2024-09-01
«Con dive e madrine in abiti griffati celebro le eccellenze made in Italy»
Chiara Sbarigia, presidente di cinecittà
Il presidente di Cinecittà: «In occasione del Festival del Cinema di Venezia, porto in mostra alcuni scatti di attrici di oggi che reinterpretano quelle del passato. Tutte vestite dalle grandi maison di casa nostra».Otto dive. Otto madrine. Otto attrici che rappresentano la bellezza del passato (si fa per dire) e altre otto che testimoniano l’oggi, la contemporaneità. È questo legame tra ciò che è stato il cinema italiano attraverso ritratti d’archivio e gli scatti d’attualità a creare il fil rouge che lega donne straordinarie che hanno tutte calcato i set cinematografici e, al contempo, sono state le testimonial del Festival del Cinema di Venezia. Non poteva che essere in questi giorni l’inaugurazione di questa singolare mostra che si snoda tra le foto di Uli Weber dal titolo «Dive & Madrine», un modo straordinario di celebrare la donna tra cinema e moda. Dal 28 agosto fino al 7 settembre, in concomitanza dell’ottantunesima edizione della kermesse veneziana, nella hall dell’Hotel Excelsior si potranno ammirare 24 immagini dove le protagoniste indossano abiti difficili da dimenticare firmati da importanti maison italiane: Giorgio Armani, Armani Privè, Fendi, Dolce & Gabbana, Ferragamo, Alberta Ferretti, Versace e N21 by Alessandro dell’Acqua. In una sorta di passaggio si legano così Silvana Mangano a Kasia Smutniak, Sophia Loren a Caterina Murino, Alida Valli a Sonia Bergamasco, Stefania Sandrelli a Rocio Morales, Claudia Cardinale a Serena Rossi, Virna Lisi a Vittoria Puccini, Mariangela Melato ad Anna Foglietta e Monica Vitti a Sveva Alviti. «Un cambio generazionale», spiega alla Verità Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà. «In questa mostra c’è tutto il made in Italy. Il cinema è la nostra settima arte e le contempla tutte, moda compresa». Un viaggio nella bellezza femminile. Da dove è partita l’idea? «Ho stupende foto di diversi archivi, in particolare dell’Archivio Luce che voglio sempre attualizzare per mostrare come ci sia un filo rosso che unisce il cinema di una volta con quello che è oggi, di quello degli anni Sessanta e Settanta che ancora adesso ha un grandissimo valore. Con Lucia Borgonzoni (sottosegretario alla Cultura, ndr) ci siamo dedicate per trovare un denominatore comune, e alla fine abbiamo deciso per le madrine che ormai hanno un ruolo divenuto istituzionale e organico al racconto della Mostra. Hanno tutte accettato di posare per Uli Weber e le foto sono davvero da ammirare». Dove sono state scattate le foto?«Tutte a Cinecittà sia sui set permanenti, e che sono anche riconoscibili, sia in studio. Alcune le abbiamo scattate in un allestimento di Dante Ferretti che si chiama Felliniana e che è in uno spazio di Cinecittà, e lì c’è una piccola ricostruzione del cinema Fulgor e di alcune scene de La città delle donne. Lì ha scattato la Foglietta e la Puccini. Serena Rossi sul set romano, Bergamasco nella Milano degli anni Venti, Rocio Morales ha scattato fuori dove abbiamo dei pezzi scenici giganteschi e di grande impatto». Prima mostra a Venezia?«No. L’anno scorso avevamo messo sempre foto d’archivio ma solo di Lollobrigida e Magnani. Invece quest’anno abbiamo ripreso il pallino di mettere la storia con l’attualità insieme. Per motivi di spazio abbiamo dovuto contenerci, ma sono comunque 24 immagini, otto d’archivio e 16 nuove. Anche lo scorso anno inaugurata all’Excelsior: di lì passa tutto il cinema italiano e internazionale. Quest’anno ancora di più». L’esposizione è itinerante o si ferma in Laguna?«Per ora la mostra è piccola per noi. Di solito parliamo di 100/150 scatti, però sicuramente la porteremo a Roma al nostro museo, al Miac e la faremo stare un po’ a Cinecittà. Abbiamo dovuto scartare molte foto anche inedite per questione di spazi. Ora abbiamo il compleanno di Sophia Loren, alla quale faremo un omaggio il 20 settembre e poi a novembre una mostra. E parte anche quella sull’autostrada del Sole alla Galleria nazionale d’arte moderna a novembre, un’epica della costruzione di questa spina dorsale del nostro Paese che mette in comunicazione il Nord e il Sud. I programmi sono tanti, metterli a terra è più complicato». Lei è presidente di Cinecittà, un ruolo sempre ricoperto da uomini. Che effetto le fa essere la prima donna?«È stata una carica inaspettata perché facevo il mio lavoro da ormai 26 anni come direttore generale dell’Associazione produttori audiovisivi e non pensavo a Cinecittà. Anche lì tutti maschi, fui la prima donna. Quello è stato un lavoro che è cresciuto insieme a me perché l’associazione è nata nel 1994 e siamo andati avanti e cresciuti insieme. Cinecittà è stata un’altra cosa: ci ho pensato un po’ perché sono super responsabile, mi sono chiesta se l’avessi saputo fare e poi ho accettato. C’erano stati solo presidenti e amministratori delegati maschi, i dirigenti tutti uomini, e ho trovato un archivio centenario dove c’erano solo fotografi maschi. Mi sono chiesta come mai, degli illuminati che mi hanno preceduto, nessuno si fosse accorto che stavano rappresentando un mondo a metà». Quindi?«Mi sono portata a casa un po’ di soggetti di artiste. Ho iniziato con Vanessa Beecroft, poi Silvia Camporesi altra fotografa eccezionale, e ho fatto delle commissioni invitandole e chiedendo loro di seguire dei progetti. Beecroft l’ho dovuta sedurre facendole vedere tutta Cinecittà, raccontandole storie meravigliose di Federico Fellini e del Teatro 5 e poi ha accettato di fare questa grande performance di cui resta la traccia live più grande della sua vita: 300 modelle, vestite tutte con abiti disegnati da lei, un tableau vivant sul corpo delle donne e con lo spirito di Fellini, come ha detto lei». L’Archivio Luce di Cinecittà ce lo immaginiamo straordinario...«È eccezionale, ci sono veri tesori. L’altra cosa che vorrei fare è riscattare l’immagine che aveva, con cose solo del Ventennio, mentre siamo memoria dell’Unesco e ne dobbiamo averne cura. Ci sono numerosissime foto che riguardano la vita quotidiana che è la biografia visiva degli italiani. Quest’anno, per il centenario dell’Archivio Luce, ho deciso di commissionare piccoli film, dei cortometraggi che vedremo al Festival di Roma. E si capisce quanto ci si possa divertire grazie all’Archivio».
Auto dei Carabinieri fuori dalla villetta della famiglia Poggi di Garlasco (Ansa)
Volodymyr Zelensky (Ansa)