2020-01-13
«Chi vuole il processo a Salvini dovrebbe farlo anche a Conte»
L'ex sottosegretario leghista all'Interno Nicola Molteni: «Sul caso Gregoretti ci fu totale condivisione Fu un'azione legittima e necessaria. Il rinvio del voto dopo le regionali? Atto da codardi».Nicola Molteni è ormai un autentico veterano della Lega. Deputato, è stato sottosegretario all'Interno durante la stagione al Viminale di Matteo Salvini. La Verità lo ha intervistato a tutto campo sullo scontro politico destinato a divampare nelle prossime settimane sui temi della sicurezza e dell'immigrazione, alla luce del tentativo giallorosso di mandare a processo il leader leghista. I grillini stanno volantinando appunti e documenti per evidenziare le differenze tra caso Diciotti e caso Gregoretti. Perché invece secondo voi le due vicende sono sovrapponibili? «Non sono solo sovrapponibili: sono gemelle, e credo che i 5 stelle non sappiano di che cosa parlano. Partiamo dal punto fondamentale: l'Italia ha avuto la fortuna di avere un ministro dell'Interno come Salvini, che ha fatto ciò che un ministro dell'Interno deve fare. E ha agito nell'esercizio delle sue funzioni: aveva il diritto e il dovere di farlo. Ricordo ai grillini, e non solo a loro, che il ministro è l'autorità nazionale di pubblica sicurezza e ha il coordinamento del controllo delle frontiere esterne». Voi evocate tre elementi: il primo è il ruolo del premier Giuseppe Conte nella vicenda. Lui però obietta di essere intervenuto solo nella fase 2, quella della redistribuzione dei migranti, e che su tutto il resto il dominus è stato Salvini.«Ma Conte non può far finta di non sapere che la fase 2 è strettamente collegata alla fase 1, cioè al salvataggio e alla gestione dei flussi migratori. Aggiungo: come può Salvini essere accusato di sequestro di 131 persone, se quelle persone sono state salvate proprio dal nostro Paese? Erano a bordo di un peschereccio e di un gommone che stavano affondando in acque maltesi. E siccome Malta non intervenne, provvide l'Italia. Come si può dire che stai sequestrando persone che hai appena salvato? Da giurista osservo che manca l'elemento soggettivo del reato».Il secondo elemento è un intervento in tv dell'allora (e tuttora) ministro Alfonso Bonafede. Il terzo è una nota del ministero delle Infrastrutture, allora gestito da Danilo Toninelli. In entrambi i casi si accreditava un coordinamento con il Viminale.«Quelle affermazioni devono essersele scordate. Ma siccome la decisione deve essere giuridica e non politica, sarà bene che in particolare il Guardasigilli se le ricordi».Mi domando una cosa semplice ma - mi pare - politicamente e istituzionalmente dirimente. Perché non invocate l'articolo 95 della Costituzione, quello che afferma che il presidente del Consiglio dirige la politica generale del governo e ne è responsabile? Sta lì la chiave politica: come fa Conte a dire che lui non sapeva?«Ma certo. Peraltro, nella sua conferenza di fine anno, Conte ha detto di non ricordare e di dover guardare i suoi appunti. Farà bene a riguardarseli… Sa che le dico? Se vogliono processare Salvini, dovrebbe essere processato con lui anche Conte. Tra l'altro, nel caso Diciotti, Conte e Toninelli si autodenunciarono a loro volta».Come giudica il tentativo di rinviare il voto in Giunta su Salvini a dopo le elezioni in Emilia Romagna?«Come un atto di codardia. Hanno paura della reazione degli italiani. Tra l'altro, questo è il quinto mese di fila in cui gli sbarchi stanno aumentando».Quindi ammettono che il pollice verso contro Salvini è una mossa impopolare.«Mandare a processo Salvini per aver agito come garante della sovranità sarebbe come mandare a processo milioni di italiani. E se pensano di usare la gogna giudiziaria, saranno loro - politicamente - a risponderne al popolo».Che giudizio dà del discorso garantista tenuto da Matteo Renzi un mese fa in Senato? Come potrebbe smentirlo adesso votando per il processo a Salvini? «Non ci può essere garantismo a corrente alternata. Io credo profondamente nell'autonomia e nell'indipendenza della magistratura, ma allo stesso tempo credo nell'autonomia e nell'indipendenza della politica. Renzi disse che la magistratura non doveva entrare a gamba tesa in valutazioni politiche, e adesso che fa? Però mi faccia sottolineare un punto: sia in Giunta sia poi in aula andrà fatta una valutazione non politica ma giuridica. Il punto è stabilire se Salvini abbia agito nell'interesse generale, come ministro dell'Interno, e non mi pare possano esserci dubbi al riguardo».Non trova politicamente pericolosa - anche in prospettiva - l'idea di «criminalizzare» una certa linea politica su sicurezza e immigrazione? In fondo, in tutto il mondo si confrontano legittimamente una linea più restrittiva e una più aperta. Se la prima viene bollata come criminale, è come se si precludesse agli elettori un certo tipo di voto.