. Da quel che si capì, il vicepremier era imputato di non aver steso il tappeto rosso di fronte ai profughi, ma di averli fatti attendere qualche giorno a bordo della nave in attesa che la situazione si chiarisse. Sono passati alcuni mesi dall'apertura dell'inchiesta e dei due tronconi in cui era stata divisa, uno è già stato chiuso con un proscioglimento del ministro, mentre per l'altro è arrivata ieri la richiesta di archiviazione dei pubblici ministeri, con la motivazione che quella di Salvini «è stata una scelta politica insindacabile». Perciò il Viminale non ha commesso nulla di illegittimo bloccando l'approdo, perché non tocca alla Procura e nemmeno a Saviano e compagni autorizzare l'attracco in porto di una nave. Non tutto il male dunque viene per nuocere: la cagnara sollevata dai partigiani in cashmere e dall'autore di Gomorra, ci consente di stabilire, una volta per tutte, che le navi dei migranti si possono non solo fermare, ma anche respingere. Grazie, Saviano.
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