2023-12-02
Come han fatto i vertici cattolici a farsi inquinare?
Luca Casarini (Getty Images)
La domanda che credo sia utile rivolgersi è come sia stato possibile che i vertici della Chiesa siano stati inquinati da Luca Casarini e compagni. Cioè: dove sono nate le relazioni fra un gruppo di dirigenti politici conosciuti per gli scontri in piazza e un gruppo di prelati che in teoria avrebbe dovuto essere agli antipodi del mondo antagonista?A questa domanda non è facile dare una risposta. Tuttavia, leggendo le trascrizioni delle chat telefoniche alla base dell’indagine della Procura di Ragusa per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, si capisce non solo che i rapporti tra Casarini e alcuni vescovi hanno origini lontane, ma che l’ex capo delle Tute bianche e i suoi compagni d’avventura hanno seguito con attenzione, se non addirittura influenzato, alcune scelte che riguardano la Chiesa. È difficile immaginare un leader da centri sociali che si preoccupi di chi diventerà presidente della Conferenza episcopale italiana. Ma quando Gualtiero Bassetti si fa da parte, Casarini e i suoi si agitano e fanno il tifo per Matteo Zuppi, allora arcivescovo di Bologna. Ovviamente non si tratta di sostegno disinteressato perché, come spiega don Mattia Ferrari, cappellano di bordo di Mare Jonio, nave che il gruppetto antagonista usa per i salvataggi di extracomunitari, «se lui sarà presidente della Cei per Mediterranea le cose saranno più facili». Che cosa intenda il giovane prete lo si capisce leggendo il resto delle conversazioni. Non si tratta di agevolare l’uscita in mare dell’imbarcazione, né di avere maggiore visibilità: ciò che suscita l’entusiasmo della combriccola è la possibilità di avere più soldi. Infatti Caccia, compagno di bisbocce di Casarini, in una delle conversazioni non usa mezzi termini: «Se la situazione finanziaria diventa drammatica, bisogna andare da Zuppi e Lorefice a battere cassa». Per chi non ne fosse a conoscenza, il secondo cognome è quello dell’arcivescovo di Palermo. Insomma, il gruppo ritiene di avere santi protettori, se non in Paradiso quanto meno ai vertici delle diocesi ed è a loro che si rivolge per ottenere finanziamenti. In effetti, qualche motivo per pensare di avere appoggi nelle alte sfere gli ex disobbedienti lo hanno, perché don Mattia fa da ufficiale di collegamento direttamente con i vescovi, riportando le indicazioni di quest’ultimi. Quando si registra una certa impasse, è don Ferrari che riferisce il suggerimento di Zuppi di aggirare la Cei rivolgendosi ad alcuni alti prelati tedeschi, considerando che da anni la Conferenza episcopale della Germania finanzia le Ong. Ed è sempre il cappellano di Mediterranea a dire che l’arcivescovo di Bologna ha incontrato l’elemosiniere del Papa, quello che andava a riattaccare la corrente negli stabili occupati, il quale avrebbe dubbi sull’operazione. Zuppi, riferisce don Matteo, sostiene che bisogna trovare il modo di convincere Krajewskij, l’uomo più vicino a Bergoglio.Nelle conversazioni si intrecciano questioni di soldi, che servono a far quadrare i bilanci del naviglio di cui Casarini si è autonominato armatore, e questioni di Chiesa, equilibri delicati, che poco paiono avere a che fare con una squadra di contestatori di professione. A leggere le trascrizioni, c’è da rimanere basiti. Don Ferrari riferisce che Casarini con i monsignori sfonda, aggiungendo che «c’è proprio la gara tra i vescovi e i cardinali a chi fa la manifestazione di stima più grande verso Luca». Il gran finale è quando don Matteo dice che «presto la Cei sarà in mano a Casarini». Ora, noi pensavamo di averle viste tutte, anche un comico trasformato in leader politico e un avvocato di provincia diventato presidente del Consiglio. Tuttavia, neppure la più fervida immaginazione ci avrebbe spinto a pensare che un giorno ci saremmo trovati Casarini alla guida della Conferenza episcopale italiana, finanziato con i soldi dei fedeli. Che un contestatore, uno abituato alle occupazioni, potesse indossare la mitra, come lo ha ritratto Panorama, autore dello scoop sui soldi dei vescovi a Mediterranea, è troppo anche per noi.Però, più ancora della sorpresa dei milioni finiti alla Ong di Mare Jonio, ci lascia a bocca aperta un’altra frase del giovane prete che benedice Casarini e si auspica di vederlo alla guida della Cei. Secondo don Matteo, il Pontefice avrebbe finanziato direttamente un’altra Ong. «Tenete presente questo: quando il Papa ha pagato Open Arms, non erano passati per Krajewskij, ma erano arrivati direttamente dal Papa». Poco ci importa sapere se Francesco avesse informato il suo elemosiniere e quanto sia stato dato, ma se le parole del cappellano della Mare Jonio fossero vere, vorrebbe dire che Bergoglio ha dato soldi alla Ong per cui oggi Matteo Salvini è processato a Palermo, con l’accusa di sequestro di persona per aver negato l’attracco della nave. Un bel cortocircuito, con un Pontefice schierato con chi ha trascinato davanti ai giudici un ministro dell’Interno. Chissà cosa ne pensano, non i vescovi, ma i fedeli che a fine messa lasciano cadere i loro spicci dentro il sacchetto delle offerte.
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