2021-05-21
I «chierichetti del Papa» sfrattati dal Vaticano per ordine di Bergoglio
Il Pontefice ha deciso che il Preseminario dovrà uscire dalle sacre mura. L'Opera, che si era rinnovata dopo lo scandalo sui presunti abusi, rischia di esaurirsi. Anche perché in San Pietro è ormai inutile.Per i «chierichetti del Papa» la messa è finita: Francesco ha deciso di sfrattare dal Vaticano il Preseminario San Pio X, al centro del primo processo per presunti abusi sessuali su minori avvenuti all'interno dello Stato pontificio. Entro l'estate i locali di Palazzo San Carlo - l'edificio noto ai più per il cosiddetto «super attico» del cardinal Tarcisio Bertone - dovranno essere liberati per lasciare spazio alla Gendarmeria. Più che a un trasloco, la decisione somiglia a una vera e propria soppressione dell'istituto di orientamento vocazionale fondato nel 1956 per volontà di Pio XII. Anche perché l'Opera don Folci non ha una seconda casa romana fuori dalle mura leonine (si vocifera solo di una soluzione di ripiego, non troppo lontana dai sacri palazzi) e da 65 anni ha sede all'ombra della Cupola di San Pietro, vivendo in simbiosi con la Basilica. Il provvedimento non è ancora stato ufficializzato dal Vaticano, ma alcune fonti interne alla Santa Sede rivelano alla Verità che ieri si è consumato l'ultimo atto. Il Pontefice, poco prima di mezzogiorno, ha incontrato nel Palazzo apostolico l'attuale rettore, don Angelo Magistrelli (anche se l'udienza non è stata segnalata nel bollettino della sala stampa), che aveva chiesto di poter ascoltare direttamente dalla voce del Santo Padre le motivazioni di una scelta drammatica per i 26 ragazzi che attualmente vivono l'esperienza del Preseminario. E Jorge Mario Bergoglio non ha fatto altro che confermare, condito con parole di incoraggiamento, l'accompagnamento alla porta già anticipato, due volte, dal Segretario di Stato, Pietro Parolin. I segnali d'altra parte non erano mancati, tanto che chi frequenta la comunità dice che ormai l'allontanamento era diventato un «segreto di Pulcinella». Anche se prima di elencarli occorre tornare sullo scandalo che ha macchiato la reputazione dell'istituto, che dipende dalla diocesi di Como. La vicenda dei presunti abusi riguarda don Gabriele Martinelli (28 anni) - che deve rispondere al presidente del tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, dell'accusa di violenze sessuali su un compagno di Preseminario, avvenute tra il 2007 e il 2012 - e l'ex rettore, monsignor Enrico Radice (71 anni), accusato di aver intralciato le indagini. Già dal 2013 erano iniziate a circolare lettere e accuse anonime. Poi nel 2017 un'inchiesta delle Iene, con le testimonianze inedite degli accusatori, aveva fatto esplodere il caso a livello mondiale. Dopodiché era stato lo stesso papa Francesco a intervenire rimuovendo la causa di improcedibilità, dato che i fatti denunciati risalivano ad anni in cui la legge in vigore nello Stato pontificio impediva il processo in assenza di querela entro un anno dai fatti.Il 7 giugno si terrà l'undicesima udienza e il verdetto finale al momento non appare del tutto scontato. Di certo però riguarderà solo le persone che risulteranno eventualmente colpevoli di violenze o depistaggi. Come si può immaginare, gli ultimi nove anni non sono stati facili per i chierichetti del Papa. Don Magistrelli (sentito come testimone in quanto responsabile dell'Opera, anche se all'epoca dei fatti era parroco a Milano) si è trasferito a Roma e ha sostituito il vecchio rettore. Sono arrivati nuovi educatori ed è stato arruolato uno psicologo a supporto dei ragazzi, tra i quali c'è stato un naturale ricambio, aiutato anche dal fatto che le ammissioni degli studenti delle medie sono state soppresse. Ma le ombre non se ne sono andate e le famiglie hanno sofferto i continui pedinamenti dei giornalisti subiti dai loro figli, a volte anche nel tragitto mattutino tra il Vaticano e la scuola. Tornando ai segnali che potevano anticipare il congedo, in primo luogo non è passata inosservata tra le sacre mura la freddezza che Bergoglio ha mantenuto negli anni nei confronti della comunità. Una distanza fisica (se si esclude qualche breve saluto e un paio di selfie chiesti direttamente dai chierichetti dopo l'Angelus) difficilmente ignorabile, visto che Casa Santa Marta è letteralmente a due passi dal Preseminario San Pio X. Soprattutto nel momento in cui lo scandalo imperversava e alcuni ecclesiastici passavano di continuo per stare vicino ai ragazzi, scioccati per quello che apprendevano dai media.A gennaio 2018 la richiesta fatta arrivare ai responsabili direttamente dal Santo Padre di non portare i chierichetti in Cappella Sistina nel giorno della festa del battesimo di Gesù ha poi segnato un punto di non ritorno. Da quel giorno gli impegni si sono ridotti al minimo, anche se lo stesso Parolin ha voluto con sé i giovani, anche in occasione di celebrazioni importanti. Nel frattempo Palazzo San Carlo diventava sempre più ambito, chiacchierato e al centro di svariati progetti, prima della decisione finale di destinarlo al corpo di vigilanza dello Stato pontificio. Il colpo di grazia, preceduto dall'uscita di scena di due prelati che avevano a cuore l'istituto come Vittorio Lanzani (ridotto a canonico di San Giovanni in Laterano senza alcun incarico, dopo il commissariamento della Fabbrica di San Pietro) e Angelo Comastri (pensionato), è arrivato però con il divieto della Segreteria di Stato di celebrare messe «individuali» nella chiesa più importante della cristianità, che ha fatto infuriare il cardinale Robert Sarah e non solo. Difficile a quel punto immaginare qualcosa di più inutile di un chierichetto del Papa senza messe e senza un Pontefice da servire. Resta il dubbio che per colpa di alcune mele marce sia stato lasciato morire lentamente un albero che portava frutto. In caso contrario, l'abbattimento sembra arrivare con troppi anni di ritardo.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Ursula von der Leyen (Ansa)
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