2022-09-08
Andrea Gozzi: «Chi lava le lenzuola e i camici degli ospedali rischia di fermarsi»
Il vicepresidente di Assosistema: «Le bollette schizzano ma i contratti con il pubblico restano intoccabili. Ora il razionamento sarebbe letale».Nella tempesta perfetta che si è abbattuta sulle imprese da marzo 2020 con la pandemia, il settore dei servizi integrati di noleggio, lavaggio e sterilizzazione di materiali tessili e dispositivi medici non si è mai fermato. Adesso, però, con le bollette di gas e luce schizzate alle stelle molte aziende rischiano di fallire mettendo in ginocchio il servizio sanitario nazionale che resterebbe senza questi servizi. A lanciare l’allarme è Andrea Gozzi, vicepresidente di Assosistema, l’associazione di categoria, nonché direttore generale di Servizi Italia, società quotata al segmento Euronext Star che copre il 17% degli 1,5 miliardi fatturati complessivamente dal comparto, rappresentato da 1.000 aziende e 30.000 addetti. «C’è un profondo squilibrio dovuto ad alcune tipicità del mercato delle lavanderie industriali che dipende quasi totalmente dai contratti in essere con strutture sanitarie pubbliche, aggiudicati in momenti in cui i costi energetici erano decisamente più bassi, e per i quali non è prevista alcuna indicizzazione relativa alle commodities», spiega Gozzi. Citando come esempio il caso delle Molinette di Torino: lavare lenzuola e i camici medici di questo ospedale costa in bolletta il 1.055% in più rispetto a due anni fa, ma per questo servizio quotidiano la Società di committenza del Piemonte riconosce una revisione delle tariffe del 3,8%, ovvero l’inflazione depurata dall’energia. Ebbene, Scr, la società pubblica che gestisce tutti gli appalti regionali, ha inviato due lettere per scongiurare un blocco dell’ospedale paventato dal grido d’allarme della Lavanderia industriale torinese, la Lit, in crisi per via dei prezzi del gas che hanno fatto lievitare le bollette da 20.000 a 270.000 euro al mese. Il contratto in essere tra Lit e Molinette vale 2,4 milioni l’anno. Ma oggi il costo della bolletta supera, e non di poco, quella cifra. Questo scollamento tra l’andamento reale del mercato e i contratti in essere impatta sui vostri margini operativi?«Assolutamente. Se nel 2019 il conto economico medio delle lavanderie industriali del settore sanitario prevedeva un’incidenza dei costi di gas ed energia del 4%, nel 2022 l’incidenza dei costi energetici è schizzata al 25%, pari a sei volte l’anno precedente. Ciò ha determinato che il margine operativo lordo è sceso dal 25% al 4% e il risultato netto del settore a -14%. Se, nel dettaglio, consideriamo i costi in bolletta, a parità di consumo di gas, a giugno 2022 l’aumento è stato del 600%, rispetto allo stesso periodo del 2021».Perché non potete rinegoziare i contratti o adeguare le tariffe di un servizio?«Con la delibera numero 369 di fine luglio, l’Anac ha deciso di rivedere nuovamente nel mese di luglio i prezzi di riferimento in ambito sanitario dei servizi di lavanolo (lavaggio e noleggio di biancheria). Questo a causa dell’andamento dei costi delle materie prime che si è verificato negli ultimi mesi. Rispetto ai dati di febbraio 2022, il prezzo di riferimento del servizio di lavanolo è stato così rivalutato dell’11,83%. Il problema è che questi prezzi andranno ad applicarsi ai contratti discendenti dalle nuove gare che verranno bandite successivamente alla pubblicazione della delibera, oltre che ai contratti già in corso ove siano previste clausole di revisione. Quindi vanno rinegoziati i contratti ma in assenza di un obbligo non c’è nessuno che lo fa».Siete bloccati tra l’incudine e il martello…«Siamo l’unico settore in queste condizioni: non possiamo rinegoziare i contratti pubblici con una rivalutazione dei prezzi, non possiamo mettere in cassa integrazione i dipendenti perché svolgiamo un servizio essenziale per la pubblica utilità e creeremmo uno squilibrio che potrebbe portare a una riduzione dei servizi verso il sistema sanitario di circa il 50%. Il rischio è quello di non riuscire a garantire materiali tessili, lenzuola, camici, per non parlare degli strumentari chirurgici per gli interventi, forniti dalle aziende come Servizi Italia. Dopo aver dovuto chiedere in pandemia di essere inseriti tra i codici Ateco dei servizi pubblici essenziali, ora ci prepariamo a una nuova battaglia per non essere assoggettati al razionamento. Non siamo neppure considerati tra i settori energivori, eppure mediamente, uno stabilimento comprende impianti come generatori di vapore, lavacontinue, lavacentrifughe, essiccatoi che necessitano di notevoli quantità di gas naturale e energia elettrica». Per dare un ordine di grandezza?«Il gruppo Servizi Italia nel corso del 2021 ha consumato solo in Italia circa 18,9 GWh di energia elettrica e 14,7 milioni di standard metri cubi di gas metano. E con i prezzi attuali la bolletta del gas è decuplicata rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il tutto mentre ci vengono chiesti dai distributori grossi anticipi o fideiussioni a garanzia del pagamento delle bollette future». Vi siete confrontati con i rappresentanti del governo?«Abbiamo avuto contatti anche con il ministero della Sanità che conosce il problema. Ma al momento mi sembra un tema che dipende dal governo nel suo complesso e che potrebbe essere influenzato dalla volontà di non procedere con scostamenti di bilancio». In sostanza vi dovete arrangiare. «Ma a queste condizioni è impossibile. Occorre immediatamente individuare un provvedimento a livello governativo che riconosca un adeguamento temporaneo dei prezzi imponendo l’adozione della delibera Anac e che garantisca un contributo straordinario per la spesa energetica in eccesso rispetto alla situazione pre conflitto in Ucraina. Altrimenti l’unico strumento per difenderci sarà fallire».