2019-12-31
Chi si mette a dare lezioni contro il linguaggio d’odio ha la faccia come il «Cuore»
Michele Serra (Gettyimages)
Oggi esce il film di Checco Zalone, che lamenta: «Ormai non si può più ridere». E ha ragione: gli stessi che facevano satira micidiale sono diventati moralisti al servizio del potere.Il 2019 è stato decisamente l'anno dell'odio. Meglio: dell'odio percepito, per usare una categoria gradita ai progressisti più illuminati. Abbiamo assistito a discorsi strappalacrime, a sfilate indignate, a editoriali fiammeggianti, tutti con un solo obiettivo: fermare questo famigerato odio alimentato dai sovranisti e dai populisti. Il movimento delle sardine vuol farci credere di essere nato proprio per questo: fermare l'odio e la volgarità che infestano lo spazio politico. I «discorsi di odio» sono diventati una ossessione senza confini. Basta una battuta sbagliata, una frase appena fuori posto ed ecco che ci si ritrova con la scritta scarlatta sulla giubba. La psicosi è talmente degenerata che persino il trailer del nuovo film di Checco Zalone (da domani nei cinema) è stato trattato come un pericoloso filmato di propaganda razzista poiché fa satira sugli immigrati. Ha detto bene Zalone in un'intervista al Corriere della Sera: «Purtroppo non si può dire più nulla. Se riproponessi certe imitazioni di 10 anni fa mi arresterebbero. Oggi non potrei scherzare, come facevo, che so, su Tiziano Ferro e sugli uominisessuali». Poi ha aggiunto: «L'unica cosa atroce, qui, è la psicosi del politicamente corretto. C'è sempre qualche comunità, o qualche gruppo di interesse, che si offende».Niente di più vero. Se sfiori le donne sei sessista; se scrivi di gay sei omofobo; se ti occupi di immigrati sei razzista; se parli di musulmani diventi - ovviamente - islamofobo. La polizia del pensiero progressista vede odio ovunque, le minoranze e i vari gruppi di interesse sono sempre lesti a denunciare l'hater di turno. Vale la pena, allora, di cimentarsi in un esercizio molto istruttivo. È utile, cioè, verificare se Checco Zalone abbia detto il vero: sul serio la satira era molto più libera in passato? Quanto alle «campagne di odio», realmente sono un'esclusiva dei sovranisti come sostengono le sardine? Per scoprirlo basta prendere in mano un volume uscito ormai parecchi anni fa, per la precisione il 18 gennaio del 1997. Trattasi di un librone che raccoglie le 396 prime pagine del settimanale satirico Cuore fondato e diretto per un lungo periodo da Michele Serra, che oggi è fra i più accesi sostenitori delle sardine e della loro battaglia a favore della pulizia verbale.Cuore nacque come inserto dell'Unità, poi divenne autonomo, un «settimanale di resistenza umana» sempre saldamente collocato a sinistra. Ebbe una vita non lunghissima: dal 1989 al 1996. Furono anni intensi, però, in cui i satirici non si fecero mancare nulla. Se la presero con chiunque, non trascurarono alcuna minoranza. Non si preoccuparono dei toni troppo accesi, imbastirono campagne lunghe e feroci. Tutte cose che oggi, in effetti, sarebbero improponibili. Facciamo qualche esempio, giusto per capirci. Prendiamo l'articolo (corredato da foto) intitolato: «Sharon Stone sempre più sexy: “Lo ammetto, mi piace la fava"». Ve la immaginate una battuta del genere in programma comico dei nostri giorni? Michela Murgia andrebbe su tutte le furie, schiere di vestali griderebbero al sessismo. Identica reazione susciterebbe probabilmente la prima pagina (data 15 giugno 1996) con il titolone: «Si gonfia il caso Parietti», condito da un fotomontaggio in cui la celebre Alba esibisce due mastodontici seni. Ecco il sottotitolo: «L'Italia col fiato sospeso di interroga sul futuro di Alba: tornerà dalla mamma a Silicon Valley?». A fianco, tanto per chiarire, appare pure un disegno dell'omino Michelin. Attacchi analoghi vennero rivolti anche a Valeria Marini (accusata di essere «rifatta»). Ma decisamente peggiore fu il trattamento riservato a illustri esponenti politiche della destra e della Dc. Con Rosa Russo Jervolino Cuore fu particolarmente cattivo. Sulla prima del 17 maggio 1993 venne apostrofata così: «Squilibrata tiene scuola in ostaggio. 7 milioni di studenti nelle mani della Jervolino». Potete figurarvi un titolo del genere dedicato, che so, a Maria Elena Boschi? Nello stesso anno, il primo febbraio, un'altra carezza: «Jervolino, giù le mani dai nostri cazzi» (oggetto del contendere era un discusso opuscolo anti Aids realizzato da Lupo Alberto). Non andò meglio a Irene Pivetti, che nel 1994, da presidente della Camera, fu salutata con il dolce titolo «Cleropositiva» e definita «Irene la sanguinaria». E pensare che oggi su Laura Boldrini «più insultata d'Italia» escono persino dei libri... Con molto più garbo fu trattata Nilde Iotti, definita «l'uomo giusto» e paragonata a «Nonna Abelarda». Di questi tempi, per molto meno, si finisce nelle grane. Tanto per restare in tema Zalone, riguardo agli immigrati (allora chiamati «extracomunitari») Cuore offre ampia rassegna. Ecco qui, 2 novembre 1992: «Un negro vince la marcia su Roma». Nel febbraio 1991 fu la volta del fenomenale: «L'Occidente angosciato: troppe vittime tra gli arabi. Chi ci laverà il parabrezza?». E pensare che, 28 anni dopo, Checco viene accusato di razzismo per una canzoncina sugli immigrati che chiedono soldi fuori dal supermercato. Cuore se la prendeva con l'islam («Par condicio: risorge anche Maometto», e tanti saluti a Charlie Hebdo); scherzava sul colore della pelle di Michael Jackson; utilizzava spesso e volentieri la parola «negro».Su Francesco Cossiga, trattato a più riprese come un malato di mente, infierì senza pietà. A fare le stesse cose con Napolitano o Mattarella ci sarebbe il vilipendio assicurato. E non parliamo dei politici. L'appellativo più gentile utilizzato con Bettino Craxi fu «budellone», su una copertina fu definito «maiale impazzito». Se si riservasse lo stesso trattamento a Matteo Renzi (o a Nicola Zingaretti) vedremmo scorrere fiumi di lacrime e di inchiostro indignato, sentiremmo paternali a non finire sull'odio. Vero: pure vent'anni fa c'era chi si scandalizzava per la volgarità. E Cuore rispondeva con uno sberleffo al «dibattito sulla volgarità in tv», titolando: «Il cazzo: finalmente un colpevole». Bisognerebbe inviare quella prima pagina ai candidi capi delle sardine che «pretendono» più eleganza nel dibattito pubblico.Quella di Cuore era satira vera, provoca e funziona anche a decenni di distanza. Era libera, priva del giogo sfinente del politicamente corretto. Ma era anche polemica politica seria, e violenta, violentissima. A farla erano gli stessi che oggi tifano sardine e si indignano per la volgarità diffusa, signora mia. Fini intellettuali per cui è ancora attualissimo uno dei più celebri titoli di Cuore: «Hanno la faccia come il culo».