«Ma certo, è una profonda contraddizione per chi si definisce democratico. La politica di Salvini è stata legittima, e aggiungo necessaria. E dico anche che non solo gli elettori italiani ma anche molte cancellerie estere erano contente che, con Salvini, il numero degli ingressi in Italia, e quindi in Europa, si fosse drasticamente ridotto». I decreti sicurezza. Perché secondo lei la sinistra non ha il coraggio di abrogarli? Dicono di essere contrari, e allora agiscano di conseguenza, no?«Perché sono ipocriti. Per ora cercano di smantellare una linea politica non cambiando le leggi ma i comportamenti. Tenga presente che i grillini, su questo, hanno rincorso la Lega per 14 mesi. E poi c'è una chiara divisione sul tema tra loro e il Pd».Il ministro Luciana Lamorgese ha fatto intendere che potrebbe varare un decreto correttivo.«Sappiano che, dopo il varo di un decreto, c'è il dibattito parlamentare per la conversione. Noi faremo le barricate. Perché diventerebbe il cavallo di Troia per infilarci lo ius soli e per abrogare la Bossi-Fini, e quindi cancellare il concetto di immigrazione clandestina».Nel caso, voi sareste pronti a un referendum abrogativo di questo provvedimento?«Assolutamente sì. Se pensano di fare un dispetto a Salvini, troveranno gli italiani sulla loro strada. Un altro punto su cui siamo pronti alla battaglia è se dovessero reintrodurre il concetto di “tenuità" in caso di oltraggio nei confronti dei poliziotti, come quando un criminale sputa contro una divisa».I giallorossi evocano (i critici dicono: si nascondono dietro) i rilievi del capo dello Stato, che comunque - è bene ricordarlo - firmò il decreto. Il primo rilievo del Quirinale aveva a che fare con l'entità delle multe verso le navi Ong. Ma la quantificazione di una multa mi pare un tema rimesso all'apprezzamento del legislatore, non mi sembra materia teologica…«Tra l'altro il Consiglio dei ministri aveva previsto multe da 10.000 a 50.000 euro, mentre fu il Parlamento, democraticamente, ad alzarle fino a un massimo di 1 milione di euro. Aggiungo che nella Spagna socialista, si arriva a 900.000 euro, quindi siamo in linea».L'altro rilievo del Colle ha a che fare con il dovere morale di salvare vite umane. Ma anche questo è un punto generale rispetto al quale nessuno può essere contrario. «Ma infatti il decreto non impedisce affatto il salvataggio delle vite, ci mancherebbe altro. Né colpisce chi lo fa. Altro conto è se le Ong pensano di portare tutti in Italia. C'è anche un ulteriore rilievo che riguarda la reiterazione della confisca, atto peraltro deciso dal prefetto, nemmeno dall'autorità giudiziaria. È un punto politico e normativo che difendo».Perché non si dice che tutto l'apparato di accordi internazionali sul diritto del mare è stato pensato in rapporto ai naufraghi, e non certo all'azione organizzata degli scafisti? Quelle convenzioni non sono certo state scritte immaginando che, trent'anni dopo, vi sarebbe stato un network criminale di trafficanti di esseri umani. Mi sbaglio? «È il grande equivoco su cui giocano tutti gli immigrazionisti. Un conto è il naufrago, altro conto sono gli scafisti, i trafficanti e i mercenari del mare».Ritiene che sia il momento di una vostra proposta in positivo sull'immigrazione «buona»? Cioè una proposta sulla quota di migranti da accogliere, in numero fisso e limitato, e in collegamento con le esigenze del mercato del lavoro, sul modello australiano o canadese o sullo schema appena proposto da Boris Johnson nel Regno Unito? Come dire: no all'immigrazione illimitata e incontrollata, sì a quella limitata, regolamentata, e collegata al circuito del lavoro regolare. Con un'iniziativa del genere, spiazzereste molti dei vostri critici.«Questa è una sfida seria. Un Paese serio sceglie gli immigrati di cui ha bisogno: il punto è proprio la selezione, collegata alle esigenze lavorative. Nel 2015 la cancelliera Angela Merkel scelse i siriani. Come Lega possiamo pensarci, siamo strutturati per farlo. Però ci sono tre questioni. Primo: noi dovevamo porre rimedio all'irresponsabilità della sinistra che aveva creato dal 2012 al 2017 un'invasione incontrollata senza integrare nessuno. Gli invisibili e i fantasmi li ha creati la sinistra. Secondo: abbiamo 3 milioni di disoccupati italiani. Terzo: dobbiamo anche considerare gli immigrati che sono già in territorio italiano. A tutto il resto si può pensare in un'eventuale situazione futura di crescita economica».
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